Lo scorso 10 settembre, l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha presentato al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka, in Giappone, il progetto di didattica e divulgazione astronomica Galileo’s Legacy, durante la National Week. Promossa dalla Direzione scientifica dell’INAF, e in particolare dalle Unità scientifiche centrali di “Valorizzazione della Conoscenza” e di “Internazionalizzazione e Bandi Competitivi”, Galileo’s Legacy è un’iniziativa congiunta con il Museo Galileo di Firenze e Vis – Virtual immersions in science, con l’obiettivo di valorizzare la figura e l’eredità di Galileo Galilei, padre dell’astronomia moderna e del metodo scientifico, attraverso il linguaggio universale della scienza.
Dato il contesto internazionale dell’iniziativa, era previsto un forte coinvolgimento dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU), attraverso l’Italian Office of Astronomy for Education (I-OAE) e l’Office of Astronomy Outreach (OAO) con sede a Tokyo. Entrambi gli uffici hanno avuto un ruolo attivo e fondamentale nell’organizzazione e nell’ottima riuscita dell’evento.

La giornata si è articolata in tre momenti principali: un laboratorio didattico, la visione di un video immersivo – prodotto da Vis in collaborazione con il Museo Galileo – e una tavola rotonda internazionale per esplorare come l’educazione scientifica, in particolare l’astrofisica, possa contribuire alla formazione di una cittadinanza attiva e consapevole.
L’iniziativa rivolta alle giovani generazioni ha trovato, dal punto di vista didattico, il suo momento più significativo nel laboratorio Beyond Galileo: tracking the sunspots, progettato per coinvolgere studentesse e studenti in un’esperienza educativa attiva e stimolante. Vi hanno partecipato due classi di liceali giapponesi, per un totale di 60 ragazzi e ragazze, guidati in un percorso critico e sperimentale alla scoperta delle osservazioni solari di Galileo, reinterpretate con l’ausilio di strumenti moderni. A completamento del laboratorio, gli studenti hanno vissuto, a consolidamento di quanto appena fatto, l’esperienza immersiva grazie al video in realtà virtuale Galileo VR – The Life, the Discoveries, the Trial, un racconto a 360 gradi della durata di 10 minuti che ripercorre i momenti chiave della vita del celebre scienziato, dalle sue rivoluzionarie scoperte fino al processo del 1633.
Il metodo scientifico in classe
Il laboratorio trae ispirazione dall’attività Il Sole sta ruotando? Segui le macchie solari!, pubblicata su astroEDU, un efficace esempio di enquiry-based learning (EBL), l’approccio pedagogico che promuove l’apprendimento attraverso l’indagine attiva, la formulazione di ipotesi e il pensiero critico.
L’attività è iniziata con una presentazione introduttiva dedicata alla figura di Galileo Galilei, evidenziando il valore rivoluzionario del suo metodo osservativo e sperimentale. Sono state illustrate le sue osservazioni di Luna, Venere, Giove e Via Lattea, sottolineando il cambiamento epocale rappresentato dal suo approccio, basato sull’evidenza empirica, rispetto alla tradizione precedente fondata sull’autorità e sul dogma.
Successivamente, a ciascuna coppia di studenti sono state distribuite copie dei disegni originali delle macchie solari realizzati da Galileo, stimolando i ragazzi a porsi domande e ipotesi sulla loro natura. Alcuni hanno ipotizzato si trattasse di meteoriti in transito davanti al Sole, altri di buchi neri. Le ipotesi sono state poi messe alla prova attraverso l’analisi di una sequenza di immagini del Sole acquisite dal Solar Dynamics Observatory (SDO) tra il 25 novembre e il 20 dicembre 2014.
Un incontro tra culture
Per superare le barriere linguistiche e ottimizzare i tempi, nel secondo turno di laboratorio si è deciso di affidare la conduzione direttamente in lingua giapponese al professor Akihiko Tomita. Questa scelta non solo ha permesso un evidente guadagno di tempo, ma ha anche favorito una maggiore e più spontanea interazione da parte degli studenti.
Il professor Tomita, astronomo e docente presso l’Università di Wakayama, in Giappone, dove conduce ricerche sulla didattica delle scienze, ha offerto un contributo fondamentale all’intero progetto. In qualità di National Astronomy Education Coordinator (NEAC) per il Giappone all’interno dell’OAE, ha avuto un ruolo centrale nell’organizzazione delle attività: ha individuato e invitato direttamente le classi partecipanti, ha tradotto i materiali necessari in giapponese e ha condotto le attività in aula con grande efficacia. Inoltre, Tomita ha proposto al team italiano di partecipare a una sua proposta di ricerca volta ad affrontare la mancanza di fiducia che molti docenti delle scuole giapponesi manifestano nell’insegnamento delle materie scientifiche, con un focus sull’astronomia. In questo contesto, ha esteso un invito ai presenti per avviare una collaborazione con l’obiettivo di sviluppare materiali didattici interdisciplinari e interculturali.

L’evento ha riscosso un grande successo, sia per la qualità dei contenuti proposti sia per l’impatto formativo sui partecipanti. L’interesse e il coinvolgimento degli studenti giapponesi sono stati altissimi, superando le iniziali aspettative legate alle differenze culturali. Infatti, gli stili comunicativi italiano e giapponese differiscono significativamente: in Giappone prevalgono le formalità, il rispetto della gerarchia e l’attenzione ai turni di parola e questo permette da una parte maggiore attenzione degli studenti e dei docenti ma anche, come dicevamo, più pudore nell’interagire, mentre in Italia l’interazione tende a essere più spontanea e diretta, pur se spesso molto caotica. Questo ha generato inizialmente timidezza nei ragazzi quando era necessario prendere parola apertamente, ma l’ambiente collaborativo e il format del laboratorio hanno rapidamente incoraggiato una partecipazione più attiva.
Un altro elemento rilevante è stato il confronto linguistico: la maggior parte degli studenti parlava poco o per nulla inglese, rendendo necessaria la presenza di un traduttore. Questo ha inevitabilmente prolungato i tempi e richiesto di ridurre la durata dell’interazione.
Durante l’incontro è emersa anche una chiara differenza nei modelli educativi delle due culture. In Giappone, l’insegnamento ha un’impostazione prevalentemente frontale, in cui il docente espone l’argomento in modo preciso e strutturato, lasciando agli studenti il compito di ascoltare, memorizzare e applicare quanto appreso. Lo stile italiano invece tende a svilupparsi come un racconto guidato, in cui il docente accompagna gli studenti attraverso una serie di passaggi logici, ponendo domande, stimolando riflessioni e incoraggiando il confronto. Queste diversità hanno stimolato la curiosità reciproca e favorito la costruzione di un clima di collaborazione e apprendimento autentico.
Per superare le barriere linguistiche e ottimizzare i tempi, nel secondo turno di laboratorio si è deciso di affidare la conduzione direttamente al professor Tomita in lingua giapponese. Questa scelta non solo ha permesso un evidente guadagno di tempo, ma ha anche favorito una maggiore e più spontanea interazione da parte degli studenti.
Nel complesso, l’esperienza ha avuto un impatto significativo: ha stimolato il pensiero critico, promosso lo sviluppo di competenze trasversali come il lavoro di gruppo e la comunicazione interculturale, e rafforzato l’identità scientifica storica italiana. Becoming Galileo ha dimostrato come la scienza possa diventare un linguaggio universale, capace di unire giovani di culture diverse attorno a valori comuni come la curiosità, la conoscenza e la cooperazione.
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