Play to learn | Learn to play Innovazione

Imparare giocando

Dal 20 al 22 maggio si svolge a Modena PLAY, il festival del gioco. Anche quest’anno la partecipazione INAF è innovativa, divertente e di grande ispirazione (vedi i dettagli). Vi riproponiamo per la rubrica PLAY to Learn – learn to play l’articolo di Sara Ricciardi pubblicato su Robinson)

play_to_learn-play_modenaNella società  contemporanea, i processi scientifici e tecnologici sono un traino fondamentale; conoscere e partecipare a questi processi – anche col fine di orientarli – è certamente una questione di democrazia. Attraverso processi di comunicazione, divulgazione ed educazione, dobbiamo lavorare per creare le basi di una vera cittadinanza scientifica e per far questo a mio avviso uno degli elementi cardine è rendere comprensibile il processo che guida la costruzione di nuova conoscenza. Nella knowledge society o forse già  nella creative society ci domandiamo come possiamo aiutare i bambini di oggi a prepararsi alla vita in una società  in cui la creatività  e l’innovazione sono più importanti che mai e ci preoccupiamo anche che gli adulti non perdano la naturalezza che i bambini hanno nell’imparare appunto giocando.
Da anni mi occupo del gioco come pratica educativa: il gioco è uno strumento potente per raccontare il mondo della scienza e far sperimentare ai ragazzi come quella dei ricercatori sia una comunità  di apprendimento che, pezzo dopo pezzo, con passi falsi e splendide conferme, riesce a costruire nuova conoscenza per tutti.
Le pratiche costruzioniste e in particolare il tinkering per me come scienziata hanno un enorme valore, non solo perchè attraverso questo “gioco serio” si sviluppano tutta una serie di conoscenze e competenze fondamentali per vivere pienamente nei nostri tempi ma anche perchè questo tipo di attività  riesce a far sperimentare le dinamiche della ricerca scientifica. Nel tinkering infatti i ragazzi sono sollecitati ad accettare una sfida, a mettersi alla prova in modo creativo mentre realizzano un oggetto fisico, un artefatto. I ragazzi sperimentano cosa significa lavorare e mettersi in gioco; come nella comunità  scientifica le soluzioni di un gruppo possono essere copiate e raffinate da un altro e quanto più la sfida è complessa tanto più all’inizio si procede per tentativi. Alla fine dell’attività  un sapere comune emerge dalla comunità  di ricerca/apprendimento. In astrofisica funziona proprio così: che cosa sono le bianchissime parabole di ALMA o i telescopi spaziali se non giganteschi e meravigliosi artefatti che ci consentono di comprendere meglio l’Universo? La nostra ricerca è mossa da grandi domande e dalla voglia di trovare le risposte, ma anche dalla comunità  stessa e dalle sue relazioni. Chiaro che una scienza così viva non si può studiare solo sul libro! E soprattutto all’inizio è necessario appassionarsi a questo gioco.
Le persone che costruiscono Play il festival del gioco, mi hanno immediatamente colpito per l’enorme passione e l’estrema competenza, ma soprattutto per la profondità  e il rispetto con cui il gioco viene trattato. Siamo convinti che il gioco e un ambiente giocoso siano un mezzo importante per arrivare ad un apprendimento profondo, autentico e personale. Crediamo però con la stessa forza che il gioco sia di per sè un motore di apprendimento naturale e incredibile e che mettersi in gioco ci permetta di osare e di concederci il lusso di sbagliare, ricominciare e magari sbagliare ancora. Queste sono qualità  fondamentali non solo per i futuri ricercatori, ma per tutti i cittadini di domani.
Il gioco ci consente inoltre di approfondire aspetti legati all’inclusione e di facilitare la costruzione di identità  che non siano stereotipate, progettando workshop e giochi non esclusivamente legati all’astrofisica, ma che possano ospitare elementi connessi ad altri ambiti, con l’obiettivo della costruzione di un sapere che vada oltre le discipline e saldamente ancorato a domande contemporanee.
Avvicinarsi all’astrofisica ci consente anche di sviluppare una cittadinanza planetaria; osservare dalla Luna o da un satellite la nostra tenue atmosfera ci fa sentire tutti nella stessa nave in mezzo all’Universo. Nonostante si occupi di mondi lontani nello spazio e nel tempo, l’astrofisica è vicina! Non solo per le ricadute nella nostra vita delle tecnologie spaziali, ma per il modo di conoscere e scoprire proprio di questa scienza: l’esplorazione e la sperimentazione. Il profondo desiderio umano di conoscere, comprendere e aprire nuovi mondi e nuove prospettive, direi un gioco esplorativo con idee che si fanno pratica, si testano, si modificano.

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Scritto da

Sara Ricciardi Sara Ricciardi

Ricercatrice presso l'Osservatorio di Astrofisica e di Scienza dello Spazio di Bologna. Nel campo della didattica e della divulgazione, si occupa di attività  di pratiche costruzioniste ed in particolare di tinkering a scuola.

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