Torna l’appuntamento con la giornata dedicata alla Terra. Promossa dall’ONU, il 22 aprile si celebra l’Earth Day, una manifestazione internazionale che vede coinvolte milioni di persone in tutto il mondo per celebrare la nostra casa e riflettere su come dobbiamo agire per preservarla a favore delle nuove generazioni. In Italia la manifestazione è organizzata da Earth Day Italia.
Nell’era pre-Covid il cuore pulsante degli eventi era rappresentato dal Villaggio per la Terra, una serie di stand, laboratori, incontri, che nel cuore di Villa Borghese era divenuto un’imperdibile appuntamento per scuole e famiglie.
Quest’anno gli stessi protagonisti animeranno una maratona mediatica di 15 ore che il 22 aprile verrà trasmessa in diretta da Rai Play e che verrà messa in scena nella suggestiva cornice della Nuvola dell’Eur.
Il tema di quest’anno è l’acqua, declinata nei vari aspetti in cui viene studiata, sfruttata, distribuita e preservata nel nostro pianeta. Ma di acqua, gli astronomi, ne stanno trovando sempre di più nello spazio e quindi l’INAF, istituto che da molti anni partecipa all’Earth Day, sarà un protagonista attraverso i suoi ricercatori e i sui strumenti. In particolare interverranno alcuni ricercatori per mostrare al grande pubblico il più potente telescopio attualmente operativo a terra: il Large Binocular Telescope.
Il frutto di una collaborazione internazionale tra Italia, USA e Germania, il più avanzato strumento al mondo nel campo dell’ottica adattiva, di quella tecnica che consente di ridurre le perturbazioni che l’atmosfera induce sulla luce proveniente dai corpi celesti. Lo strumento che ha contribuito alle più recenti scoperte in campo astronomico, specialmente nel campo della ricerca di esopianeti, di quei mondi che orbitano intorno ad altre stelle distanti decine e centinaia di anni luce dal nostro Sole.
LBT li osserva per carpire i segreti delle atmosfere di quei mondi lontani e lo farà in maniera ancor più efficiente quando a breve verrà installato lo strumento Shark, in grado di rilevare tutti quei pianeti orbitanti intorno alle stelle che fino a ora non si potevano individuare con gli strumenti attualmente operativi. Uno degli scopi di Shark è cercare l’acqua nelle atmosfere dei pianeti extrasolari per capire se anche lì ci possano essere le condizioni per la vita così come noi la conosciamo sul nostro pianeta.
Ma il messaggio è: non abbiamo un piano B.
Questi mondi sono impossibili da raggiungere con la nostra tecnologia.
Quindi anche gli astronomi che vanno alla ricerca di nuovi mondi concordano sul conservare al meglio la nostra Terra, perchè un’altra casa, un piano B, non lo abbiamo.
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