Aggiornato il 28 Novembre 2024
Circa quattro miliardi di anni fa la vita ha avuto inizio con la prima cellula, che, sfruttando le risorse messe a disposizione dal pianeta, ha sviluppato la capacità di organizzarsi e di riprodursi. Col tempo l’aggregarsi delle cellule ha costituito i primi organismi, che hanno potuto evolversi grazie alle condizioni favorevoli, dai quali poi siamo venuti fuori noi, l’ultimo anello della catena dell’evoluzione.
Abbiamo bisogno di un po’ di risorse per mantenerci in vita: acqua (liquida!), ossigeno, temperature adatte… Insomma, necessitiamo di un bel po’ di coccole. Questo entra in contrasto con la nostra indole, che ci spinge a curiosare altrove e a cercare altri pianeti su cui eventualmente poter vivere o che già ospitano una qualche forma di vita. Ed effettivamente qualche pianeta l’abbiamo trovato! Circa 3900, più o meno. Col tempo le tecniche utilizzate per rilevarli sono diventate sempre più efficaci: di solito andiamo a cercare vicino alle stelle, perchè, come il nostro sistema Solare si è sviluppato attorno al Sole, è più probabile trovare altri pianeti esaminando lo spazio vicino alle stelle, e, una volta individuati, possiamo determinarne le dimensioni, il periodo di rivoluzione e la distanza dalla stella.
Ora siamo in cerca di esopianeti collocati in una zona abitabile, cioè situati in una zona alla giusta distanza dalla stella, tale da permettere la presenza di acqua liquida, e dobbiamo quindi tenere in considerazione parametri come la temperatura, la massa, e l’atmosfera. Con l’analisi di quest’ultima, ad esempio, si può determinare la presenza di gas che siano correlati alla vita per come la conosciamo noi: vapore acqueo, metano, ossigeno e quant’altro.
Finora, però, non siamo ancora stati in grado di rilevare forme di vita simili alla nostra, sugli esopianeti. Ma non perdiamoci d’animo! D’altronde
Date le impossibilità tecniche di rilevare forme di vita aliene dalla Terra, tutte le agenzie spaziali si sono riunite in un unico ente planetario con lo scopo di creare una flotta di navicelle, in grado di viaggiare a velocità superiori a quelle della luce (incappando così in inevitabili conseguenze relativistiche), costruita per raggiungere altre stelle, e andare così ad esplorare quegli esopianeti che per il momento sappiamo solo esistere. La nave ammiraglia della classe esplorativa, la nuovissima INAF 1112, sarà la prima di una lunga serie a partire per una missione esplorativa e a oltrepassare le frontiere del nostro Sistema Solare. Per ora nessun essere umano ha avuto il coraggio di salirci. Sarete voi i primi?
INAF: A Space Journey è un gioco di ruolo sviluppato da Elena Barosso e Francesco Maio, in collaborazione con l’INAF. Il gioco è ambientato nello spazio che per ora conosciamo, con l’obiettivo di unire la divulgazione scientifica e il mondo dei giochi di ruolo.
INAF: A Space Journey verrà presentato per la prima volta al Play: Festival del gioco a Modena nei giorni 5-6-7 Aprile 2019.
Sul sito della fiera tutti gli eventi presentati dall’INAF.
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