Bentornate e bentornati sulle pagine di Universo Mondo, da oggi ufficialmente una rubrica trimestrale. Per l’ultima intervista del 2025, andiamo negli Stati Uniti dove incontriamo un ospite molto speciale, Mike Simmons, appassionato di astronomia e coordinatore di progetti di divulgazione da oltre cinquant’anni, oggi a capo di Astronomy for Equity, organizzazione non governativa che lui stesso ha fondato per ispirare, educare e dare speranza a comunità marginalizzate attraverso l’astronomia.

Ciao Mike, è un grande piacere averti tra noi in questa rubrica: sono molto curiosa di saperne di più sul tuo nuovo ruolo e il percorso che ti ha portato fin qui!
Attualmente sono alla guida di Astronomy for Equity, una nuova ONG che ho fondato recentemente per supportare chiunque usi l’astronomia per migliorare la vita e la società di comunità marginalizzate e isolate in tutto il mondo. Anche se l’astronomia è sempre stata una mia passione da quando ho memoria, la mia carriera professionale era nella ricerca medica. Però sono rimasto sempre attivo nell’astronomia, guidando programmi e organizzazioni, e ogni tanto creandone alcune.
Un bel salto, dalla ricerca medica alla guida di programmi globali per la divulgazione dell’astronomia. Com’è successo?
È stato un percorso tortuoso, ma è così che va la vita. Una cosa porta a un’altra. Ma c’è stato un grande cambiamento che è successo tutto in una volta. Avevo diretto e creato programmi di astronomia a livello locale per 25 anni quando ho visitato l’Iran per l’eclissi solare totale del 1999, scoprendo una comunità astronomica giovane, entusiasta e vivace. Fu una delle tante sorprese che ho vissuto in Iran, niente a che vedere con il paese e la cultura che ci avevano fatto credere (il modo in cui finii in Iran per un’eclissi è un’altra catena di eventi che risale a molto tempo fa). Gli astrofili non riuscivano a ottenere le risorse di cui avevano bisogno, come i telescopi, ma quando iniziai a tenere presentazioni e scrivere articoli sull’astronomia in Iran, tutti volevano entrare in contatto con loro e aiutarli, anche se le sanzioni impedivano di fare spedizioni importanti. Entrai in contatto anche con astrofili nel Kurdistan iracheno e li visitai, portando con me oltre 100 kg di attrezzatura astronomica donata da generosi astrofili della mia zona, la California meridionale.
Questo mi portò a fondare Astronomers Without Borders, con la missione di mettere in contatto persone di paesi e culture diverse attraverso l’astronomia. L’obiettivo era che le persone si conoscessero a vicenda, come avevo fatto io andando in luoghi che la maggior parte degli americani non visita. Internet era ancora agli albori, ma adesso è normale entrare in contatto con persone da tutto il mondo e ci sono altre organizzazioni come l’Unione Astronomica Internazionale che svolgono un ottimo lavoro. Ho imparato molto su come l’astronomia venga utilizzata per il bene comune da così tante organizzazioni in tutto il mondo, così ho fondato Astronomy for Equity per sostenere questi programmi, sfruttando le conoscenze e la rete di contatti che ho acquisito.
Quali sono le principali attività di Astronomy for Equity?
Astronomy for Equity ha quattro programmi principali di cui non credo che altri si occupino.
Bright Futures ha raccolto oltre un milione di occhiali da eclissi nuovi, mai usati, che ci sono stati donati dopo l’eclissi di Sole del 2024 negli Stati Uniti. Ho distribuito occhiali in molti paesi che prima non erano in grado di procurarseli, ovvero la maggior parte del mondo, che vengono per lo più usati una sola volta e poi messi da parte. Abbiamo sviluppato un programma didattico basato sul Sole e sulla luce solare, con lezioni che le organizzazioni beneficiarie possono utilizzare in luoghi dove non ci sono strutture o insegnanti qualificati per la didattica scientifica. Il Sole e la luce solare sono accessibili a tutti e le lezioni introducono concetti scientifici e approfondiscono tutti i campi STEM correlati come fisica e chimica, ma anche i cambiamenti climatici, l’arte e i colori, la biologia, un po’ di tutto.
Il nostro podcast Big Impact Astronomy presenta interviste con persone che conosco che stanno svolgendo un lavoro straordinario nel campo dell’astronomia, soprattutto in paesi dove la maggior parte delle persone ne sa molto poco, come l’Etiopia, l’Algeria o il Pakistan.
Stiamo rilanciando un hub comunitario per l’astronomia per non vedenti, qualcosa di cui la maggior parte degli astronomi non ha mai sentito parlare. Ci sono persone in tutto il mondo che se ne occupano, ma non ci sono collegamenti e c’è poca condivisione tra loro, pochissimi gruppi di divulgazione astronomica sanno che si tratta di qualcosa che possono fare anche loro. La divulgazione astronomica consiste nel condividere la nostra passione e le meraviglie del cosmo con gli altri, ma le persone cieche e ipovedenti vengono solitamente escluse. Non ce n’è bisogno, dato che ci sono molte risorse per la didattica astronomica che utilizzano il tatto e l’udito, e molte persone con esperienza in questo campo. Quindi stiamo mettendo insieme le persone, persone esperte che condividono ciò che hanno imparato e creato, e gruppi di divulgazione in tutto il mondo che imparano come includere il pubblico non vedente e ipovedente nei loro programmi di divulgazione. Dopotutto, siamo tutti ciechi alla maggior parte dei dati astronomici raccolti dai telescopi terrestri e spaziali, dalle lunghezze d’onda radio fino ai raggi X. Siamo abituati a creare immagini dai dati, ma in realtà tutti possono imparare dai modelli 3D.
Ho gestito molte campagne di crowdfunding per gruppi di divulgazione nei paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di una risorsa fondamentale, di solito un telescopio. Hanno persone e altre risorse, quindi noi forniamo loro gli elementi che mancano, e che fanno una grande differenza. Astronomy for Equity ha raccolto fondi per inviare telescopi ai club di astronomia di cinque scuole medie in Libia, fondati da un’organizzazione nazionale. Abbiamo anche inviato telescopi agli studenti di astronomia in Ucraina che ne avevano fatto richiesta tramite un’organizzazione con cui collaboriamo, che ha fornito loro dei computer portatili. Volevano sfruttare il cielo buio sopra le loro città a causa delle frequenti interruzioni di corrente. Ho portato altri telescopi quando ho visitato delle scuole in Ucraina lo scorso novembre.

Il podcast Big Impact Astronomy mi sembra proprio una bella idea. Il mezzo è diverso ma l’obiettivo mi pare molto simile a quello delle interviste che faccio qui su Universo Mondo…
Beh, non è stata una mia idea e non sapevo come realizzare un podcast, ma l’ho accolta subito perché era un’idea fantastica. Ci sono vari motivi per cui mi piace fare questo podcast. Molte delle persone che conosco in tutto il mondo che stanno facendo un lavoro meraviglioso con l’astronomia sono poco note, spesso persino nei loro stessi Paesi. Il mondo ha bisogno di conoscerle e di capire perché ci occupiamo di astronomia, e userò questi episodi del podcast per incoraggiare le persone ad aiutarle.
Riceviamo tutti domande del tipo: perché guardiamo in alto quando c’è così tanto da fare qui sulla Terra? Questa è la risposta: l’astronomia ispira, ci mostra il nostro posto nell’Universo, ma viene anche usata per introdurre le materie STEM, dove le stelle sono l’unico “laboratorio” scientifico che le scuole hanno a disposizione. Indica un percorso verso la scienza e viene utilizzata per incoraggiare gruppi esclusi, come le ragazze nelle culture patriarcali, che non sanno nemmeno che possono intraprendere una carriera scientifica se lo desiderano. Anche solo guardare attraverso un telescopio per la prima volta può suscitare un interesse per la scienza che durerà tutta la vita e cambiare il percorso di qualche persona. Il podcast parla anche di persone provenienti da paesi e culture ignote ai paesi occidentali, spesso in villaggi remoti, quindi spero che possa essere interessante anche per il grande pubblico.
Com’è stato accolto il podcast?
Non l’abbiamo ancora pubblicizzato, quindi non abbiamo ancora raggiunto un pubblico vasto. Stiamo per lanciare un nuovo sito web, campagne pubblicitarie e sui social media, quindi ne parleremo molto e cercheremo sponsor che ci consentano di continuare a farlo regolarmente. Il feedback che ho ricevuto finora è stato davvero ottimo.
Una domanda classica che pongo agli ospiti di questa rubrica è quella di descrivere lo stato dell’astronomia e della scienza dello spazio nel loro paese, a beneficio dei nostri lettori internazionali. Tu vivi negli Stati Uniti, paese che vanta una lunga tradizione in astronomia e ancor di più nella scienza dello spazio, quindi non pensavo di chiedertelo. Però quest’anno il clima politico negli Stati Uniti non è così favorevole alla ricerca di base, che include anche queste discipline. Ci sono grandi tagli di bilancio all’orizzonte e un clima preoccupante per chi partecipa a iniziative per la diversità, l’equità e l’inclusione. Com’è la situazione sul campo?
Certo, gli Stati Uniti vantano una lunga tradizione scientifica di rilievo, che dura da oltre un secolo. Ci sono molti settori in cui gli Stati Uniti sono all’avanguardia a livello mondiale, tra cui l’astronomia fin dall’inizio del XX secolo. Ma i recenti tagli al bilancio, insieme alla posizione antiscientifica dell’attuale governo federale, minacciano tutto questo. Nessuno sa ancora con certezza come andrà a finire, però. Questa incertezza è di per sé molto dannosa. Ci sono giovani scienziati che scelgono di trasferirsi in paesi più accoglienti, mentre ricercatori e studenti provenienti da altri paesi decidono sempre più spesso di non venire qui o non riescono a ottenere un visto.
Non ho la sensazione che a essere più colpita sia solo la scienza di base, spesso fraintesa e presa di mira da politici che non sono scienziati. Ci sono stati tagli ai finanziamenti anche per importanti ricerche nel campo delle scienze della salute. Qualunque cosa venga percepita come un supporto alla diversità, all’equità e all’inclusione viene distrutta. C’è anche una pericolosa reazione esagerata in direzione opposta: si attacca il lavoro in onore di importanti figure storiche perché si tratta di donne o persone di colore che hanno contribuito al nostro Paese in modi simili agli uomini bianchi. Se la situazione cambierà nel giro di pochi anni o se perderemo decenni di progresso, questa è ancora una domanda aperta.

Già, c’è proprio da preoccuparsi. Con questi presupposti, quali sono secondo te le sfide più grandi per chi si occupa, oggi, di didattica e divulgazione scientifica negli Stati Uniti?
Gli insegnanti sono particolarmente sotto attacco in alcuni ambiti se continuano a insegnare l’uguaglianza, l’unità e le opportunità che questo Paese dovrebbe rappresentare. I vari stati, però, sono molto diversi sotto questo aspetto. Nel mio stato, la California, non è un problema così grave come in alcuni stati più conservatori. Le università considerate di valori liberali sono sottoposte a enorme pressione a causa delle minacce di tagli al bilancio, una tattica illegale utilizzata per controllarne le politiche. Le minacce al bilancio provengono dal potere esecutivo, non dal Congresso, che effettivamente stanzia i fondi ma non sta esercitando la propria autorità per contrastare tutto questo. Credo che la comunicazione scientifica non ne risenta per lo più, se non per gli attacchi dei singoli, poiché sta diventando più accettabile lamentarsi del lavoro che promuove un trattamento equo e giusto per tutti.
E in che modo queste sfide si differenziano da quelle che hai incontrato nei tuoi vari viaggi e progetti in giro per il mondo?
Sono abituato a visitare paesi con governi repressivi o società molto conservatrici. Sembra che gli Stati Uniti stiano regredendo, sotto alcuni aspetti importanti, con una tendenza a somigliare a quelle società. A prima vista sembra uguale, ma ci sono sempre differenze importanti da quello che ci si aspetterebbe. Le donne in Iran, per esempio, sono molto più libere di fare ciò che vogliono, nonostante l’immagine che se ne ha in Occidente, secondo cui sarebbero tanto represse quanto in alcuni paesi musulmani conservatori. In particolare, i giovani con cui lavoro in quasi tutti i paesi sono molto progressisti e riconoscono il valore delle pari opportunità per tutti i gruppi. Questo spesso li mette in contrasto con ampi segmenti della società e persino con il governo, ma sono tenaci. Vedo grandi cambiamenti in arrivo in quelle società, ma si tratta di cambiamenti generazionali che richiedono tempo.
Qual è, secondo te, il più grande contributo dell’astronomia alla società?
L’astronomia apporta benefici alla società in tanti modi. La ricerca di base porta a scoperte nel vasto “laboratorio” del cosmo, ma pochissime persone nella società moderna sono consapevoli di come queste scoperte influenzino la loro vita quotidiana. Per la società in generale, credo che la prospettiva che l’astronomia ci offre sia fondamentale. Capire che ci troviamo su un piccolo pianeta, viaggiando insieme nello spazio – un pallido puntino blu, come disse Carl Sagan, e che siamo compagni di viaggio sull’astronave Terra, come disse Buckminster Fuller – è fondamentale per comprendere che tutte le nostre vite sono interconnesse.
La natura veramente globale della società ha raggiunto un punto tale che questa nostra famiglia disfunzionale, l’umanità, deve risolvere i suoi problemi insieme, per il miglioramento di tutti. Le nostre brevi escursioni al di là dalla Terra ci aiutano, ma è la vastità dell’Universo e il nostro posto solitario in esso ad avere il maggiore impatto. Ciò che fa Astronomy for Equity è offrire un ulteriore vantaggio, utilizzando il cosmo come laboratorio naturale e come spazio di apprendimento per chi vive in paesi in via di sviluppo, ma purtroppo la nostra portata è troppo limitata per avere l’impatto che dovrebbe.

Quali sono le parti più entusiasmanti e quelle più difficili nel tuo lavoro?
È sempre emozionante creare qualcosa di nuovo e di unico! L’ho fatto per tutta la vita, avevo sempre il desiderio di fare qualcosa che gli altri non facevano, risolvere problemi che gli altri non stavano affrontando. Ma iniziare cose nuove è sempre difficile. Poche persone ne riconoscono il valore all’inizio e ottenere supporto, soprattutto raccogliere fondi, è difficile all’inizio. È il dilemma dell’imprenditore: devi mostrare risultati per ottenere finanziamenti, ma hai bisogno di finanziamenti per iniziare a ottenere risultati. Per fortuna l’ho già fatto tante volte e mi conoscono per i miei successi, ma la raccolta dei fondi è sempre la parte che mi piace meno.
Ci sono autori, libri, persone o eventi speciali che ti hanno influenzato nel tuo percorso?
Da bambino ero un lettore vorace di fantascienza e quelle storie mi hanno sempre colpito. Per me erano un modo per sognare e immaginare circostanze che vanno oltre ciò che viviamo sulla Terra.
Non riesco a pensare ad autori o individui in particolare che mi abbiano influenzato più di altri. Ho imparato qualcosa da così tante persone ed esperienze nel corso della mia vita.
Il viaggio in Iran del 1999 è stato un’esperienza che mi ha cambiato la vita, perché ho smesso di creare e guidare programmi e organizzazioni locali per connettere persone in paesi molto diversi. Non solo il mio lavoro è diventato internazionale, ma ha anche coinvolto la pacificazione tra cittadini di paesi i cui governi sono avversari. È stato davvero illuminante vedere quanto il popolo iraniano amasse gli americani e il mio paese. Nessuno di noi amava il governo dell’altro. Quindi, riunire le persone per vedersi come compagni di viaggio sull’astronave Terra è diventata una nuova missione. L’astronomia è stata il mezzo perfetto per questo, poiché condividiamo tutti lo stesso cielo e abbiamo la stessa passione per la comprensione del cosmo. Come possiamo litigare per questo piccolo pianeta?
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