Oltre l'orizzonte

Storie necessarie, storie effimere e storie dannose

La vita è piena di ritorni. C’è chi torna a casa, chi torna a Peyton Place e chi al futuro. Noi, meno svolazzanti, torniamo sul tema dello storytelling per approfondire un concetto banale: se vuoi comunicare, assicurati di avere qualcosa da dire.
Nei due scorsi appuntamenti abbiamo visto come le parole evochino immagini diversi in ciascuno di noi e come il racconto di storie (e di persone) sia il modo tradizionale per raccontare fatti e idee e coinvolgere emotivamente. Oggi proviamo a fare tre esempi di storytelling che, almeno a mio modo di vedere, possono essere un esempio di

  1. storia necessaria, cioè una cornice narrativa che aggiunge una dimensione di contenuto e di efficacia;
  2. storia effimera, cioè che non aggiunge niente alla comunicazione; potrebbe essere chiamata anche storia neutra e infine…
  3. storia dannosa, ovvero una storia che, per il semplice fato di esserci, sottrae tempo, spazio e attenzione a quel che si vuole davvero mettere in comune.

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Le categorizzazione è un campo di studi vero e proprio e quella esposta sopra è certamente insoddisfacente da molti punti di vista. Ma qui si vuole solo sottolineare con degli esempi che lo storytelling non è solo una tecnica, ma un modo profondo di condividere le esperienze. E che non bisogna abusarne inutilmente. È invece necessario chiedersi del ruolo che potrebbe avere, se inserito nel discorso che si intende comunicare. Del resto, non è detto che la mia valutazione personale sia quella corretta, per cui vorrei svolgere questo compito affidandolo a voi. Più in basso, dopo l’immagine, potrete leggere le mie considerazioni.
Vi propongo dunque quattro interventi da 12-15 minuti ciascuno, che potrete giudicare in modo indipendente, cercando di identificarne due elementi: a) il contenuto che l’autore si propone di comunicare; b) la cornice narrativa che utilizza.
Considerando il rapporto fra questi due elementi, potrete catalogare i talk in una delle tre categorie definite sopra. Non è detto, naturalmente, che ce ne sia uno necessario, uno effimero e uno dannoso. A seconda delle vostre valutazioni, potrebbero essercene due necessari e uno effimero o chissà. L’importante è iniziare a riflettere con molta onestà concettuale nei termini che ci siam detti più sopra.
Ecco dunque le tre proposte.

Quelli che hanno provato a cambiare il mondo, TeDx di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, noto attore e regista italiano, che sempre più spesso affronta temi legati alla mafia in Sicilia.

Come rimanere calmi quando sapete che sarete sotto stress, TeD di Daniel Levitin, professore di psicologia presso l’Università McGill, Montréal, Canada.

Siamo soli nell’universo?, TeDx di Amedeo Balbi, professore di astrofisica presso l’Università di Tor Vergata, Roma.

I miei giudizi

Non sono mai stato un fan del Pif prima maniera, quello delle Iene per capirsi. Ma dopo aver ascoltato questo intervento e visto il suo La mafia uccide solo d’estate ne sono stato letteralmente conquistato. L’incipit su Steve Jobs e il suo celebre discorso (Stay hungry, stay foolish, because only those who are crazy enough to think they can change the world they really change it, 2005) rappresentano la cornice narrativa in cui si muove l’intervento. Mi sembra perfettamente riuscita: riescono a divertirmi e “ingaggiarmi” fin da subito, con un tono leggero, mettendo in evidenza la vulnerabilità dell’oratore, che rende più semplice l’empatia (del resto neanche io ho mai capito fino in fondo cosa sia la sincronizzazione). D’altra parte, la parte centrale del suo intervento – ovvero gli esempi di persone che hanno combattuto la mafia, è costruito in modo da far lievitare pian piano il significato profondo del discorso. Il finale, per conto mio, è memorabile. In questo caso, lo storytelling iniziale aggiunge prospettiva: le parole cambiare il mondo, alla fine, acquisiscono ben altro significato. Necessario.
Nel caso di Levitin, ci sono tre elementi narrativi annidati: i suggerimenti per restare calmi quando si è sotto stress; la sua storia personale relativa all’irruzione nella propria abitazione; i contenuti relativi al funzionamento delle medicine. Quest’ultima mi appare come di gran lunga il contenuto più importante: il 90% dei farmaci funziona solo sul 30-50% delle persone trattate. Eppure è affogata in una serie di consigli piuttosto banali su come organizzarsi per non essere stressati dal proprio disordine o, peggio ancora, in una storia che non aggiunge niente ai contenuti perché tutti noi sappiamo perfettamente che cosa sia lo stress e la confusione mentale che ne deriva. A me pare che la cornice narrativa, in un caso come questo, sia da qualche parte tra le categorie effimero e dannoso. Non dico decisamente dannoso perché non è l’unico motivo per il quale questo talk mi appare veramente mal costruito.
Nel caso del collega Amedeo, non si può parlare di vero e proprio storytelling, anche se l’incipit potrebbe indurci a crederlo. È piuttosto il classico aneddoto che desta l’attenzione del pubblico perché inatteso, mentre il resto dell’intervento ne resta sostanzialmente scollegato, almeno dal punto di vista della narrativa, sebbene tematicamente coerente. Personalmente lo posizionerei nella categoria del necessario, ma nella estremità che guarda verso l’effimero. O, alternativamente, nella categoria dell’effimero, nell’estremità che guarda verso il necessario. In altri termini: è tendenzialmente neutro. Potrebbe non esserci, ma non è certamente dannoso che ci sia.

Per chiudere vi segnaliamo il magnifico sito dei TeD talk ufficiali.

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Scritto da

Stefano Sandrelli Stefano Sandrelli

Tecnologo dell'Inaf presso l’Osservatorio Astronomico di Brera, dirige l'Office of Astronomy for Education Center Italy dell'International Astronomical Union. Già responsabile nazionale della Didattica e Divulgazione per l’Ufficio Comunicazione dell’INAF dal 2016 al 2020, è Docente del corso “nuovi modi per comunicare l’astronomia” per il master MACSIS, Università Bicocca. Collabora con le riviste Sapere e Focus Junior, per le quali per la quale tiene rubriche mensili. Dal maggio 2000 al dicembre 2015 ha curato per l’ Agenzia Spaziale Europea (ESA) oltre 500 puntate di una rubrica televisiva in onda da Rainews24 e RAI 3. Autore per Zanichelli, Einaudi e Feltrinelli.

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