Una partita di calcio è, infatti, un sistema di gioco costituito da molte parti che interagiscono fra loro in modo non banalmente prevedibile. Il sistema partita è costituito da un numero consistente di elementi: 22 giocatori in campo, 1 arbitro, 3 assistenti arbitrali sul campo e 2 assistenti video (VAR e AVAR). Giocano un ruolo attivo anche i due allenatori e numerosi raccattapalle, che influiscono sulla gestione del tempo di gara. Infine, nel corso della partita, ciascuna squadra può sostituire fino a 5 calciatori, portando il conto a circa 45 persone. Abbiamo trascurato, finora, un sottosistema non trascurabile: il pubblico, ovvero decine di migliaia di persone che urlano, “si fanno sentire”, stimolano, spingono, sostengono o causano incertezza e insicurezza nei calciatori a cui si rivolgono. Il tifo non è un rumore che disturba il sistema, ma un elemento del sistema stesso che perturba altri elementi in maniera non deterministica e poco prevedibile.
La cosa divertente è che studiando l’andamento delle partite, è possibile mettere in evidenza l’emergenza di comportamenti globali, come nel caso degli stormi di storni. Uno degli esempi più eclatanti di sempre, da questo punto di vista, è stato il Barcellona allenato da “Pep” Guardiola, che ha dominato la scena del calcio europeo per un quinquennio, dal 2008 al 2013. Il gioco non si svolgeva per schemi fissi e determinati, ma per una forma di auto-organizzazione, ispirata da un set di regole molto semplici (la filosofia calcistica del Pep), così riassunte da Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio:
- il giocatore che ha la palla deve avanzare verso la porta avversaria mantenendo il possesso della palla; non appena un avversario si avvicina, deve passarla a un compagno libero;
- i compagni di squadra a lui più vicini devono essere sempre visibili in modo da poter ricevere la palla in ogni momento;
- in caso di perdita di palla, si deve cercare di riconquistarla subito, attaccando gli avversari dove si trovano.
Questo set di regole, interpretato da campioni, ha fatto emergere un andamento imprevedibile nella conduzione delle azioni del Barcellona – il celebre tiki-taka, costituito da un numero impressionante di passaggi consecutivi, che portavano la squadra catalana a segnare gol spettacolari, senza che gli avversari riuscissero a interromperne la trama – con grande frustrazione degli sconfitti ed esaltazione dei vincitori.
Come nel caso degli storni, però, non sono le regole che fanno emergere dei comportamenti. Piuttosto, sono le caratteristiche degli elementi del sistema complesso che impongono regole, che noi utilizziamo per dare un senso al tutto.
In altri termini, sostituendo i campioni con delle schiappe, il gioco del Barcellona porta al disastro. Basta perdere palla in uno dei tanti fraseggi per mettere l’avversario in condizione di segnare. Allo stesso modo, provate a immagine uno storno di dromedari invece che di storni.
Per approfondire: Calcio, neuroscienze e complessità di Claudio Albertini – disponibile in pdf sul sito della Federazione Italiana Gioco Calcio.
Sulla complessità , invece: In un volo di storni. Le meraviglie dei sistemi complessi, di Giorgio Parisi, facilmente reperibile in libreria o online.
Una versione di questo articolo è comparsa nel numero di Dicembre 2022 della rivista SAPERE, Edizioni Dedalo.
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