Aggiornato il 24 Ottobre 2022
Sei una lumaca, una lumaca avventurosa. O un po’ disperata. O entrambe le cose. Questa mattina hai deciso di lasciarti alle spalle le pene della casa e di inoltrarti per il sentiero di fronte a te.
L’hai sempre visto, quel sentiero, e non l’hai mai percorso: ma questa mattina è diverso e sembra contenere una promessa inaudita. La contiene nella sua nebbia, nei rami bassi dei rami, nel lavorio incessante dei ragni che, con le loro tele, incrinano il cristallo pulito del vento. E tu, lumaca avventurosa, “pacifica borghese del sentiero”, vai – con paura e fiducia.
Sono piene di stelle, le poesie di Federico Garcia Lorca. E questa che ho maldestramente parafrasato nelle righe precedenti, ne è un esempio delicatissimo. Dove le stelle giocano un ruolo rivelatorio e disturbante. Vediamolo.
La lumaca incontrerà due rane anziane: a differenza di loro, la lumaca non canta né prega. E sebbene anche le rane non abbiano più fede e abbiano smesso di cantare, la rimproverano con durezza – è una diversa, diversa da loro. L’eco del loro rimpianto, del profumo di casa, la consolazione della loro gioventù diventano armi che feriscono – niente di più.
La lumaca, spaventata dalla foresta e dalla aggressività delle rane, fugge e si imbatte in un gruppo di formiche rosse, che stanno maltrattando una di loro. La picchiano, la feriscono. La formica ha le antenne spezzate e la lumaca si intenerisce e si propone come giudice.
La formica rossa ha compiuto un atto gravissimo: ho visto le stelle / son salita sull’albero più alto che abbia il viale e ho visto migliaia d’occhi nelle mie tenebre, dice. Ma nessuno sa che cosa siano le stelle: né la lumaca, la cui vista arriva fino all’erba, né le altre formiche rosse, che non le vedono. È lei stessa una diversa: una formica giudicata “pigra e perversa”, condannata dalle altre formiche. Muore.
La lumaca sospira, si allontana, è confusa. Prende in considerazione la possibilità che le stelle esistano, ma rinuncia:
Forse di qui si arriva alle stelle.
Ma la mia grande lentezza mi impedirà di arrivare.
Non pensiamoci più.da Gli incontri di una lumaca avventurosa, Libro de Poemas, 1918-1920
Il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca aveva vent’anni quando scrisse, a Granada, Los encuentros de un caracol aventurero. Nel corso della sua breve vita, spezzata dalle Forze Nazionaliste di Francisco Franco all’inizio della Guerra Civile Spagnola, seppe sempre vedere le stelle (estrellas, astros, luceros), che sono uno dei suoi richiami naturali più frequenti insieme alla Luna, al sangue, al cavallo, al toro, all’erba. Stelle che di volta in volta mutano significato: donne amate, gocce d’acqua ma anche simboli di armi come pugnali, come speroni, come diamanti che feriscono.
Distanziandosi dalla similitudine più frequente, ovvero l’identificazione fra stelle e occhi, Lorca arricchisce in modo sterminato la portata della loro suggestione. Le stelle diventano così centesimi di franco, chicchi di melograno, ombelico dell’aurora, cima di tentacoli di polpo, immagini moltiplicate dello stesso poeta e imposte alla sua volontà. Natura particellare, dunque, ma senza tralasciare l’aspetto liquido: stelle umide, pioggia, canale d’acqua che unisce gli amanti, fino a divenire un passionale e intenso sangue dell’infinito.
Solo con la curiosità di fare un tuffo brevissimo nell’oceano sterminato di Lorca, un’osservazione finale: le sue poesie, specialmente quelle della prima parte della sua opera, sono davvero piene di stelle. Ho fatto questo esperimento: ho aperto le sue opere a caso per sei volte e controllato la doppia pagina che mi sono trovato di fronte. Per 5 volte trovo le stelle, queste:
oltre quei monti
oltre i mari
vicino alle stelleda Ballata della piccola piazza, Libro de Poemas, 1918-1920
e una stellada Sera, Canzoni, 1921
una scala nell’aria
Le stelle della notte
diventano semprevivida San Gabriele, Romancero gitano, 1928
domatore di oscure stelle,
continuerò il cammino.
Finché l’universo
si fermi nel mio cuoreda Curva, Poesie sparse
stelle azzurre
mattini sfioriti
tra foglie del tempo,
casti cantucci
che conservano un antico
sussurro di nostalgia
e di sognida Ci sono anime che hanno..., Libro de Poemas, 1918-1920
Per saperne (molto) di più, potete consultare il bel lavoro di Pilar García Carcedo(1)
Pilar García Carcedo, 2011, Las estrellas en las metáforas lorquianas. Creación poética en las aulas, Didáctica Lengua y Literatura, vol.23, pp. 115-142 doi:10.5209/rev_DIDA.2011.v23.36312
, in spagnolo, scaricabile gratuitamente.
Note
↑1 | Pilar García Carcedo, 2011, Las estrellas en las metáforas lorquianas. Creación poética en las aulas, Didáctica Lengua y Literatura, vol.23, pp. 115-142 doi:10.5209/rev_DIDA.2011.v23.36312 |
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