Termino con Rossella Frollà la panoramica compiuta sui quattro finalisti del Premio Frascati Poesia Antonio Seccareccia. Panoramica effettuata scandagliando i testi in concorso, vissuti attraverso i loro riferimenti (diretti ed indiretti, tutto conta) allo spazio, per tentare insieme di comprendere come e quanto la poesia contemporanea mantenga viva la connessione con l’universo, quanto questi testi riprendano e ravvivino quella fitta trama dialogica tra terra e cielo che rende la poesia stessa più ampia, ariosa, aperta. Con questa curiosità addosso, abbiamo già incontrato i versi del vincitore, Gian Mario Villalta, poi di Massimo Morasso e di Daniela Attanasio.

Rossella nasce a San Benedetto del Tronto. Si laurea presso l’Università Carlo Bo di Urbino e intraprende diverse esperienze lavorative nel campo della ricerca sociale e della comunicazione, prima di dedicarsi alla critica letteraria e alla poesia. Nel 2012 pubblica con Interlinea Il segno della parola. Poeti italiani contemporanei, affermandosi come una nuova voce nel panorama della critica letteraria. Prosegue la sua produzione poetica con opere come Violaine (2015), Eleanor (2017) e L’amico sconosciuto. Biografia di un amore (2023), volume appunto con il quale ha partecipato al premio letterario che è ora sotto i nostri riflettori.
Aprendo il bel volume della Frollà, impreziosito di una serie di tavole a firma di Livio Ceschin, mi imbatto in un riferimento al cosmo già nella prima riga della Presentazione (redatta dalla stessa Autrice). Frase incisiva e lapidaria: il libro parte come quelle sinfonie che saltano l’introduzione classica e vanno subito al punto. Come la Quinta e la Nona di Beethoven, per esempio. Come la Sesta di Bruckner. Non hanno tempo da perdere, perciò iniziano sbattendoti l’essenziale davanti alla faccia.
Il cosmo quindi inizia subito, ci siamo già cascati dentro a prima apertura di volume. L’amore come indissolubilmente legato al cosmo, alla sua unità. Nessun amore può giocare in spazi ristretti, scollegato dal tutto. Ma è anche interessante notare come facciano pure riferimento al cosmo le parole di Daniele Mencarelli che compaiono nel risvolto di copertina
Faccio parlare lei, adesso. Del suo cosmo.
il cielo ascolta e cuce
il riverbero del suono
e senti l’inizio che aspetta la traccia.
La bocca morta d’amore
sul corpo nudo è
intuizione mentre ti folgora.
L’universo sa la tua presenza tra misure setacciate
il bandolo è l’atto
che fende lo spazio.
Ancora una notte
per carpirne il linguaggio.
Ecco là la tua storia,
anime accolte e la tua rimbalza
dopo averle tradotte.
Tra le correnti del bianco
rincorse e lampi di nostalgia
poi il niente, ti tieni fermo da te,
ti imponi all’universo senza chiedere.
Per timone il buio che urta gli spini
e ode il sibilo e tiene sveglio il cuore,
sa guarirlo.
Le poesie di questo volume rivestono una storia, precisa. Sono poesie che si articolano intorno ad un amore, quella di Bianca e Giorgio. Un rapporto che è sfidato a cambiare e maturare quando Giorgio, per un incidente, diventa cieco. Quando, cioè, i cieli si sfilano dalla sua visione, quando le sue stelle – direi io – scompaiono, tutte insieme.
O forse sbaglio. Forse ogni scomparsa, ogni mancanza, è solo apparente. Rossella nota – già nelle pagine iniziali – come esse, lungi dallo scomparire, piuttosto si radunano.
E l’aria smuove l’aria del dolore dove
il chiaro pare nuovo e ferma il giorno.
Quando anche nasce il sole tu sei fermo,
tra le foglie del ligustro e la magia ti tocca.
Si radunano le stelle nella tua notte
e i colori dei sogni sulle antiche facce
ferme nell’isola che resta.
Dai un’occhiata col pensiero, uno spicciolo
d’amore prima d’andare.
Un buio fisico, pertanto, non necessariamente si trasferirà in un buio interiore. Tutto il gioco è chiaramente orientato verso il cielo: capire se scompare, se rimane, in forma differente.
Dopo tutto, è una questione di attenzione verso le piccole cose, è un problema di gesti. Accettare è anche essere attenti a tutto quel che accade, rispettarlo. Per imparare, infine, come stare alla notte.
L’universo va pensato di nuovo, ci suggerisce Rossella. Lui sa della presenza del gesto che accoglie, non è freddo teatro dell’accadere, è universo che partecipa e vive con noi. Ciò che ci ha insegnato Albert Einstein il secolo scorso con la sua relatività generale (che più di recente abbiamo compiutamente verificato anche con la rilevazione delle onde gravitazionali), ovvero che lo spazio si curva attorno alla materia – abbraccia quel che c’è – i poeti lo sanno da sempre. Come sanno che nei pressi di ciò che esiste, il tempo (misterioso, di per sé) rallenta, si procede dunque ad un altro ritmo, più dilatato. Quasi, si trattiene il fiato, per la semplice meraviglia dell’esserci. Qui, in questo universo che, avverte Rossella, sa la tua presenza.
Questo spaziotempo rinnovato può essere allora – direi, almeno tentativamente – pensato e vissuto quale ordito luminoso di piccole cose belle, di piccoli miracoli. Come quello del limone.
i calici gialli non perdono il cuore
e quando la mia mano li accarezza
sembrano lampi convertiti a frutto.
E’ un libro, questo della Frollà – che fonde narrazione lirica e tensione spirituale, dove il cielo e lo spazio appaiono non come semplici metafore, ma luoghi interiori dell’esistenza. La poesia diventa (o meglio, ritorna) allora il luogo dove il buio viene trasfigurato, e la memoria dell’amato diventa presenza cosmica, celeste. Ma questo non accade in modo automatico. C’è un lavoro cui è chiamata la nostra libertà.
separato da tutto.
Così annota Rossella, molto teneramente, verso la fine del volume. In questo modello di universo, l’idea di separazione, di bastare a sé stessi, è appena una sensazione, è soltanto un’illusione. La poesia lo sa bene, la nuova percezione del cosmo lo inizia (di nuovo, lo ritorna) ad intendere.
Possiamo dunque tornare a casa nel cosmo (per rubare la dizione dal bel libro recente dell’amica Claudia Fanti) – in quell’universo dove ogni limone è un miracolo quieto – se accogliamo questa proposta di lavoro, questo suggerimento a superare l’apparenza della separazione. Che è un percorso concreto e cosmico di liberazione e di guarigione, insieme.
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