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I ragazzi del Progetto San Marco

In occasione della "Giornata internazionale dei viaggi dell'uomo nello spazio" pubblichiamo la recensione di Marco Orlandi de "I ragazzi del San Marco" sugli inizi dell'era spaziale italiana tratta da "Il giornale di astronomia" del settembre 2018.

Aggiornato il 1 Giugno 2022

C’è stato un tempo in cui l’Italia lanciava in orbita propri (e altrui) satelliti artificiali da una sua base situata al largo della costa del Kenya.
La storia cui mi riferisco, e che costituisce l’argomento de I ragazzi del San Marco di Mattia Francesco Simeoni, è quella del Progetto San Marco,
del professore – e ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana – Luigi Broglio e degli uomini che collaborarono con lui per far sì che l’Italia potesse diventare nel 1964, nel pieno della corsa allo spazio, il terzo Paese al mondo dopo URSS e USA a lanciare in orbita un proprio satellite artificiale.
Broglio ebbe l’indiscutibile merito e la visionarietà – in un’Italia che faticosamente stava emergendo dalle macerie della seconda guerra mondiale e iniziava a rimboccarsi le maniche per darsi un futuro anche nel campo della ricerca scientifica – di intuire l’importanza e la necessità della partecipazione del nostro Paese all’esplorazione dello spazio, riuscendo infine a realizzare, con pochi fondi ma con grande intelligenza e spirito organizzativo, quello che a metà degli anni Sessanta tutti avrebbero conosciuto come il Progetto San Marco. Senza dimenticare un altro enorme merito di Broglio, quello di aver fatto condividere la propria visione del futuro a tanti giovani scienziati e ingegneri che si formarono grazie ai corsi universitari da lui presieduti e innovati e andarono in seguito a costituire una nuova e apprezzata generazione di specialisti aerospaziali in ambito non solo italiano ma anche europeo.
È una storia poco nota ai giorni nostri, messa in ombra dai trionfi spaziali delle due superpotenze che culminarono nel 1969 con i primi sbarchi lunari del Programma Apollo. Qualcuno potrebbe forse pensare, sbagliando, che all’epoca dei vettori lunari fosse poca cosa lanciare un satellite in orbita terrestre: si trattava invece di un’opera complessa e costosa, che necessitava di ingenti finanziamenti e del lavoro di menti ingegnose e duttili. A maggior ragione, per una nazione come la nostra che nel secondo dopoguerra stava faticosamente ricostruendo le proprie basi sociali e industriali.
E se oggi indubitabilmente l’Italia ha un ruolo di primo piano nelle collaborazioni internazionali che stanno alla base dei più importanti successi spaziali, molto di tutto questo trova le sue basi proprio nelle avventurose esperienze del Progetto San Marco.

La piattaforma Santa Rita nel 1970 – via it.wiki

Il libro di Mattia Francesco Simeoni non è un tomo ponderoso e non ha certo pretese di esaustività, ma ha grandi pregi che è giusto evidenziare, a cominciare dal profondo rispetto – che traspare evidente dal testo – che l’autore dimostra di provare per questa importante impresa e per i suoi ideatori e realizzatori. L’idea vincente dell’autore è stata quella di dare voce ai protagonisti oggi ancora viventi dell’epopea del Progetto San Marco (purtroppo lo scorrere del tempo ne ha portati via con sé parecchi, a cominciare dal prof. Broglio), e i loro ricordi costituiscono per lo storico dell’astronautica o il semplice appassionato validi elementi per una migliore comprensione di questa storia avvincente.
Dalle loro parole traspaiono tutte le difficoltà incontrate nel rendere operativa una base di lancio nazionale in terra africana da cui mettere in orbita satelliti artificiali di costruzione italiana (ma non solo), utilizzando razzi forniti dagli Stati Uniti attraverso accordi internazionali perfezionati dalle nostre autorità politiche, con alle spalle la sapiente regia del prof. Broglio.
Le interviste realizzate dall’autore fanno pienamente assaporare tutta un’epoca che oggi non solo non c’è più, ma che sembra quasi impossibile pensare ci sia stata, un’epoca in cui erano l’entusiasmo e un’inventiva tutta italiana a permettere le nostre più importanti realizzazioni tecnico-scientifiche in campo spaziale, nonostante mezzi e finanziamenti spesso non all’altezza.
Le parole degli ormai ex-giovani di allora fanno riemergere tutte le peculiarità di questa storia, ben evidenziando come le difficoltà dovute al mettere insieme mondi e anime diverse (il CNR, le università, l’Aeronautica Militare, …) potessero essere superate grazie all’unanime sforzo volto al conseguimento del fondamentale obiettivo comune.
Così come appare evidente la dicotomia esistente tra quel primo nucleo di “spaziali” italiani, che sovente dovevano arrangiarsi con quel poco che avevano, e un colosso futuristico come la NASA che, se all’inizio aveva probabilmente guardato con qualche diffidenza quella strana banda di sognatori, giunse ben presto ad apprezzarne la determinazione e la preparazione tecnico-scientifica.
Tutto questo viene ampiamente descritto nel libro, così come il corposo campionario di aneddoti, fatti e fatterelli, spesso divertenti e surreali (uno per tutti, la storia degli stregoni africani che ce l’avevano coi razzi lanciati dagli italiani perché bucavano il cielo provocando, secondo loro, i monsoni), che caratterizzano – con la loro straripante carica di umanità – il duro e indefesso lavoro svolto giornalmente in quegli anni dal team italiano.
I capitoli contenenti le interviste sono intervallati da altri utili brevi capitoli descrittivi inerenti agli aspetti storici e tecnici più importanti del Progetto. Nonostante la loro stringatezza, sono molto ben realizzati e riescono davvero a concentrare in poco
spazio fondamentali informazioni che permettono al lettore di farsi un’idea precisa di ciò cui le narrazioni dei protagonisti si riferiscono (in vista, magari, di ulteriori approfondimenti).
Devo dire, quindi, di ritenere questo libro assai apprezzabile, sia per l’approccio “sentimentale” dell’autore nel rivolgersi a uomini che davvero “hanno fatto l’impresa”, sia per l’ottima caratterizzazione del contesto storico in cui si svolsero i fatti raccontati. Un libro agile ma tutt’altro che superficiale, pieno di storie e di Storia. Consigliato a chi era giovane allora e che quei tempi li ha vissuti, ma anche e soprattutto ai giovani di oggi e a chi ha dei sogni apparentemente impossibili da realizzare.

Articolo pubblicato sul Giornale di Astronomia #3, 2018 e ripubblicato con l’autorizzazione della direzione del Giornale di Astronomia; copyright by SAIt e Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma

Abbiamo parlato di:
I ragazzi del San Marco. I primi italiani nello spazio
Mattia Francesco Simeoni
Compagnia Editoriale Aliberti, 2018
128 pagine, brossurato – 15,00 €
ISBN: 9788893232531

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Scritto da

Eduinaf Avatar Autori Marco Orlandi

INAF Osservatorio Astronomico di Bologna

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