Aggiornato il 1 Giugno 2022
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, Gene Roddenberry riuscì finalmente a vedere in onda uno dei suoi progetti più amati, la serie televisiva originale di Star Trek. Era l’8 settembre del 1966 quando la NBC, dopo due pilot, fece esordire l’equipaggio dell’Enterprise. Di questi, il primo pilot, quello che presentava il capitano Pike, venne integrato dentro la serie negli episodi 12 e 13 (L’ammutinamento), mentre l’altro, Oltre la galassia, scritto da Roddenberry con l’aiuto di Samuel Peeples è oggi classificato come il terzo episodio della serie classica (il quarto se si considera Lo zoo di Talos, il pilot originale, il primo della serie).
In un certo senso proprio Oltre la galassia è l’episodio che identifica al meglio la serie: d’altra parte il titolo originale, Where No Man Has Gone Before, Dove nessun uomo è mai giunto prima, è diventato il motto di Star Trek e dell’Enterprise: spingersi sempre verso i limiti del conosciuto, per gettare uno sguardo sull’ignoto.
D’altra parte quelli erano gli anni in cui l’esplorazione spaziale si avvicinava sempre di più alla Luna, il limite che le due superpotenze USA e URSS si erano poste per mostrare la propria superiorità tecnologica. Siamo, dunque, in piena Guerra Fredda, senza dimenticare le lotte razziali che attraversavano gli Stati Uniti, ma Roddenberry, cogliendo appieno lo spirito di rottura della fantascienza, volle mettere dentro la serie un messaggio di integrazione e tolleranza. L’equipaggio dell’Enterprise presentava, quindi, persone di etnie differenti, mentre alcuni ruoli di responsabilità erano rivestiti persino da donne. Certo la caratterizzazione dei personaggi non era esente dai classici clichè dell’epoca (che però ancora sono presenti nella nostra società , seppur in maniera meno forte), ma il lavoro sui personaggi, soprattutto i protagonisti principali e quelli ricorrenti, era molto ben curato e coerente tra un episodio e l’altro. Inoltre, anche per le soventi collaborazioni con scrittori di fantascienza, la serie aveva un elemento che l’ha sempre distinta rispetto alla saga cinematografica di Star Wars di George Lucas era quello di restare quanto più possibile aderenti alle leggi della fisica note (quelle ignote venivano semplicemente… inventate!).
D’altra parte un utente della piattaforma social Quora ricorda che:
A differenza degli ottenni, però, gli autori di Star Trek avevano la preoccupazione non tanto di non violare le leggi della fisica, ma di ideare dei metodi che fossero il più aderenti possibile a quelle stesse leggi e che, quindi, le violazioni stesse sembrassero quanto più plausibili, come sottolineato nell’ottimo La fisica di Star Trek di Lawrence Krauss.
Il testo, scorrevole e divertente grazie all’inserimento di aneddoti e riferimenti alle varie serie di Star Trek, esamina le principali curiosità scientifiche, da quelle plausibli a quelle impossibili, senza dimenticare gli errori degli sceneggiatori, che hanno costellato una delle serie di fantascienza più note al mondo. Il senso del libro, però, non è tanto di mostrare questi errori, quanto quello di raccontare la fisica e l’astronomia, sia quella di base sia quella più avanzata, utilizzando un approccio più pop e rilassato. E nel complesso l’approccio risulta riuscito, rendendo La fisica di Star Trek un testo ancora fresco e attuale, nonostante la prima edizione del libro risalga al 1995.
Abbiamo parlato di:
La fisica di Star Trek
Lawrence Krauss
Traduzione di Libero Sosio
Tea Libri, 2009
240 pagine, brossurato – € 12,00
ISBN: 9788850258932
La prima edizione italiana del libro, datata 1996, è edita da Longanesi
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