Anche questa estate la rubrica Il cielo del mese di EduINAF è affidata allo staff dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Ringraziamo la redazione del magazine di didattica e divulgazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica per l’invito. L’abbiamo accolto con piacere, per almeno due motivi.
Il primo è che è sempre bello condividere la passione per l’osservazione del cielo con le altre persone, siano esse esperte, appassionate o semplicemente curiose. Se riusciremo ad avvicinare un po’ di più alla conoscenza delle meraviglie del cielo anche uno solo degli internauti che stanno leggendo queste righe, potremo dire di essere soddisfatti.
Il secondo è che l’estate 2023 è quella in cui festeggiamo 20 anni di attività. Infatti la Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS, l’ente che gestisce l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta e il Planetario di Lignan, entrò formalmente in funzione il 24 maggio 2003, ma le prime visite guidate per il pubblico in Osservatorio Astronomico vennero organizzate proprio durante l’estate 2003. La ricerca scientifica sarebbe stata avviata con regolarità nel 2006, il Planetario sarebbe stato inaugurato nel 2009 e così, in un batter d’occhio, adesso ci troviamo festeggiare 20 anni insieme sotto il cielo di Saint-Barthélemy!
Ecco perché le tre puntate che faremo per Il cielo del mese di EduINAF per noi sono così speciali. La nostra rubrica sarà una selezione dei fenomeni più significativi e degli astri che si possono vedere. Il cielo, in estate come nelle altre stagioni, è davvero uno scrigno ricco di tante, preziose meraviglie. Lo sanno bene i tanti partecipanti agli spettacoli al Planetario e alle visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico che organizziamo a Lignan, la frazione montana del Comune di Nus che ospita la nostra struttura, nel primo Starlight Stellar Park certificato dagli astronomi di tutto il mondo e riconosciuto anche dall’UNESCO.
Le fasi della Luna e la Superluna
La Luna sarà piena il 3 luglio (e sarà particolare, come descriviamo nel seguito), nella fase di ultimo quarto il 10, nuova il 17 e al primo quarto il 26.
Grazie alla Luna, luglio parte con il botto (metaforicamente, s’intende). Infatti la Luna piena all’inizio del mese sarà anche una Superluna, a cui EduINAF dedicherà una diretta. Di che si tratta? Si parla di Superluna (o Super Luna) quando la fase di Luna piena si verifica con il nostro satellite nei pressi del perigeo, ovvero il punto della sua orbita alla minima distanza dalla Terra. Quindi il disco lunare apparirà lievemente più grande come dimensione angolare e un po’ più brillante rispetto a quanto abbiamo visto nei mesi precedenti del 2023, quando la fase di Luna piena è capitata con il satellite meno vicino alla Terra.
Benché negli ultimi anni la Superluna sia diventata sempre più popolare a livello mediatico, non noteremo nulla a occhio nudo: vanno utilizzati strumenti adeguati per constatare e misurare con precisione queste variazioni. Sono proprio i numeri, di solito considerati freddi e asettici, che ci permettono invece di avere un’idea dell’entità del fenomeno e quindi di emozionarci, apprezzandolo con gli occhi… della mente. Quando la Luna sarà piena, il 3 luglio attorno alle ore 13.38 di tempo civile in Italia, il nostro satellite, rispetto alla sua distanza media dalla Terra di circa 384.000 km, si troverà invece a ‘soli’ 361.934 km, secondo i calcoli (li trovate qui) di uno dei maggiori esperti mondiali in materia, lo studioso statunitense Fred Espenak, già ricercatore della NASA.
Nell’immagine qui sotto vi proponiamo un paragone tra le dimensioni angolari della Luna piena in situazioni diverse: a sinistra, il caso ideale della Luna piena esattamente al perigeo, cioè alla minima distanza orbitale dalla Terra; a destra, il caso opposto della Luna piena esattamente all’apogeo, cioè alla massima distanza orbitale dalla Terra, detta anche Microluna; al centro, il caso del 3 luglio 2023. La Superluna di questo mese è prossima alla situazione più favorevole, ma a occhio nudo non è possibile accorgersi delle piccole differenze rispetto alla norma.
Se la Superluna vi appassiona, sappiate che anche agosto e settembre ci regaleranno sorprese al riguardo. Seguite questa rubrica restare aggiornati!
I pianeti (e un pianeta nano)
Mercurio. Il pianeta più piccolo e veloce del Sistema Solare risulterà inosservabile a inizio mese perchè vicinissimo al Sole (si trova in congiunzione superiore il 1° luglio); la sua elongazione orientale andrà aumentando e a fine mese si potrà tentare l’osservazione poco dopo il tramonto, molto basso nelle luci del crepuscolo serale, più o meno nella direzione in cui è calato il Sole, nella stessa zona di cielo dove si trova Venere. Passa dalla costellazione dei Gemelli a quella del Cancro e poi nel Leone.
Venere. Dopo aver raggiunto la massima elongazione orientale all’inizio del mese scorso, il pianeta più brillante del cielo si muove velocemente verso la congiunzione inferiore col Sole, che raggiungerà più in là, il 13 agosto. Ne consegue che la sua visibilità nel crepuscolo serale diminuirà drasticamente in luglio: a inizio mese sarà ancora possibile vederlo per un’oretta, mentre a fine mese sarà praticamente invisibile perché troppo vicino al Sole. Però, quanto verrà perso in tempo di osservabilità, verrà compensato in spettacolarità, in quanto il pianeta, in avvicinamento alla Terra, al telescopio apparirà sempre più grande (a fine mese si troverà a ‘soli’ 47 milioni di km da Terra) e la fase tenderà sempre più a quella di falce, la più bella da vedere. Il 7 luglio raggiungerà anche la massima luminosità, con magnitudine apparente pari a -4,5. Il pianeta per tutto il mese di luglio si troverà nella costellazione del Leone.
Terra. Il 6 luglio il nostro pianeta si troverà all’afelio, cioè nella parte della sua orbita più distante dal Sole. Ricordiamo infatti che le orbite dei pianeti non sono cerchi perfetti, ma ellissi. Il parametro che descrive quanto l’orbita ellittica si discosti da quella circolare si chiama eccentricità. Nel caso della Terra, vale approssimativamente 0,017: molto piccola (come ci ricordano i Supplenti Italiani nel famoso brano sulle Leggi di Keplero), ma non nulla. Quindi nel corso della propria rivoluzione intorno al Sole la Terra sarà ora leggermente più vicina al Sole, cioè al perielio, ora leggermente più lontana, quindi all’afelio. Quest’anno ciò capita appunto il 6 luglio, quando ci troveremo, secondo i calcoli del già citato Fred Espenak, a poco più di 152 milioni di km dalla nostra stella, rispetto alla media di 149.598.000 km circa, distanza di riferimento detta unità astronomica (UA).
Marte. Il pianeta rosso, nella costellazione del Leone, continua ad allontanarsi dalla Terra e a indebolirsi, raggiungendo una magnitudine tra 1,7 e 1,8; inoltre, appare sempre più vicino al Sole per cui la sua visibilità diviene difficoltosa, perso nelle luci del crepuscolo serale verso occidente. Il 1° luglio si troverà prospetticamente appaiato a Venere, con quest’ultimo decisamente più brillante. Poco lontano dai due pianeti vediamo Regolo, la stella più brillante del Leone. Marte la affiancherà (sempre prospetticamente!) nelle sere del 9 e 10 luglio. In entrambi i casi, pianeti e stella sono bassi sull’orizzonte, che quindi dev’essere ben sgombro verso ovest; inoltre sono visibili per poco tempo, attorno alle ore 22.00-22.30, dopodiché tramontano. Curiosità: se nell’emisfero nord della Terra, dove si trova l’Italia, abbiamo celebrato il solstizio d’estate astronomico lo scorso 21 giugno, nell’emisfero nord di Marte il solstizio estivo marziano avverrà quando da noi è il 12 luglio (come si legge qui). Perché non organizzare un party a tema con amiche e amici? L’astronomia offre tante occasioni buone per festeggiare!
Giove. Il pianeta più grande del Sistema Solare continua a essere osservabile nelle ore antelucane, ma il periodo di osservabilità va aumentando. Se a inizio mese lo si vede basso verso oriente dopo le 3.00 del mattino, a fine mese comincia a essere visibile intorno all’una di notte, sempre nella costellazione dell’Ariete. Tra l’11 e il 12 luglio, a notte inoltrata, si troverà in una bella congiunzione con la Luna calante, apprezzabile ad occhio nudo a patto di far tardi: la coppia sorge infatti poco prima delle ore 2.00.
Saturno. Nella costellazione dell’Acquario, sorge un paio d’ore prima di Giove e risulta visibile dall’una di notte a inizio mese, mentre a fine mese la sua visibilità comincia a raggiungere orari più comodi in quanto sorge intorno alle 23.00. Lo si osserva verso sud-est. Attorno alla mezzanotte tra il 6 e il 7 luglio sorgerà a oriente affiancato alla Luna calante.
Urano. Non molto distante da Giove, si trova anch’esso nella costellazione dell’Ariete, ai confini con il Toro, dalla parte dove c’è l’ammasso delle Pleiadi. Le sue condizioni di osservabilità vanno migliorando nel corso del mese: nel complesso, sorge una mezz’ora dopo Giove. Seppur debolmente visibile a occhio nudo (ma in un cielo davvero buio e terso), lo si vede meglio con un binocolo, mentre al telescopio mostra il suo disco di color turchese.
Nettuno. Si trova nella costellazione dei Pesci tra la posizione di Giove e quella di Saturno; per questo, sorgendo prima di Giove, lo si deve cercare con un telescopio a partire dalle 2.00 circa a inizio mese, da mezzanotte verso la fine.
Plutone. Classificato dal 2006 come pianeta nano, 134340 Plutone – questo il suo nome completo come corpo minore del Sistema Solare – il 22 luglio si troverà nella costellazione del Capricorno e all’opposizione, cioè nelle migliori condizioni di osservabilità per tutto l’anno in corso. Attenzione, non vi aspettate chissà quale spettacolo celeste: un sesto più piccolo della Terra, ma trentaquattro volte più lontano dal Sole, è impossibile da vedere a occhio nudo e difficile da cogliere anche al telescopio, dove appare come un flebile puntino indistinguibile dalle stelle di sfondo. Curiosità: il termine “pianeta nano” non significa “pianeta piccolo”, come sarebbe lecito pensare, bensì che non rispetta tutte le caratteristiche che si assegnano agli otto pianeti propriamente detti, quindi non è un pianeta secondo i criteri attuali.
Sciami meteorici: le Sud Delta Aquaridi
Tra il 28 e il 30 luglio si verifica il picco dello sciame meteorico della Sud Delta Aquaridi, potenzialmente in grado di arrivare a 20-25 meteore all’ora in condizioni ideali di osservazione. Le meteore sono in genere prodotte dalle polveri lasciate nello spazio vicino all’orbita terrestre dalle comete. Nel caso delle Sud Delta Aquaridi, non è ancora stata identificata con certezza la cometa progenitrice. Se il database del centro dedicato allo studio delle meteore dell’International Astronomical Union, l’organizzazione che raccoglie circa 12.000 astronomi al mondo, prudenzialmente non fa proposte al riguardo lasciando vuoto il campo dedicato, invece il database dell’agenzia spaziale statunitense NASA considera queste meteore originate dalla cometa P/2008 Y12 (SOHO).
La candidatura di maggior sostanza appare però quella della cometa 96P/Machholz, scoperta nel 1986 da Donald Machholz, astrofilo statunitense tra i maggiori scopritori di comete degli ultimi decenni. Machholz individuò la cometa visualmente, cioè scandagliando il cielo con i propri occhi attraverso l’oculare dei suoi strumenti, senza ausilio di supporti fotografici o dispositivi elettronici. La cometa 96P/Machholz appartiene al gruppo di comete definite “radenti”, in quanto nel loro passaggio attorno al Sole si avvicinano moltissimo a quest’ultimo. Ha un periodo orbitale di 5,29 anni, con un perielio (la distanza minima dal Sole) pari a 0,12 UA, cioè circa 18 milioni di km. Il suo passaggio più recente, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio di quest’anno, è stato immortalato dalla sonda spaziale SOHO in un video spettacolare.
Lo sciame di frammenti cometari sembra prospetticamente sgorgare dalla stella Delta della costellazione dell’Acquario, detta anche Skat (nome che deriva dall’arabo medievale e possiamo tradurre come “stinco”). La Luna crescente a fine mese (sarà piena il 1° agosto) disturberà un po’ l’osservazione nelle prime ore della notte, ma non vi preoccupate: il picco non è così pronunciato e lo sciame è visibile da metà luglio fino a metà agosto. Vi dice qualcosa? Certo, è il periodo in cui siamo tutte e tutti con il naso all’insù in attesa delle Perseidi, le meteore più famose, note tradizionalmente come “le lacrime di San Lorenzo“. In effetti, durante le serate di Etoiles et musique, l’iniziativa dedicata alle stelle cadenti che proponiamo nel nostro Osservatorio Astronomico ogni anno dal 10 al 13 agosto (quest’anno sarà la ventesima edizione), spieghiamo ai tanti partecipanti che la traiettoria delle Perseidi deve partire da nord est, dove c’è appunto la costellazione di Perseo. Mentre lo facciamo, ogni tanto capita che passi una meteora, proveniente però esattamente dalla parte opposta, da sud… Non è una Perseide, bensì una Sud Delta Aquaride, ma nessuno tra i visitatori protesta, anzi tutti applaudono!
Le costellazioni dell’estate
Veniamo ora al cielo stellato e alle costellazioni tipiche di queste nottate. Siamo all’inizio dell’estate e quindi il buio si fa attendere un po’, ma appena cala, in seconda serata, possiamo scorgere Boote con la brillantissima stella Arturo, la Corona Boreale, Ercole, il Serpente, Ofiuco e lo Scorpione, quest’ultimo basso sull’orizzonte meridionale.
Proprio al centro della costellazione dello Scorpione troviamo Antares. In greco significa “la rivale di Ares”, in quanto il suo splendore rossastro sembra rivaleggiare con quello di Marte, il cui nome greco è appunto Ares. Questa stella, la quindicesima più brillante del cielo, è una enorme supergigante rossa, circa 700 volte più grande del Sole! Per capirci, se si trovasse al centro del nostro Sistema Solare i suoi strati gassosi più esterni si troverebbero tra l’orbita di Marte e quella di Giove. Se già questo fa impressione, che ne dite della sua luminosità? Si stima che emetta circa 10.000 volte più luce visibile del Sole – ma se contiamo anche l’emissione alle altre lunghezze d’onda, soprattutto nell’infrarosso, l’energia complessiva emessa da Antares, cioè la sua luminosità bolometrica, è 100.000 volte più di quella del Sole!
Pur avendo un’età di una decina di milioni di anni, cioè relativamente contenuta per essere una stella (per confronto, il Sole è acceso da poco più di 4,5 miliardi di anni), Antares sta vivendo le fasi conclusive della propria evoluzione ed è ormai prossima a spegnersi. Data la sua massa, all’incirca 15 volte quella del Sole, compirà il suo atto finale in grande stile: quando l’equilibrio che tiene integra la stella si spezzerà definitivamente, nel nucleo stellare la forza di gravità supererà quella della pressione interna ed esso imploderà su sé stesso, generando una stella di neutroni, mentre gli strati esterni della stella esploderanno come supernova. Questo gigantesco fuoco d’artificio stellare porterà la stella a brillare per un tempo brevissimo miliardi di volte più del Sole: l’energia emessa sarà addirittura un centinaio di volte superiore a quella che il Sole emette nell’arco della sua intera esistenza!
Assistere a una supernova all’interno della nostra galassia è un fenomeno raro, basti pensare che non ne abbiamo osservata una dai tempi dell’astronomo tedesco Giovanni Keplero, nel 1604. Per cui è lecito chiedersi quando ciò capiterà ad Antares. Ebbene, secondo i modelli teorici, forse domani oppure entro uno-due milioni di anni… Non si può saperlo con certezza. Quel che conta è che Antares si trova a circa 550 anni luce da noi, distanza sufficiente perché l’impressionante botto cosmico non rappresenti una minaccia per la Terra, ma solo una grande opportunità di studio per i ricercatori e uno spettacolo indimenticabile per chi avrà l’occasione di ammirarlo a occhio nudo: il puntino della rossa Antares diverrà così brillante da rivaleggiare con la Luna piena, altro che Marte! Fortunati spettatori di un fenomeno tanto atteso? Certo, ma anche sfortunati, perché da quel momento in poi la costellazione dello Scorpione avrà perso la sua stella più brillante.
Una supernova si lascia dietro un cadavere stellare come una compatta stella di neutroni – questo sembra essere il caso di Antares – oppure, per stelle di massa maggiore, addirittura un buco nero. Proprio a questi oggetti astrofisici estremi così misteriosi è dedicata la 20a Scuola estiva di astronomia a Saint-Barthélemy, che organizziamo a Lignan da lunedì 10 a venerdì 14 luglio, rivolta corso a tutte le persone desiderose di approfondire le proprie conoscenze in ambito astronomico.
Al di là di questi scenari apocalittici, Antares è un’interessantissima stella doppia. La compagna, Antares B, è una stella di colore azzurro e di luminosità decisamente inferiore, il che rende assai ardua la sua osservazione con piccoli telescopi, in quanto la sua luce è sovrastata dallo splendore della supergigante.
Non a caso Antares B fu scoperta nel 1819 solo grazie a un’occultazione lunare. Il nostro satellite, orbitando attorno alla Terra, man mano che avanzava nascose prima una stella e poi l’altra, facendo registrare una doppia caduta di luce, prima della definitiva scomparsa del segnale luminoso. Inizialmente si pensò che l’effetto fosse dovuto alla luce di Antares riflessa e diffusa da una presunta atmosfera lunare, poi rivelatesi inesistente, mentre successive osservazioni confermarono la duplicità del sistema stellare.
Le due stelle sono separate da 550 Unità Astronomiche o U.A. (l’U.A. è la distanza media tra il Sole e la Terra e vale circa 150 milioni di chilometri). La coppia Antares A + B costituisce quindi una binaria fisica, cioè le due componenti si muovono insieme nello spazio, legate dalla reciproca attrazione gravitazionale, orbitando una attorno all’altra con un periodo superiore a 1.200 anni.
Prospetticamente non lontano da Antares c’è il famoso complesso delle nebulose di Rho Ophiuchi. Quest’ultima è una stellina che, come indica il nome, si trova nella costellazione dell’Ofiuco, ovvero il Serpentario, mitico sapiente del passato che sapeva trarre medicamenti e pozioni dal veleno delle serpi (tradizione culturale da cui deriva il simbolo delle farmacie, noto come caduceo, che rappresenta appunto due serpenti che avvolgono un bastone con le proprie spire).
L’Ofiuco si trova accanto allo Scorpione, ma i confini tra una costellazione e l’altra in cielo – come quello tra una nazione e l’altra sulla Terra – sono frutto della nostra invenzione. Non sorprenda quindi che in quella regione di spazio ci sia un vasto sistema di nubi interstellari di gas e polveri che, estendendosi per decine e decine di anni luce nelle tre dimensioni spaziali, travalicano i suddetti confini e si situano nei pressi di stelle di entrambe le costellazioni. Certe nebulose sono riscaldate dall’energia che ricevono dalle stelle e i gas che le formano, in particolare l’idrogeno che è nettamente il più abbondante, emettono a loro volta luce, tipicamente di un colore rosato: sono appunto le nebulose a emissione. In altri casi il gas è più freddo, ma le particelle di polvere riflettono la luce delle stelle, formando così nebulose a riflessione. In altri casi ancora, le nebulose sono fredde e opache, cioè non emettono luce, né la riflettono, né fanno passare quella degli astri che dal nostro punto di vista sono alle loro spalle: sono le nebulose oscure.
Il complesso, a oltre 400 anni luce, possiede nebulose di tutti e tre i generi, caratterizzate da un cromatismo affascinante. Prende il nome da Rho Ophiuchi perché la stella (in realtà un sistema multiplo di almeno cinque stelle gravitazionalmente legate tra loro) si trova nel bel mezzo dell’insieme di nubi, illuminando con luce bluastra una nebulosa a riflessione. Contiene anche nebulose a emissione, dal colore rosato o giallastro, e una rara nebulosa a emissione anch’essa gialla. Se poi aggiungiamo che, dal punto di vista terrestre, nella stessa zona di cielo compaiono la brillante Antares (più lontana a 550 anni luce, come già ricordato) e l’ammasso globulare M4, un ammasso di circa centomila stelle a 6.000 anni luce (secondo le misure aggiornate realizzate con la sonda Gaia dell’agenzia spaziale europea ESA), si comprende perché questa area sia tra i soggetti più popolari dell’astrofotografia!
Pur occupando nell’insieme un’area della volta celeste pari a circa un centinaio di volte il disco apparente della Luna piena, nessuna nebulosa del complesso di Rho Ophiuchi è visibile a occhio nudo, perché la loro luce è troppo debole per la vista umana. Per godere appieno della bellezza dei suoi colori bisogna usare strumenti e riprese fotografiche opportune, come quella che condividiamo dell’astrofotografo Alessandro Cipolat Bares, un amico del nostro Osservatorio Astronomico, che l’ha realizzata durante una spedizione in Namibia: se alle latitudini italiane, questa zona è molto bassa sull’orizzonte, dall’Africa australe la regione appare ben alta in cielo.
Torniamo allora alla visione a occhio nudo di questa zona di cielo. Alle latitudini del Medio oriente e in generale dell’area mediterranea, Antares appare sempre piuttosto bassa sull’orizzonte e quindi, per effetto della turbolenza atmosferica, maggiormente avvertibile a basse elevazioni, la sua luce, di un colore intensamente rosso, scintilla vistosamente. Gli antichi osservatori l’hanno quindi accostata all’immagine di un rosso cuore pulsante e per questo motivo le due stelle Sigma e Tau della costellazione dello Scorpione, che appaiono in cielo poco lontane da Antares (la prima più a nord, la seconda più a sud), sono state anticamente soprannominate Al Niyat, ovvero in arabo medievale “le arterie”.
Nel 2018 l’International Astronomical Union, l’associazione che riunisce circa 12.000 astronomi professionisti al mondo, ha riservato questo nome alla stella Sigma, battezzando formalmente Tau con il nome Paikauhale, che significa più o meno “vagabondo”. Non è un omaggio alla canzone manifesto dei Nomadi, bensì alla cultura della popolazione nativa delle isole Hawaii, che conoscevano così bene la volta celeste da riuscire ad attraversare in lungo e in largo l’Oceano Pacifico (ben più vasto del già esteso Mediterraneo!), orientandosi anche grazie alle stelle.
Ormai abbiamo compreso che se vediamo un astro accanto all’altro in cielo, la vicinanza è quasi sempre solo dovuta alla prospettiva. Ciò vale anche per Antares, Alniyat e Paikauhale: se la prima, come abbiamo già scritto, è a circa 550 anni luce da noi, le altre due sono rispettivamente a circa 570 e 470 anni luce.
A patto di avere un orizzonte meridionale sgombro da ostacoli, a tarda serata lo Scorpione è visibile per intero, dalle chele fino al pungiglione rappresentato dalle stelle Shaula (Lambda Scorpii) e Lesath (Upsilon Scorpii).
Dall’orizzonte rivolgiamo ora lo sguardo verso la regione zenitale del cielo, cioè sopra la nostra testa. Possiamo ammirare il Triangolo estivo, già alto al tramonto, ma ben visibile in seconda serata, quando c’è più buio (che a luglio si fa attendere, in particolare all’inizio del mese, quando abbiamo appena passato il solstizio d’estate). Il Triangolo estivo è un asterisma, o asterismo, ovvero un disegno realizzato con le stelle che però non è riconosciuto ufficialmente come una costellazione secondo i dettami dell’astronomia moderna. Esso è formato da tre stelle brillanti: Vega, nella costellazione della Lira, Altair nell’Aquila e Deneb nel Cigno, in ordine decrescente di luminosità apparente.
Delle tre stelle la più vicina a noi è Altair, a 17 anni luce. Altair è una stella nana, grande circa il doppio del Sole e 11 volte più luminosa Anche Vega è una stella nana, ma è posta più lontana, a 25 anni luce da noi, brilla 40 volte più del Sole e lo supera in dimensioni di due volte e mezzo circa. Deneb, invece, è molto più lontana. La sua distanza è molto grande, perciò piuttosto difficile da misurare, così vi sono varie stime non del tutto concordanti. Assumendo 2.600 anni luce (uno dei valori più attendibili proposti finora), la stella risulta essere una supergigante 200 volte più grande del Sole, ma soprattutto 200.000 volte più luminosa della nostra stella!
Di tutta l’energia che Deneb emette in ogni direzione dello spazio, sulla Terra ne arriva appena una minima frazione, a causa della grande distanza. Ecco perché, nella classifica della luminosità apparente, cioè quanto ci appaiono brillanti le stelle dal nostro particolare punto di vista, occupa solo la diciannovesima posizione. Alla luce di quanto scritto, però, possiamo affermare che Deneb è la stella più lontana e intrinsecamente più luminosa – cioè che emette complessivamente più energia – tra le prime venti nella classifica della luminosità apparente degli astri. Anzi, una tra le stelle intrinsecamente più luminose tra tutte quelle visibili a occhio nudo.
Le tre costellazioni cui appartengono queste tre stelle sono ricche di storia. Secondo la mitologia greca, la Lira rappresenta lo strumento musicale suonato da Orfeo, cantore e musico sublime capace di incantare uomini e animali. Sfortunatamente Orfeo perse la moglie Euridice, che fu morsa e uccisa da un serpente. Inconsolabile, il musico si recò nel regno dei morti, che i Greci immaginavano essere sottoterra, per ritrovarla. Raggiunti Ade, il dio di questo regno, e la moglie Persefone, li commosse suonando la lira e cantando il suo dolore per la perdita della moglie, al punto che essi permisero a Euridice di tornare nel mondo dei vivi. A patto, però, che Orfeo camminasse davanti a lei e non si voltasse mai a guardarla fino a che non fossero usciti entrambi dal regno dei morti. Purtroppo Orfeo, appena superata la porta del regno di Ade e Persefone, si voltò a guardare Euridice, senza pensare che ella, trovandosi un po’ indietro, non l’aveva ancora del tutto varcata. Così Orfeo la perse di nuovo e per sempre. Come tutti i miti, anche questo ha dei significati, e forse il più ovvio è l’invito a non guardarsi troppo indietro, ma a guardare avanti. Il passato vive dentro di noi, ma non può più essere cambiato, mentre il futuro è ancora tutto da scrivere.
Il Cigno rappresenta invece l’animale in cui si trasformò Zeus per sedurre Leda, dall’unione con la quale nacque Polluce. Quella stessa notte, però, Leda si congiunse anche al marito Tindaro, e da questa unione nacque Castore. Polluce e Castore sono rappresentati nella costellazione dei Gemelli, invisibile in cielo in questo periodo. Secondo un’altra interpretazione, il Cigno rappresenterebbe invece Orfeo stesso, posto in cielo vicino alla sua amata Lira.
L’Aquila infine identifica l’animale simbolo di Zeus, che portava e riportava al dio il fulmine che egli scagliava. L’aquila rapì Ganimede, descritto da Omero come il più bello degli uomini, per trasportarlo sul Monte Olimpo ove divenne il coppiere degli dei. Infatti a Ganimede è dedicata la vicina costellazione dell’Acquario.
Passaggi della ISS e della Tiangong sui cieli italiani
Le stazioni spaziali con equipaggio che orbitano attorno alla Terra sono due: la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che come ricorda il nome è frutto dello sforzo congiunto delle agenzie spaziali di più nazioni, cioè la statunitense NASA, la russa Roscosmos, l’europea ESA, la canadese ASC-CSA e la giapponese JAXA, e la stazione spaziale Tiangong (letteralmente “Il palazzo nel cielo”, che sembra quasi il titolo di un’opera di Gianni Rodari), che invece è gestita dalla cinese CMSA.
Entrambe possono essere viste a occhio nudo. La ISS è più estesa della Tiangong, quindi appare più brillante quando il passaggio è favorevole. Ma anche la Tiangong può essere notata. Ricordiamo che i parametri orbitali delle due stazioni spaziali possono variare, a seconda delle necessità di manovra, quindi le previsioni che riportiamo nel seguito potrebbero cambiare.
Dei numerosi passaggi che la ISS effettua anche sul nostro Paese nel mese di luglio, vogliamo evidenziare quello del 27 luglio 2023. Attraverserà il cielo da nord ovest a sud est, qualche minuto dopo le dieci di sera, quindi a un’ora comoda (i minuti precisi dipendono dalla località di osservazione), apparendo estremamente brillante (raggiungendo la magnitudine -3,9 a Roma, scelta come riferimento per la sua posizione centrale). Inoltre, come mostra la seconda cartina, lo si potrà vedere da tutta Italia, perché sorvolerà la parte occidentale della penisola dal settentrione al meridione. Un terzo aspetto positivo è rappresentato dal fatto che la sua traiettoria passerà molto in alto sopra le nostre teste, quindi sarà osservabile anche in presenza di ostacoli lungo l’orizzonte (come gli edifici nelle grandi città). Infine, dulcis in fundo, nella fase finale del passaggio vedremo la ISS scomparire all’improvviso alla nostra vista, nella regione dove c’è il Triangolo estivo! Sarà infatti entrata nel cono d’ombra che il nostro pianeta proietta nello spazio: ricordiamo che la ISS, come ogni altro satellite artificiale, si rende visibile soltanto in quanto riflette fino a noi la luce solare che intercetta dall’alto della sua orbita, a circa 400 km di altezza sopra la superficie terrestre.
La Tiangong sarà visibile solo nella parte finale del mese e sempre di prima mattina, quando il cielo sta diventando già chiaro per le luci dell’aurora. Per esempio il 28 luglio 2023, quando mancano una ventina di minuti alle cinque, sorvolerà l’Italia centrale da occidente a oriente, risultando quindi visibile da tutto il Paese. Meno brillante della ISS, ma comunque bella da vedere (raggiungendo la magnitudine -2,3 a Roma), comparirà all’improvviso là dove la ISS era scomparsa, cioè dalle parti del Triangolo estivo. Stavolta infatti la Tiangong uscirà dall’ombra della Terra, venendo illuminata dai primi raggi del Sole nascente che la raggiungono mentre si muove anch’essa attorno al pianeta, a 400 km di quota.
Se il cielo è sereno e fate tardi la notte, tra il 27 e il 28 luglio potrete vedere a occhio nudo nell’arco di poche ore entrambi gli avamposti dell’umanità nello spazio!
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