L'astronomo risponde Stelle Universo

Metodo astronomico

Ho un paio di domande da rivolgere.
Premesso che, come mi sembra di capire, l’astronomia è una scienza dove il metodo scientifico è poco applicabile dal momento che si tratta di analizzare, classificare cose che si trovano a distanze impressionanti.Tiziano

Caro Tiziano,
il metodo scientifico si basa su tre pilastri della ricerca: osservazioni, teorie e modelli con possibilità  di riscontro sperimentale, verifica delle previsioni e suggerimenti per nuove osservazioni. Da questo punto di vista il metodo scientifico non necessita
che l’oggetto di studio sia vicino a noi, magari in un laboratorio. Basta che sia osservabile con qualche strumento, in particolare tramite la luce che emette, e che il ricercatore sia in grado di estrarre dalle osservazioni alcune informazioni sulla natura dell’oggetto osservato. Questo è esattamente quello che fa l’astrofisica.

Quando si osserva lo spazio al di fuori del nostro sistema solare con potenti telescopi e si scattano foto le stelle sono considerate soli e le galassie un agglomerato di miliardi di soli. Se qualcuno dovesse dire: “è solo luce”, col metodo scientifico si è in grado di dire che sono miliardi di stelle come il nostro sole? E come?

La risposta a questa domanda sta proprio al fondamento della nascita dell’astrofisica, che si è verificata nel XIX secolo.
Dall’antichità  fino al periodo della seconda rivoluzione industriale di metà  ‘800, l’astronomia era una scienza che consentiva di misurare la brillantezza relativa delle stelle e altre sorgenti celesti di luce, la loro posizione e il loro moto relativo, la periodicità  o meno di alcuni fenomeni, e niente più. Soltanto grazie allo sviluppo della spettroscopia, la scienza che permette di interpretare i segnali contenuti nella luce, è stato possibile ottenere informazioni sulla composizione chimica della materia che emette luce, sul suo stato termodinamico (temperatura, densità  e pressione), e ciò ha aperto le porte alla comprensione dei fenomeni fisici tramite i quali la materia genera e assorbe radiazione luminosa. In definitiva, la luce porta informazioni sulla materia e consente quindi di capire che… non si tratta soltanto di luce. L’astrofisica applica la spettroscopia allo studio di tutto l’Universo.

Tutte le conclusioni che riguardano la lontananza delle galassie dalla Terra e la loro grandezza vengono fatte presupponendo che la velocità  della luce è costante, in tutto l’universo non cambia. Ma da quello che ho letto ad esempio i fotoni quando si formano nel nucleo del sole per raggiungerne la superficie viaggiano lentamente. Poi raggiunto lo spazio esterno partono alla velocità  che sappiamo. Ma come si fa ad escludere che procedendo nello spazio e incontrando quella che oggi viene chiamata materia oscura o qualcosa di simile non rallenti enormemente? A quel punto ci sarebbe molto di sbagliato per quanto riguarda quello che viene detto oggi sulle distanze e la grandezza dell’universo.

La velocità  della luce è una costante fondamentale della fisica, ma soltanto nel vuoto! Quando la luce attraversa un mezzo, solido o gassoso che sia, interagisce con la materia (come accennato sopra) e la sua propagazione è rallentata.
L’interno del Sole è molto denso e un fotone di luce non riesce a uscire nello spazio esterno senza prima essere stato assorbito e riemesso numerose volte dalle particelle che compongono la nostra stella. Questo è il motivo per cui la luce sembra viaggiare più lentamente che nel vuoto. D’altra parte, lo spazio tra le stelle contiene pochissima materia, quindi la luce può viaggiare indisturbata alla massima velocità  stabilita dalla natura.
Questa interazione radiazione-materia comunque avviene soltanto con la materia “ordinaria”, non con la materia oscura. Per definizione, la materia oscura non assorbe e non ri-emette luce, quindi non ne può influenzare la velocità  di propagazione.
Questo è anche il motivo per il quale ne capiamo ancora così poco dalla materia oscura: la luce non ci porta nessuna informazione su di essa!

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Scritto da

Antonio Maggio Antonio Maggio

Astronomo Associato presso l'Osservatorio Astronomico di Palermo, si interessa di radiazione ad alta energia proveniente da cromosfere e corone stellari, attività  stellare di origine magnetica e meccanismi di interazione tra stelle e pianeti in sistemi extra-solari. Fa parte del Gruppo di Programmazione ed è docente per il "Piano Lauree Scientifiche” dell'Università  di Palermo. E' stato coordinatore nazionale dei progetti dell'INAF "Astronomia e Società , tra tradizione e innovazione tecnologica" e "Nuove tecnologie e attività  di laboratorio per la diffusione dell'Astronomia", finanziati dal Ministero dell'Istruzione, Università  e Ricerca (MIUR) nell'ambito del programma ex L6/2000. E' attualmente caporedattore della sezione didattica del periodico EduINAF.

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