Aggiornato il 28 Agosto 2021
Come si riesce a fotografare la Luna? Ad esempio la così detta luce cinerea?
LiviaIl desiderio di ogni fotografo è quello di catturare in uno scatto quello che vede attraverso i suoi occhi, riuscendo magari a trasmettere la stessa emozione che la scena ha suscitato in lui. Questo non sempre è facile a causa della profonda differenza tra l’occhio umano e il sensore di una reflex. Per tale motivo, a volte è necessario utilizzare tecniche di scatto leggermente più elaborate. È questo il caso della luce cinerea.
Il problema principale per questo tipo di ripresa, consiste nella grande differenza di luminosità tra la falce di Luna direttamente illuminata dal Sole e la parte restante della superficie lunare illuminata di riflesso dalla Terra. Qual è il tempo di esposizione che ci permette di esporre correttamente entrambe le superfici? Semplicemente, non c’è! Nessun tempo e nessuna combinazione di ISO e apertura del diaframma ci consentiranno di catturare al meglio questa scena, a causa di una gamma dinamica troppo elevata e impossibile da gestire, anche per i sensori più moderni. Per fortuna la soluzione c’è e si chiama multiesposizione HDR (high dinamic range). La logica è molto semplice: se non possiamo catturare tutto con un unico scatto, faremo più scatti (da qui multiesposizione) in ognuno dei quali andremo ad esporre correttamente (ed una per volta), le varie zone della Luna. Teoricamente basterebbero 2 scatti, ma per avere meno problemi in fase di elaborazione il mio consiglio è di farne almeno 3: il passaggio tra luce e ombra risulterà così più graduale e questa darà una maggior naturalezza all’immagine. Il set-up migliore per fotografare la Luna in questa condizione è senza dubbio un telescopio e una montatura motorizzata, utilizzando la tecnica del fuoco diretto. In sostanza, tramite appositi anelli adattatori (denominati T ring) è possibile collegare la reflex all’alloggiamento porta oculari del telescopio, utilizzandolo come vero e proprio obiettivo!
Anche nel caso in cui non si disponga di una strumentazione così avanzata, sarà comunque possibile fotografare la luce cinerea, utilizzando semplicemente un cavalletto fotografico e una reflex, magari con un obiettivo da almeno 300 mm di focale. In tal caso però, non avendo un sistema che compensi gli effetti della rotazione terrestre, dovremmo adattare la lunghezza dello scatto alla focale dell’obiettivo. In sostanza quando si fotografa un oggetto celeste, c’è un tempo di esposizione massimo, superato il quale, il soggetto risulterà mosso. Per fotografare la luminosa luna piena non è necessario ricorrere a questa accortezza, perché per ottenere la giusta esposizione, basterà impostare un tempo di scatto molto breve, ampiamente al di sotto del tempo massimo di cui stiamo parlando. Diverso è il discorso quando si vuole fotografare qualcosa di molto più debole come la luce cinerea. In questo caso infatti serviranno tempi più lunghi, che dovranno rispettare però la regola del 300 (in rete la troverete più spesso sotto il nome di regola del 600 o del 400 a seconda della grandezza del sensore utilizzato e del fattore di crop).
Questa regola consente di calcolare il tempo massimo di esposizione in secondi, per una data focale di ripresa, semplicemente dividendo il numero 300 per la focale dell’obiettivo utilizzato! Scattiamo con un obiettivo da 150 mm? Per evitare il mosso, non dobbiamo superare il tempo massimo di 2 secondi. Ma se con questo tempo ancora non riuscissimo a catturare la tenue luce cinerea cosa possiamo fare? Semplice, si apre il diaframma (in modo da avere il rapporto focale più basso possibile, in genere f/2.8 per obiettivi luminosi oppure f/3.5 o f/4 per obiettivi meno “generosi”) e se ancora non dovesse bastare, potremmo incrementare il valore di ISO (anche a più di 800) per aumentare la sensibilità alla luce del sensore.
Torniamo, ora, alla tecnica HDR con un esempio chiarificatore.
Come è facile notare, aumentando gradualmente i tempi di scatto, si passa dalla corretta esposizione della zona ad illuminazione diretta, alla corretta esposizione della zona in ombra. In questo modo abbiamo un intervallo di luminosità esteso, che però si trova ancora distribuito su tre scatti distinti! È necessario quindi fondere le tre immagini con un software apposito.
Una possibilità è quella di utilizzare il software SNS-HDR Lite il cui eseguibile è liberamente scaricabile da sns-hdr.com. Questo programma completamente gratuito, restituisce un risultato di alto livello, l’installazione però richiederà qualche passaggio in più del solito. Il programma infatti, nella sua versione gratuita, viene rilasciato senza interfaccia grafica, che può essere però installata seguendo questa procedura.
Per prima cosa, dopo aver scaricato il software, occorrerà installarlo facendo semplicemente un doppio clic e avviando così la consueta routine di installazione.
Ora siamo pronti ad installare l’interfaccia grafica, scaricabile da AstronomiAmo. Apriamo il contenuto della cartella e copiamolo sul desktop. A questo punto, con un doppio clic sul file GUI facciamo partire l’interfaccia che ci presenterà questa schermata:
Cliccando sul pulsante SNS-HDR Lite si aprirà una finestra dalla quale dovremmo raggiungere la cartella di installazione del programma, solitamente nel percorso C:\Programmi\SNS-HDR Lite
, selezioniamo il file SNS-HDR.exe
e clicchiamo su Apri
. Il gioco è fatto! Ora abbiamo a disposizione uno dei migliori programmi di HDR, che non ha nulla da invidiare ai software commerciali.
L’uso del programma è molto intuitivo: carichiamo le nostre immagini attraverso il pulsante Select File(s)
in alto a sinistra, attraverso le apposite frecce portiamo il valore del Count file in set ad un valore pari al numero di foto caricate (5 nell’esempio). Gli altri parametri possiamo lasciarli invariati, ma se volessimo ad esempio scegliere un diverso formato dell’immagine, potremmo facilmente modificare l’output format impostandolo su jpg, in maniera tale da avere un file più leggero e pronto all’uso. Cliccando sul tasto Process
inizierà il processo di fusione. Dopo qualche minuto, il programma ci avviserà di aver completato l’elaborazione e troveremo il risultato nella stessa cartella di origine delle immagini. Se in fase di scatto non abbiamo commesso errori il risultato sarà davvero sorprendente!
Un ultimo ma fondamentale consiglio: quando la fase lunare diventa troppo avanzata, il bagliore generato dalla parte illuminata del nostro satellite diventa davvero ingestibile. Quindi utilizziamo questa tecnica esclusivamente nei primissimi giorni che seguono la Luna nuova!
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