Descrizione
Tipica dei cieli dell’emisfero sud, la costellazione della Corona Australe è la controparte meridionale della Corona Boreale. Anticamente visibile anche dall’emisfero nord (era infatti inclusa nel catalogo di 48 costellazioni redatto da Claudio Tolomeo), è oggi visibile quasi esclusivamente dai cieli meridionali. Conosciuta anche come Corona Sagittarii, il suo nome attuale è stato deciso nel 1922 dall’Unione Astronomia Internazionale.
Oggetti celesti più importanti
Nonostante sia meno luminosa della Corona Boreale, le due stelle più luminose della Corona Australe presentano una magnitudine apparente intorno a 4: Beta Coronae Australis, una gigante arancione di magnitudine 4.10 e Alpha Coronae Australis, nota anche come Alphecca Meridiana, una stella bianca di magnitudine 4.11. Sono presenti anche alcune stelle doppie, di cui la più luminosa è la Gamma Coronae Australis con una magnitudine di 4.23.
Tra gli oggetti non stellari, si segnala la Nube della Corona Australe, una nube molecolare. Questo genere di nubi è così chiamato poiché presenta caratteristiche di densità e temperatura che favoriscono la formazione dell’idrogeno molecolare. Al centro della Nube si trova un ammasso aperto costituito da diverse sorgenti infrarosse noto come Ammasso Coronet, particolarmente interessante per gli astronomi grazie alla presenza di numerose protostelle.
Mito
Sembra che la costellazione fosse nota già ai babilonesi come Ma.Gur, La corteccia. Secondo aòltri, invecd, Ma.Gur corrisponderebbe con Epsilon Sagittarii.
Per gli antichi greci la costellazione era legata al dio Dioniso. Zeus aveva, infatti, concepito Dioniso con la mortale Semele. Era, però, gelosa della relazione, persuase la donna, sotto mentite spoglie, a chiedere a Zeus di apparirle in tutto il suo divino splendore. Il re dell’Olimpo, non riuscendo a far desistere Semele dal suo intento, la accontentò, così la donna morì colpita dal fulmine. Zeus, però, salvò il neonato che, una volta divenuto adulto e dio del vino, depose nel cielo una corona in onore della madre.
La costellazione è nota anche in altre culture: presso i cinesi era la tartaruga celeste e indicava l’inizio dell’inverno, ruolo che ha perso a causa della precessione degli equinozi; presso i San del Sud Africa era la casa dei rami e rappresentava un gruppo di uomini seduti intorno al fuoco. Anche i popoli del pacifico conoscono questa costellazione, come ad esempio alcune tribù aborigene australiane (i boorong e gli aranda), che la associavano ad alcuni manufatti tipici del luogo, come il boomerang o il coolamon, una sorta di cesto usato per trasportare i bambini.