Descrizione
L’Acquario è una costellazione zodiacale di grandi dimensioni composta da stelle relativamente poco luminose e posta tra il Capricorno e i Pesci. La sua forma richiamerebbe un’urna inclinata che sta versando dell’acqua grazie a una serie di stelle che sembrano disposte a “cascata”. Praticamente impossibile da osservare dalle aree urbane, è una costellazione tipica dell’autunno boreale.
Oggetti celesti più importanti
Le due stelle più luminose dell’Acquario sono Beta Aquarii, in arabo Sadalsuud, il fortunato dei fortunati, una stella gialla con magnitudine 2.90, e Alpha Aquarii, in arabo Sadalmelik, il fortunato del re, una stella gialla di magnitudine 2.95.
Delle altre stelle, Gamma, Zeta, Eta e Pi Aquarii costituiscono l’asterismo dell’Urna, ovvero la brocca piena d’acqua.
Tra gli oggetti non stellati, l’Acquario ospita una delle più note nebulose planetarie, la Nebulosa Elica, NGC 7293, non facilmente visibile a causa della sua magnitudine di 7.6
Più semplici da individuare, invece, sono gli ammassi globulari M2 ed M72.
Sempre nella costellazione dell’Acquario si trova, poi, la nana rossa Gliese 876, distante poco più di 15 anni luce dal Sole, con un suo sistema planetario, al cui interno si trova una Super Terra con una massa stimata tra le 6 e le 8 volte quella del nostro pianeta.
Mito
Di origine babilonese, l’Aquario rappresentava il dio Ea, tra le altre cose dio dell’acqua, della conoscenza e della creazione. Era spesso raffigurato con in mano un vaso traboccante, e probabilmente per questo era associato alle inondazioni. Tale associazione la si ritrova anche presso gli Antichi Egizi, che ovviamente vedevano in questa costellazione l’inondazione annuale del Nilo.
Nella tradizione dell’Antica Grecia la costellazione dell’Acquario è invece associata a diversi miti. Forse il più ovvio e semplice è quello di considerare l’Acquario come l’urna da cui ha origine il ruscello dentro il quale nuota il Pesce Australe.
Secondo un altro mito, invece, è associato alla versione greca del diluvio universale e all’avventura di Deucalione e della moglie Pirra che, dopo nove giorni di navigazione, approdarono sulle rive del Monte Parnaso.
Altro mito particolarmente noto è quello che associa la costellazione con Ganimede, il giovane troiano rapito da Zeus per diventare il coppiere degli dei. Il rapimento venne portato a termine da un’aquila, rappresentata nell’omonima costellazione.