Aggiornato il 20 Novembre 2020
La cometa Churyumov-Gerasimenko è una delle tante che va a zonzo per il nostro Sistema Solare. Il suo periodo orbitale è di 6,45 anni terrestri e venne scoperta nel 1969 da Klim Ivanovich Churyumov dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Kiev mentre stava esaminando le foto scattate quello stesso anno da Svetlana Ivanovna Gerasimenko, che era in caccia della cometa Comas Solà¡.
La cometa è diventata famosa nel 2014 quando la sonda dell’ESA Rosetta (con cui a volte viene indicata la cometa) si è inserita in orbita intorno alla cometa stessa dopo un viaggio durato 10 anni e una traiettoria piuttosto complicata. La traiettoria complicata di Rosetta è figlia dei molti effetti fionda necessari per avvicinarsi alla Churyumov-Gerasimenko e dei cambiamenti in corso d’opera della missione, che era stata inizialmente progettata per andare a studiare altre comete. Alla fine la sonda ha rilasciato il lander Philae. L’atterraggio, purtroppo, non è stato ottimale, e il lander non è riuscito a inviare i dati sul terreno di cui è costituita la cometa. Le uniche informazioni inviate da Philae sono state un video su una sorta di tempesta di neve che sferza la superficie della cometa e il suo spessore minimo, di circa 20 cm, probabilmente costituiti da una mistura di ghiaccio e polvere.
Inoltre alcuni degli strumenti montati sul lander hanno inviato dati compatibili con la presenza sulla cometa di composti organici.
I dati forniti dalla sonda Rosetta, invece, suggeriscono la presenza di un vapore acqueo leggermente differente rispetto a quello presente sulla Terra, essenzialmente per il diverso rapporto tra idrogeno e deuterio. Inoltre la cometa presenta anche grandi quantità di ossigeno libero.
Una missione complicata che, però, ha fornito ulteriori indizi a supporto dell’idea che sono proprio le comete a trasportare all’interno del Sistema Solare gli ingredienti principali su cui si basa la vita così come la conosciamo.
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