Aggiornato il 28 Novembre 2024
Ottobre è un mese importante per le missioni spaziali visto che il 4 ottobre del 1957 ha avuto inizio l’era spaziale con il lancio del primo satellite, lo Sputnik. Attualmente la maggiore attrazione del cielo resta la Stazione Spaziale Internazionale, una nave nata dalla collaborazione di cinque agenzie come NASA (USA), RKA (Russia), ESA (Agenzia Spaziale Europea), JAXA (Giappone) e CSA-ASC (Canada). La costruzione è iniziata nel 1998 con il primo modulo, chiamato Zarya, e la sua operatività ha visto alternanza di un gran numero di astronauti di diverse nazioni, il che dovrebbe andare avanti fino al 2024, anno nel quale è prevista la fine della missione con conseguente deorbiting e distruzione in atmosfera, da concludere entro il 2028. Successive contrattazioni mirano comunque a privatizzare la struttura, estendendone la durata negli anni a venire.
Le finalità della ISS sono prettamente scientifiche e tecnologiche dal momento che la Stazione serve a test di tecnologie di esplorazione spaziale, sviluppo di tecnologie mirate a viaggi di lunga durata, ricerca in microgravità nei campi di biologia, chimica, medicina, fisiologia e fisica. Si muove intorno alla Terra in orbita bassa “ tra 330 e 410 chilometri “ alla velocità media di 27.600 chilometri orari. Le sue dimensioni, paragonabili a un campo di calcio, rendono la ISS ben visibile a occhio nudo durante i passaggi notturni.
I passaggi si susseguono con un periodo di circa novanta minuti e sono perfettamente prevedibili, il che rende possibile prepararsi all’osservazione a occhio nudo e alla fotografia. Anche se i passaggi si verificano ogni novanta minuti, tuttavia, non sempre è possibile osservare la ISS visto che per poter assistere al passaggio occorre una condizione favorevole che coinvolge la Stazione stessa, la Terra e il Sole. Se la ISS brilla è perchè riflette i raggi del Sole verso la nostra direzione, il che significa che un passaggio può essere “visibile” se la posizione geometrica della Stazione è tale da essere illuminata dal Sole tramontato da poche ore, o prossimo alla levata, nel luogo di osservazione. Eccezione si ha quando la Stazione, pur alta e visibile in cielo, attraversa il cono d’ombra proiettato dalla Terra, lo stesso che genera le eclissi di Luna. Non è raro che il passaggio venga interrotto a metà , con la Stazione che improvvisamente sembra sparire nel cielo proprio a causa dell’ingresso nel cono d’ombra. I momenti più favorevoli sono quindi quelli che corrispondono a una geometria ISS-Sole-Terra che generalmente si ha in prima serata o nella seconda parte della notte, più o meno a ridosso dell’alba.
Passaggi prevedibili, quindi, ma sempre con il rischio di sorprese a medio termine visto che le orbite sono suscettibili di modifiche anche improvvise in seguito ad accensione di motori. Un esempio c’è stato proprio a fine settembre 2020, quando per schivare un detrito spaziale è stato necessario accendere i motori per due minuti e mezzo modificando la traiettoria e l’orario dei passaggi.
Per osservare il passaggio della ISS non serve nulla di particolare: occhi, un orario ben preciso e punti di riferimento. Questi punti di riferimento sono dati dagli orizzonti di inizio e di fine del transito, nonchè dall’altezza raggiunta dalla nave spaziale durante il passaggio. In genere altezze sotto i 20° non offrono particolari spunti di osservazione e possono essere tralasciati, ma per una situazione completa è bene fare affidamento a siti web come quello dell’Associazione AstronomiAmo, in grado di fornire orari e altezze per il proprio luogo di osservazione.
Cosa vedranno i vostri occhi durante un passaggio? Chi di voi ha avuto modo di vedere Venere nel cielo, o Giove, può farsi una idea sulla luminosità che può raggiungere la Stazione Spaziale. Potrete quindi vedere una “stella molto brillante in movimento molto rapido nella volta celeste, tanto da percorrere un tragitto intero da un lato all’altro del cielo in dieci minuti. Potrebbe essere confusa con un aereo, ma in realtà la luce emessa è molto diversa quindi non farete fatica a riconoscere la ISS. Un aereo ha luci bianche e rosse e, soprattutto, lampeggianti mentre la ISS appare di luce intensa, bianca, uniforme e fissa.
Fotografare la ISS è una cosa abbastanza semplice, che non richiede competenze particolari se non quella di saper eseguire una lunga esposizione. Ovviamente sarà necessaria una fotocamera, non necessariamente una reflex, ed un cavalletto fotografico. Nulla vieta di fotografare il passaggio della stazione spaziale con un moderno cellulare dotato di modalità manuale. Anche qui sarà necessario utilizzare un cavalletto. La cosa fondamentale in questo caso è calcolare il tempo di esposizione più adatto. I transiti della ISS possono avvenire in qualsiasi orario, ovviamente i transiti fotografabili saranno quelli nei quali il Sole sarà tramontato già da un po’. La luce del crepuscolo infatti renderebbe impossibile una esposizione sufficientemente lunga da catturare la scia del satellite. Se il passaggio avviene molto più tardi del tramonto non abbiamo particolari problemi, regoliamo la messa a fuoco (in manuale se l’autofocus dovesse fallire) e impostiamo lo scatto più lungo possibile, compatibilmente con le condizioni del cielo (fase lunare, inquinamento luminoso). In questo modo cattureremo una lunga scia e lo scatto avrà sicuramente un grande fascino. Per quanto riguarda il valore di ISO, converrà impostare un valore compreso tra 200 e 800 sempre in considerazione delle condizioni di luminosità della scena. La focale dell’obiettivo influenzerà la composizione: se ci troviamo in una ambientazione suggestiva possiamo utilizzare un obiettivo grandangolare (dagli 8 ai 16 mm) in modo tale che il paesaggio faccia da cornice al passaggio della ISS. Se invece scattiamo da un luogo fotograficamente meno interessante, converrà utilizzare un obiettivo a focale più lunga (comunque non oltre i 50-70 mm) in modo da includere solamente gli elementi paesaggistici più interessanti, un albero o il profilo di una montagna ad esempio. In ogni caso lasciamoci aiutare dall’esposimetro e non commettiamo l’errore di impostare tempi di esposizione troppo lunghi se il cielo è ancora troppo luminoso. Ovviamente in una situazione del genere dovremmo chiudere il diaframma (anche oltre f/11) e impostare ISO ad un valore basso per cercare di limitare la luce in arrivo sul sensore. In extremis sarà possibile utilizzare filtri neutral density (filtri scuri che limitando il passaggio di luce aumentano il tempo di esposizione anche in pieno giorno).
Riportiamo, a titolo di esempio, la mappa del Cielo con un passaggio della SSI visibile dal Centro Italia per il giorno 2 ottobre 2020. Per conoscere i passaggi relativi alla data desiderata (a meno di modifiche della traiettoria dell’ultima ora) e dalla vostra località di osservazione, potete fare riferimento al sito di AstronomiAmo: sarà sufficiente entrare per avere orari e mappe impostati correttamente.
2 Ottobre ore 20.17, da orizzonte N-O a orizzonte N-E e altezza massima di 37°
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