Aggiornato il 4 Settembre 2021
Concludiamo (per ora?) le nostre chiacchierate con gli esperti nellambito del progetto Destinazione Futuro. Oggi è con noi Piero Schiavo Campo, laureato in astrofisica, informatico e due volte vincitore del premio Urania, concorso letterario di fantascienza. Siamo tutti curiosi di ascoltare le sue parole.
La stragrande maggioranza delle risposte che abbiamo ricevuto indica i film e le serie televisive come “vettore” preferito della fantascienza – sul podio: Star Trek; Interstellar; ET. C’è però una frazione significativa di amanti di libri e fumetti e quasi un terzo indica l’opzione sogno a occhi aperti. C’è ancora un futuro per il libro di fantascienza? I film, in fondo, non sono un limite alla fantasia?
La domanda vera è se c’è ancora un futuro per il libro, di fantascienza oppure no. Appartengo a una generazione di fanatici dei libri, a casa mia non so più letteralmente dove metterli, l’idea che il libro potrebbe non avere un futuro mi sgomenta. Però devo riconoscere che questo sgomento è figlio di un atteggiamento soggettivo e non ha nulla che lo giustifichi in assoluto. Forse i ragazzi di oggi leggono meno di noi, ma in compenso il loro rapporto con gli strumenti multimediali è molto più aperto. Magari nel giro di pochi anni nasceranno nuove forme d’arte; che ne so? L’ipertesto creativo (sono decenni che se ne parla, e nessuno ha mai capito come realizzarlo), oppure la scrittura collettiva…
Questo traspare anche dalle risposte sui libri preferiti: un terzo circa non risponde o non legge fantascienza. Tra chi legge fantascienza, Isaac Asimov è forse il nome più frequente nella lista dei libri o fumetti preferiti. Vuoi raccontarci cosa ti ha portato a scrivere di fantascienza? Hai un autore preferito? Qual è l’ingrediente principale delle tue storie?
Sono diventato un fantascientista per caso: nel 2012 ho scritto “L’uomo a un grado kelvin”, un romanzo giallo ambientato nel futuro. L’ho mandato al premio Urania di Mondadori e, del tutto inopinatamente, ho vinto; questo mi ha proiettato nel mondo della fantascienza italiana. Sono stato un appassionato di fantascienza soprattutto da ragazzo. Ho amato Asimov, ma anche altri autori (in particolare Jack Vance e Robert Sheckley). Credo nella fantascienza soprattutto come letteratura di idee. A mio parere un buon “oggetto” fantascientifico nasce dall’incontro tra una buona idea e il suo logico sviluppo narrativo (anche se la fantascienza di oggi tende spesso a virare sul versante letterario).
L’astronomia multimessaggera è stata un elemento chiave dell’impressionante sviluppo delle conoscenze degli ultimi decenni. Studiare un oggetto a tutte le frequenze elettromagnetiche, “vedere” le onde gravitazionali, misurare la profondità dei pozzi gravitazionali degli ammassi di galassie e la distribuzione della materia oscura, sono tutte cose davvero entusiasmanti. Per quanto riguarda il futuro, credo che le simulazioni con il computer saranno sempre più rilevanti nella ricerca. Gli oggetti cosmici sono spesso così complessi (si pensi a un disco protoplanetario, o alla situazione fisica della materia che circonda un gigantesco buco nero in un nucleo galattico) che una loro descrizione matematica non è possibile. Già oggi i computer sono utili all’astrofisica quanto le nuove generazioni di telescopi.
Tra tutti i campi della scienza del futuro suggeriti dai nostri lettori, quali si prestano meglio alla fantascienza del futuro? Esopianeti e vita? Viaggi spaziali e sfruttamento delle risorse? Materia e energia oscura? Cosmologia o astronomia multimessaggera? O infine robotica o tecnologia in generale?
Difficile rispondere. Personalmente credo che il sottogenere detto “cyberpunk” (tutto ciò che ha a che fare con l’evoluzione dell’informatica, della cibernetica, con la simbiosi uomo macchina ecc.) continuerà a farla da padrone. Qualche anno fa mi capitò di leggere un articolo scritto da un neuroscienziato, in cui si leggeva tra l’altro che l’upload di una mente umana non comporta semplicemente la mappatura completa del connettoma, ma anche quella dell’informazione relativa ai meccanismi sinaptici, e non è pensabile che sia possibile realizzarlo prima di almeno cento anni. Ricordo che feci un salto sulla seggiola: per me, che non sono un neuroscienziato, l’upload di una mente umana faceva parte della fantascienza quanto il motore a curvatura del capitano Kirk, e l’idea che un addetto ai lavori ne accennasse come a un’ipotesi futuribile ma non insensata mi sembrava sbalorditiva. Supponiamo di avere memorizzato in un database tutta l’informazione relativa al funzionamento del cervello di un uomo; questo significa che potremmo “farlo rivivere” scaricando l’informazione stessa in un computer connesso con il mondo attraverso sensi artificiali? Questa operazione potrebbe essere ripetuta un numero arbitrario di volte, creando innumerevoli cloni di una certa personalità (una prospettiva davvero inquietante). Ci sarebbero problemi legali: la mente “downloadata” potrebbe rivendicare la proprietà dei beni posseduti dal suo originale… insomma, dal punto di vista fantascientifico una vera festa!
RobiPrisa afferma che le forme di vita extra-terrestre Non [saranno] molto diverse dalle terrestri, visto che la Terra non è poi così diversa dal resto dei corpi celesti, mentre ilCozzo21 dice Non mi riesce immaginarle, potrebbero anche provenire da luoghi dove la fisica non è come la conosciamo noi. Tu come immagini le forme di vita extra-terrestre? Quelle che potrebbero esistere nell’Universo, non quelle della fantascienza! È più rassicurante pensare che esistano esseri uguali a noi, oppure che la fantasia della natura permetta forme di vita diversissime?
La possibilità che gli alieni ci assomiglino, a mio parere, è davvero trascurabile. Anche supponendo che il meccanismo DNA – proteine sia universale (non lo sapremo finché non troveremo esempi di vita aliena), tale meccanismo sulla Terra ha prodotto esseri diversissimi tra loro. Certo, l’ambiente condiziona la forma; pesci e delfini “si assomigliano”, anche se si sono evoluti in modo diverso. In questo senso è possibile che la vita “procariota” sia simile ovunque si sia formata; in fin dei conti, un batterio è un’entità vivente perfettamente costruita per sopravvivere in qualsiasi situazione in cui esista acqua allo stato liquido. “Al di sopra” dei procarioti il discorso si fa complicato. Qui da noi il percorso è stato eucarioti -> eucarioti pluricellulari -> tessuti e specializzazione cellulare -> cellule nervose -> società e culture, ma non è detto che questo percorso sia l’unico possibile. Quanto mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo da sapere che cosa c’è nell’oceano di Europa [una luna di Giove, ndr], o nei fiumi di metano liquido di Titano [una luna di Saturno, ndf]!
A questo punto come consideri le risposte alla domanda sul nostro diritto di terraformare un pianeta? Cosa porta quasi la metà a rispondere di sì e meno di un terzo a dire di no? Hubris o paura di non avere una “casa” domani? O invece dobbiamo Evitare di disturbare gli alieni come suggerisce Frida?
Ovviamente il problema si pone solo se gli alieni ci sono: non vedo perché la nostra specie dovrebbe farsi degli scrupoli ad adattare alle esigenze umane sassi cosmici privi di vita come la Luna. Diverso è il caso di mondi che possono ospitare forme di vita (o averle ospitate nel passato). In realtà, temo che la “terraformazione” sia un caso estremo di “contaminazione”, e che la contaminazione non sia evitabile se non rinunciando del tutto all’esplorazione spaziale. Per quello che so, è praticamente impossibile sterilizzare una sonda o una navicella di qualsiasi tipo in modo da essere certi che non porti con sé microorganismi terrestri.
Molti ci hanno detto che nel primo contatto con gli alieni è importante dimostrare che veniamo “in pace”. LIM666 ci dice che si immagina eventuali alieni come Prevalentemente ostili, in cerca di risorse facilmente sfruttabili venuti per impiantare nuove colonie dove per noi non ci sarebbe posto. E in fondo, se pensiamo al colonialismo sulla Terra, non viene da pensare che gli alieni non possano che essere cattivi? Cosa ne pensi come scrittore di fantascienza?
Una domanda davvero intrigante, che meriterebbe una risposta molto più lunga di quella che può essere data qui. Che cosa significa “essere cattivi”? Si potrebbe rispondere: badare solo al proprio interesse, non curarsi dei risvolti “etici” delle proprie azioni. In questo senso, però, qualsiasi animale è “cattivo”: il meccanismo darwiniano è inesorabile, in natura il “mors tua, vita mea” è la norma. Noi, però, ci preoccupiamo dei risvolti etici. Perché? Perché siamo migliori degli animali? La storia umana dimostra che non è così. Basta leggere un libro come “Il racconto dell’Uomo” di Toynbee per rendersi conto di come la strage, lo sterminio, il genocidio siano stati gli strumenti fondamentali con cui le cosiddette civiltà si sono imposte nel corso dei secoli. La tendenza a considerare anche il nemico come meritevole di rispetto o di pietà è piuttosto recente, viene da pensare che la specie umana abbia attraversato una sorta di soglia di consapevolezza su questo tema. Quando? È difficile a dirsi. Di sicuro i capi del terzo Reich questa soglia non l’avevano attraversata, ma il resto del mondo rimase tramortito dall’orrore, quando si seppe che cosa avevano fatto ad Auschwitz e a Buchenwald. Insomma, io credo che la necessità di considerare le proprie azioni in senso etico sia un tratto emergente che prima o poi deve comparire, nel percorso di crescita di una cultura, terrestre o aliena che sia. In questo senso, ritengo che gli “alieni cattivi” della fantascienza siano solo la proiezione della paura che la specie umana incute ancora a se stessa, quando pensa agli errori (e agli orrori) della propria storia.
Qual è la più grande lezione che la scienza può o dovrebbe imparare dalla fantascienza? Gabriella Cordone Lisiero ci scrive usare l’immaginazione: ma in fondo gli scienziati già lo fanno, Lamberto Non scherzare col fuoco, Giulia Sorrentino Tutto è possibile e niente si può programmare e 42 Tutto può avere delle conseguenze inaspettate. Infine, Francy semplicemente suggerisce: ironia. Tu sei più d’accordo con Mai smettere di sognare e osare di Umberto Genovese o con Moderare l’arroganza di Amonet?
Dipende se parliamo di scienza in senso teorico oppure in senso sperimentale (osservativo). Confesso che la scienza sperimentale esercita su di me un fascino enorme; il fatto che siamo stati in grado di trovare soluzioni pratiche a problemi che sembravano assolutamente insormontabili mi rende orgoglioso di far parte della specie umana. Per gli sperimentali e per gli osservativi credo che mai smettere di sognare e osare sia un comandamento da rispettare sempre. Diverso è il caso dei teorici. Intendiamoci: ho la massima ammirazione e il massimo rispetto per i fisici teorici. Del resto, loro sanno che tu li ammiri. Non perdono occasione per fissarti dall’alto, mentre strisci sul pavimento cercando di capire i loro modelli che, è ovvio, richiederebbero anni di studio per essere anche solo avvicinati (ammesso che tu ci riesca). Credo che anche i teorici abbiano il diritto/dovere di sognare; qualcuno di loro, però, dovrebbe appendere nella stanza in cui si chiude per pensare un cartello con la celebre citazione di Shakespeare: There are more things in heaven and earth, Horatio, than are dreamt of in your philosophy. Così, giusto per ricordarselo.
Sempre sulla lezione della fantascienza… L’Universo è abbastanza pazzesco e gli scienziati non fanno una piega con getti che escono da buchi neri, spazio-tempo che si stiracchia… il tuo passato di astrofisico è un arricchimento per lo scrittore di fantascienza? Paolo Morini nota che … nessun romanzo di fantascienza ha predetto internet… Secondo te: realtà batte fantasia o il contrario?
Realtà batte fantasia, al punto che sta diventando difficile trovare idee fantascientifiche veramente nuove, che siano in grado di “stupire” il lettore. A parte questo, io credo che il possesso di una cultura scientifica di base sia importante, per chi fa fantascienza, per evitare quello che Lawrence Krauss chiama “bla-bla scientifico“. Vorrei chiarire cosa intendo. Nel film “Solaris” di Tarkovsky (1972) a un certo punto lo scienziato del gruppo dava agli altri una “spiegazione” delle strane apparizioni che li tormentavano, dicendo: potrebbero essere neutrini tenuti insieme dal campo magnetico. Quando uscì ero studente in fisica e, ammetto, un po’ estremista nel mio modo di vedere il mondo: mi alzai dalla seggiola e uscii dal cinema. Anche Star Trek dice spesso assurdità ma, almeno nelle vecchie serie, non sono così fastidiose. Se mi dici che per alimentare i motori a curvatura serve il dilitio, la mia reazione è: vabbè, potrebbe pure essere. Non so che cosa sia un motore a curvatura, e neanche che cosa sia il dilitio, ma nel futuro potrebbero scoprirlo. I neutrini, però, sono già stati scoperti. Nel 1972 era assolutamente noto alla scienza che si trattava di particelle difficili da far stare insieme e, soprattutto, che essendo neutre, non sarebbero state confinabili con campi magnetici. Insomma, se la fantascienza usa una terminologia scientifica “reale”, dovrebbe avere il buon gusto di usarla in modo appropriato.
E infine, una serie di domande a botta e risposta:
Qual è secondo te l’ultima frontiera dell’umanità?
Abbiamo acquisito il potere degli dèi, ma non la loro saggezza. Adesso ci troviamo a un bivio: o impariamo a gestire le nostre capacità, oppure distruggeremo noi stessi e il mondo che ci circonda. Ho l’impressione che questo passaggio implichi trasformarci da animali (quello che ancora siamo) in “qualcos’altro” (una mente planetaria? La consapevolezza del pianeta?). Non saprei dire quanto sia distante questa frontiera, come si farà ad attraversarla, e neppure se sarei felice di vivere “dopo” la trasformazione…
Come ti fa sentire questa ultima frontiera? Spaventa? Incuriosisce? Entrambe?
Entrambe
Siamo soli nell’Universo?
In generale, credo di no. Dipende però da che cosa vuol dire essere soli. I batteri (o qualcosa di simile ai batteri) potrebbero essere molto diffusi nell’Universo. Altre specie pluricellulari di tipo eucariota che abbiano creato culture tecnologiche, invece, potrebbero essere molto rare.
Descrivi in quattro parole il mondo di domani: una cosa bella, una brutta, una conquista, una perdita
Bella: Consapevolezza collettiva; Brutta: Perdita di individualità; Conquista: Pace; Perdita: Diversificazione culturale, ci aspetta l’omologazione.
Infine vorremmo sapere anche da te: qual è la più grande lezione che la scienza può imparare dalla fantascienza?
Usare la fantasia. Sfondare il muro dell’ovvio. Vedere il rovescio delle cose. Intendiamoci: la scienza già lo fa, l’ha fatto innumerevoli volte in passato; si potrebbe quasi dire che la maggior parte delle grandi scoperte sono avvenute perché qualcuno è andato al di là dell’ovvio. Quando, nel 1905, Einstein ha osato affermare che, se l’elettromagnetismo di Maxwell e la meccanica di Newton non andavano d’accordo forse l’errore era nella meccanica, ha fatto davvero la parte del bambino della favola: l’unico disposto a dire (quello che tutti vedevano) che l’imperatore andava in giro nudo…
E ricordando, secondo uno dei maestri della fantascienza, che
vi invitiamo a restare con noi ancora un po’: alla fine del mese uscirà una riflessione collettiva da parte degli organizzatori del progetto Destinazione Futuro. Chissà, se rispondete ancora in tanti al questionario ci saranno nuovi spunti di riflessione e nuovi esperti. In fondo, domani è un altro giorno.
posso dire che mi piacerebbe discutere di più di questi temi con mio fratello, da astrofisico a filosofo, da scrittore di fantascienza a poeta, al di là dello schermo video. Giovanni Schiavo Campo
Possiamo organizzare un incontro… ?