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Dante e l’astronomia

Immergiamoci dentro le atmosfere della Divina Commedia per capire qualcosa di più dell'astronomia ai tempi di Dante Alighieri.

Aggiornato il 21 Luglio 2021

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Ritratto di Dante Alighieri di Luca Signorelli, nella Cappella della Madonna di S. Brizio, Cattedrale di Orvieto

La Divina Commedia racconta una storia straordinaria, scritta da un famoso poeta vissuto nel Medioevo, intorno al 1300, di nome Dante Alighieri. Si tratta di un poema allegorico-didascalico il cui protagonista è lo stesso autore, scelto dal Signore per poter poi narrare agli uomini ciò che aveva visto durante il suo fantastico viaggio.
Senza dubbio è uno tra i capolavori più rappresentativi della cultura italiana ed è universalmente considerata come una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi, resa sensazionale dalla sua struttura, dalle tematiche trattate e dal modo in cui il sommo poeta espone e rappresenta la drammatica realtà del suo tempo.
Nella Divina Commedia il poeta fa uso dell’astronomia per legare il suo viaggio simbolico e allegorico alla realtà. Le conoscenze astronomiche vengono usate per indicare lo scorrere del tempo, ma l’astronomia è anche un punto di riferimento, una bussola per orientarsi. Le sue conoscenze di astronomia derivano dalla lettura delle opere di antichi autori e, di conseguenza, l’astronomia della Divina Commedia è basata sul sistema tolemaico, con la Terra immobile al centro dell’Universo, intorno alla quale ruotano Sole e Luna e, mediante cicli ed epicicli, i cinque pianeti all’epoca conosciuti, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno(1)Sole, Luna e pianeti costituiscono le sette sfere tradizionali, cui segue il Primo Mobile, che genera il moto delle sfere sottostanti, e sopra al Primo Mobile c’è solo l’Empireo, sede dei beati e di Dio.
Dante, nella descrizione del suo viaggio, dimostra di conoscere le costellazioni e i movimenti delle stelle e dei pianeti, ma anche il fenomeno della precessione degli equinozi, il cui risultato è un lentissimo moto di precessione della posizione delle costellazioni sulla sfera celeste, con un ciclo di circa 26.000 anni, la cui conseguenza è la variazione in cielo dei punti equinoziali, che indicano il momento dell’arrivo della primavera e dell’autunno, anno dopo anno.

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Quando Dante parla di stelle si riferisce alla configurazione astronomica del cielo reale e alle costellazioni dello zodiaco, che nulla hanno a che vedere con i segni zodiacali proprio perché il moto di precessione fa cambiare col tempo in cielo i punti di riferimento astronomici. Questa distinzione è importante per non incorrere in errori di datazione e di ricostruzione del cielo della Divina Commedia.
Grazie alle rigorose e dettagliate indicazioni astronomiche che il poeta ci fornisce nelle terzine del poema possiamo ricostruire la configurazione astronomica del cielo nelle varie tappe del suo viaggio. D’altra parte, ciò che viene descritto non è altro che ciò che il sommo poeta poteva vedere con i propri occhi, e che riporterà fedelmente nei vari passi della Comedia.
universo_dantescoL’universo della Divina Commedia è quello tolemaico, con la Terra al centro divisa in due emisferi: quello delle terre emerse e quello delle acque. Dante colloca la città di Gerusalemme al centro dell’emisfero boreale, a circa 32° di latitudine nord, equidistante dai confini estremi del fiume Gange e delle colonne d’Ercole. Sotto Gerusalemme immagina che sia scavata l’immensa voragine dell’Inferno e, agli antipodi della città, nell’oceano dell’emisfero australe, sorge la montagna del Purgatorio (32° lat. sud), alla cui sommità si trova il Paradiso terrestre.
La Terra è circondata da sette sfere di etere che contengono, nell’ordine, quelli che venivano considerati gli astri erranti: la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno.
Segue la sfera, delle stelle fisse e, successivamente, quella del primo mobile, che genera il moto delle sfere sottostanti e che precede l’empireo.
Nella Comedia c’è tanta, ma tanta astronomia ed il poema ci permette di viaggiare tra le stelle insieme a Dante e vivere così l’esperienza unica di avere per maestro il sommo poeta che ci guida all’osservazione del cielo, per farci innamorare del cielo e delle sue meraviglie, per poterlo poi contemplarle con la stessa passione e lo stesso stupore con cui gli occhi di Dante si rivolgevano ad esso per restarne estasiati.

Note

Note
1 Sole, Luna e pianeti costituiscono le sette sfere tradizionali, cui segue il Primo Mobile, che genera il moto delle sfere sottostanti, e sopra al Primo Mobile c’è solo l’Empireo, sede dei beati e di Dio

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Scritto da

Agatino Rifatto Agatino Rifatto

Astronomo Ricercatore presso l’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte dal 1990. Laureato in Astronomia presso Università degli Studi di Padova. Socio della Società Astronomica Italiana (SAIt) dal 1987 di cui è componente del Consiglio Direttivo dal 2014. Componente del Comitato Scientifico del Centro Internazionale Scrittori (CIS) Calabria. Docente a contratto di Astrofisica all’Università di Salerno dal 2002 al 2008. Correlatore di tesi di Laurea e di dottorato presso l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Padova. Partecipazione a numerosi progetti scientifici, nazionali e internazionali. Responsabile e Direttore di corsi di formazione per docenti e di “Summer School” per studenti organizzati dalla SAIt. Attivamente impegnato nella didattica e nella divulgazione dell’astronomia (conferenze pubbliche, lezioni, articoli su quotidiani, presenza in programmi radio e televisivi locali e nazionali, partecipazione al programma “Explora – La TV delle Scienze – Rai Educational).

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