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Mappamondo parallelo: intervista a Nicoletta Lanciano

Prof. Associata di Didattica delle scienze all'Università “La Sapienza” e Responsabile del Gruppo "Pedagogia del cielo" del Movimento di Cooperazione Educativa

Aggiornato il 21 Luglio 2021

nicoletta_lancianoAbbiamo chiesto a Nicoletta Lanciano, una delle ideatrici del progetto Globo Local (o mappamondo parallelo) di raccontarci questo progetto nato 40 anni fa, usando un globo terrestre “liberato” dal suo supporto, per far sperimentare a ciascuno il proprio posto nel mondo e in rapporto al Sole. Un progetto diffusissimo in tutto il mondo, che contribuisce a introdurre anche la molteplicità e diversità di punti di vista, fornendo un supporto importante alla creazione di competenze interculturali e di cittadinanza globale.

Com’è nato il progetto Globo Local?
L’uso di mettere il mappamondo nella posizione, che poi abbiamo chiamato di “mappamondo parallelo”, cioè con l’asse terrestre orientato e il proprio luogo in cima, è nato presso la Casa-Laboratorio di Cenci nei primi anni 1980, come descrivo nel libro “Strumenti per i giardini del cielo”. Franco Lorenzoni ricordava la sfera del mappamondo messa così da un amico fisico tra i rami di un ulivo. Abbiamo cominciato allora a liberare il mappamondo dal suo supporto fisso e a osservarlo al Sole.
Il Progetto intorno allo strumento nasce anche dall’analisi delle difficoltà a percepire che ci troviamo a vivere su una sfera, dal punto di vista dell’astronomia ma anche della geografia, della fisica e della geometria, difficoltà legate alla distanza tra ciò che si studia sui libri e si pensa di “sapere” e ciò che si è capito profondamente e in modo stabile e incorporato, perché osservato. Nelle azioni con il mappamondo abbiamo imparato a mettere in relazione diversi registri di rappresentazione e a far dialogare la visione topocentrica, dall’orizzonte intorno all’osservatore, alla visione geostatica, al sentirci sopra la sfera della Terra e in movimento con essa.
Ci accorgevamo della mancanza di lavoro, soprattutto a scuola, tra le diverse dimensioni dello spazio: il micro spazio degli oggetti, il meso spazio di una stanza o di un prato, il macro spazio di una regione o di continente e il mega spazio del cosmo: tale mancanza provocava ostacoli forti al capire le relazioni spaziali tra i corpi celesti, le loro geometrie, quando le rappresentazioni sono in scala e quando non lo sono. Ci accorgevamo che la scuola aveva necessità di aprire porte e finestre e di stare fuori dalle aule, sotto il cielo.
Le esperienze di viaggi nell’emisfero Sud contraddicevano il mito greco che lega l’Orsa Maggiore alla ninfa Callisto che, alta nel nostro cielo, non può mai bagnarsi nelle acque nel bacino del Mediterraneo: e invece a Florianopolis in Brasile, sulla costa orientale dell’Atlantico, l’Orsa si immergeva nel mare e così il mito era “contraddetto” sul piano narrativo e sul piano astronomico. Da quella posizione dell’emisfero Sud, l’Italia, e con essa tutto l’emisfero Nord, erano sotto il piano dell’orizzonte … perché la Terra è sferica e non ha un sopra e un sotto, e Nord e Sud sono altro da alto e basso, categorie che noi, senza esserne coscienti, spesso pensiamo. La relatività dei punti di vista, vissuta sul proprio corpo, è molto era spiazzante anche sul piano simbolico!
Abbiamo dato un nome e formalizzato il Progetto, tra alcuni ricercatori italiani e argentini nel 2010, senza finanziamenti e senza nessuna scrittura di un progetto che ha continuato a precisarsi e a crescere, via via che scoprivamo le sue potenzialità. Non si tratta quindi di un Progetto definito a priori, ma piuttosto di un motore e di un impulso a cui dopo 40 anni continuiamo a dare voce. Ideatori del Progetto, protetto da Creative Commons, siamo Nicoletta Lanciano, Franco Lorenzoni ed Enrica Giordano italiani e Nestor Camino e Horacio Tignanelli (che poi lo ha abbandonato) argentini: ma a diffonderlo e a lavorarci nelle scuole e nella formazione degli insegnanti sono il Gruppo di ricerca sulla pedagogia del cielo del MCE e il Complejo “Plaza del Cielo” di Esquel (Chubut – Argentina).
Nel 2010 abbiamo aperto il sito www.globolocal.net a cui hanno contribuito moltissimi paesi e insegnanti, che non abbiamo mai contato, partecipando in un primo momento alle “Giornate degli equinozi e dei solstizi”, in cui chiedevamo e suggerivamo di fotografare un mappamondo parallelo al Sole, e poi mandarci le foto prese in 3 ore del giorno e nelle 4 direzioni, per favorire i confronti. Abbiamo spedito mappamondi fino alla Base italiana Concordia in Antartide, e le foto sono arrivate negli anni da tanti paesi diversi.
Il sito è ora in risistemazione. L’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, riconobbe il valore educativo e sociale del Progetto con una Medaglia dedicata.

Cosa cambia rispetto alle solite rappresentazioni che vediamo del nostro pianeta?
Il globo del mappamondo è una rappresentazione tridimensionale del pianeta Terra: abbiamo trovato molto raramente nelle scuole questo oggetto, mentre sono presenti le carte geografiche, ma sempre in posizione verticale e con il Nord in alto.
Non solo, ma il mappamondo che si compra uguale in tutti i paesi del mondo è pensato per essere usato al chiuso, al più illuminato con una torcia: il nostro mappamondo va usato soprattutto all’aperto al Sole, che a differenza del caso di uso delle  torce, non sbaglia mai ed è un alleato prezioso! Quindi questo strumento è sostenuto dall’idea che l’Astronomia si fa in amicizia con gli astri, all’aperto e attraverso l’osservazione diretta che ci pone questioni, ci aiuta a raccontare e situare il luogo dove ci abitiamo, con il cielo sopra la testa con cui possiamo avere un rapporto diretto e personale di emozione e conoscenza.

In che modo il suo uso può essere utile alla percezione più corretta del cielo?
È a partire da una percezione della sfera della Terra sotto di sé, ovunque siamo, che è possibile connettere in modo esplicito la Terra con la sfera del cielo e da questa relazione riconoscere la radice, non solo etimologica, dell’orientamento, dal verbo orior – sorgere.
Il Mappamondo Parallelo permette a ciascuno di guardare dal vero e in tempo reale, dove è giorno e dove è notte sulla sfera del nostro pianeta, come si spostano la luce e l’ombra al passare delle ore e dunque aiuta a ragionare su come funzionano i 24 fusi orari. Permette di osservare gli effetti della luce rispetto alle stagioni, guardando in particolare come sono illuminati o meno i poli. Aiuta quindi a dare corpo, e a vedere la continuità dei cambiamenti, in relazione allo spazio e al tempo, di fenomeni quali l’alternarsi del giorno e della notte, le stagioni, le differenze tra le latitudini e tanto altro.
Quando abbiamo iniziato a mettere sulla sfera del Mappamondo tanti piccoli gnomoni, attaccati con il pongo o con ventose, e in tanti altri modi fantasiosi, tra cui con le calamite, abbiamo aggiunto all’attività di osservazione della sfera nel suo complesso anche quella della direzione delle ombre, che per l’osservatore può essere confrontata direttamente con la sua ombra sul terreno e che mette in relazione la posizione del Sole con la ricerca del parallelo su cui il Sole arriva quel giorno allo Zenit, la direzione delle ombre su uno stesso meridiano e la ricerca dei paesi che sono sul meridiano in cui è mezzogiorno e molto altro ancora.
La ricerca didattica ci ha portato ad andare ad elementi sempre più elementari per cui in particolare con Nestor Camino, abbiamo studiato come guardare a lungo e registrare ciò che accade ad una sfera bianca la Sole aiuta poi a capire che cosa accade sulla sfera della Terra con la griglia dei meridiani e dei paralleli e i confini dei paesi: il significato astronomico dei Tropici, dei Poli, dell’Equatore, della latitudine prendono corpo e origine da queste osservazioni ripetute nel tempo.
L’attenzione alle molte difficoltà, anche degli adulti, a capire ad esempio che alle latitudini dell’Italia si vedono sia tutte le stelle dell’emisfero Nord celeste, sia alcune stelle dell’emisfero australe celeste, ci ha guidato ad usare il mappamondo parallelo anche per aiutare a capire come la visione del cielo stellato cambia  spostandosi da un polo all’altro, quindi la relazione tra la latitudine di un luogo e la possibilità di vedere, cioè di avere sopra il proprio orizzonte, certe stelle.
La possibilità di capire “l’universo a due sfere” nei suoi aspetti geometrici, geografici, fisici e astronomici  è molto aiutata dall’uso di questo strumento all’aperto, ma anche all’interno di una sala di planetario.
Nell’attenzione agli aspetti storici degli strumenti abbiamo poi scoperto “antenati” e “cugini” del nostro mappamondo parallelo, e abbiamo generato “figli” che a volte sono stati chiamati, da altri, con altri nomi (La Tierra paralela da Rosa Ros in Spagna e nel NASE della IAU, il mappamondo orientato all’università Roma3, il mappamondo equiorientato, il Globo parallelo, …). Tra gli antenati riconosciamo la sfera di Matelica e i vari tipi di orologi solari sferici greci e romani, tra i cugini le sfere su cui è tracciato l’Equatore diviso in 24 parti uguali che individuano i fusi orari, e che spesso hanno un semicerchio che si può spostare su un diverso meridiano per leggere su quale meridiano è il mezzogiorno solare, o la Bola del Piquio di Santander, riconosciuta per il suo valore astronomico da un amico che frequentava un mio seminario in Spagna a fine degli anni ’80. Consideriamo figli quelle installazioni fisse ad esempio in Italia, in Spagna, in Argentina, realizzate da chi ci ha conosciuto direttamente o attraverso i numerosi testi pubblicati, e moltissimi sono gli strumenti mobili, presenti nelle scuole e costruiti in modo spesso assai semplice, in giardini e terrazzi da chi ha colto la ricchezza educativa del modello in scala, molto più piccolo dell’oggetto reale, e che si osserva in tempo reale.
Ho, e abbiamo, partecipato con tantissimi interventi in Convegni e in corsi di formazione, in tante lingue e in tanti paesi, in particolare in Spagna dove, infatti, sono presenti ad esempio nei parchi astronomici di Murcia, di Barcellona e di Granada, strumenti costruiti da persone che hanno conosciuto tramite noi questo e altri strumenti per l’Astronomia a cielo aperto.
Abbiamo preparato un testo in Italia nel 2013-14, il Diario del cielo, che è stato poi adattato nelle versioni brasiliana in lingua portoghese e colombiana in lingua spagnola, per affrontare ed esplicitare le peculiarità delle zone tropicali rispetto ai fenomeni che si osservano con il Mappamondo Parallelo e che le rendono assai diverse, e meno semplici, delle zone temperate che sono tra i tropici e i circoli polari.

In che senso, anche figurato, può essere considerato un “movimento di liberazione dei mappamondi”?
La libertà dell’asse terrestre di assumere tutte le posizioni col Polo Nord in cima (latitudine +90°) fino alla posizione orizzontale, con un punto dell’Equatore in cima (latitudine 0°) e poi ancora fino ad avere il Polo Sud in cima (latitudine -90°) permette allo strumento di essere utilizzato in modo omotetico al pianeta, (cioè orientato proprio come la Terra nello spazio) in qualunque punto del globo terrestre, senza alcuna differenza tra l’uno e l’altro.
I mappamondi in commercio sono uguali in tutti i paesi del mondo, sempre con il Polo Nord e l’emisfero terrestre Nord più in alto di quello Sud. Questo impedisce a chi abita in zone equatoriali e dell’emisfero Sud, in particolare, di mettere in connessione diretta ciò che vedono sopra il loro orizzonte – il percorso diurno del Sole e quelli di tutti gli altri astri – e il modello della Terra su cui abitano.
Liberare “i mappamondi dai loro supporti universali – recita il sottotitolo del Progetto Globolocal – per diventare locali e democratici” è un avvicinare il modello del pianeta a ciascuno nel mondo, nella propria posizione, nel proprio spazio di vita, mettendo in crisi quella supremazia simbolica dell’emisfero Nord su quello Sud del mondo, e permette di interrogarsi su molti stereotipi della organizzazione dello spazio, che non è affatto neutra nel  linguaggio, nei segni, nei modelli che assume come “scientifici”, anche da questo punto di vista legato alla latitudine.

La prospettiva interculturale toglie ogni scienza dalla sua presunta neutralità per darle la spiegazione di una prospettiva etica e politica
ha scritto Ubiratan D’Ambrosio nel 2002, un matematico brasiliano a cui si deve la nascita dell’etnomatematica, vicino al Movimento Freinet del suo paese, che ho incontrato in diverse occasioni e che ha molto apprezzato il nostro lavoro.

È un progetto ispirato a forti principi di uguaglianza e decolonizzazione, giusto?
Rispetto all’iniziale utilizzo, essenzialmente legato all’insegnamento dell’Astronomia, abbiamo in seguito esplicitato maggiormente il valore dello strumento per sostenere un’educazione interculturale e che aiuti a cambiare il proprio punto di vista per assumere quello di un altro. Abbiamo esplicitato il peso degli stereotipi culturali della nostra formazione che ci porta a considerare le carte geografiche solo con il Nord in alto, a differenza dei Mapuche dell’Argentina che nella loro mappa mettono l’Est in alto, e a differenza di quanto, fino a tempi recenti, si è fatto nella cartografia di tutto il mondo: basti pensare alla mappa di Frà Mauro di una copia è conservata al Museo Galileo di Firenze.
Già Quino attraverso Mafalda, e molti educatori attenti, hanno dichiarato la mortificazione di essere sempre descritti a testa in giù, e la difficoltà di capire il percorso del Sole sopra il proprio orizzonte per chi si vede “là sotto” nel globo, mentre il cielo è nell’altra direzione, verso l’alto.
In nome dell’inclusione sociale, e della lotta all’omologazione anche nelle scienze, il sito del Progetto Globolocal è stato scritto in molte lingue (italiano, spagnolo, portoghese, francese, arabo, russo, inglese), e ospita lavori in molte lingue.
L’amico Piero Bianucci, che era direttore di Le Stelle, nel Giugno 2013, dopo aver conosciuto il Progetto Globolocal, nell’articolo “È la primavera  dei mappamondi liberati” ha scritto:

Ma la lezione più importante è di tipo filosofico e, in senso lato, politico. Il mappamondo orientato con il nostro paese in alto ci rende consapevoli che chiunque faccia la stessa operazione nel proprio paese proverà la nostra stessa sensazione di avere sotto di sé tutti gli altri abitanti del mondo: impariamo così a cambiare punto di vista e ad apprezzare la loro pressoché infinita varietà delle prospettive personali sul mondo, alto e basso, nord e sud appaiono per ciò che sono: concetti relativi. E questa è una lezione di democrazia, un antidoto per ogni tipo di pregiudizio, un invito alla interculturalità (…).
Ci accorgiamo, così, che alcune conoscenze scientifiche sono pre-condizioni della buona politica: 1) perché rappresentano un sapere condiviso che viene prima delle ideologie: 2) perché questo sapere condiviso derivato dalla consapevolezza della varietà dei punti di vista è il fondamento stesso della vita democratica, a qualsiasi corrente politica si voglia poi fare riferimento.

Quanti paesi sono stati raggiunti e hanno conosciuto questo strumento?
Molti direttamente attraverso noi, ma l’essere lo strumento diffuso in particolare nel mondo di lingua spagnola da circa 40 anni, ha fatto sì che anche altri ricercatori ed educatori in altre parti del mondo, lo abbiano diffuso in tutti i continenti.
Ad esempio in Serbia è stato costruito un grande globo blu nella città di Sabac, che è diventato il simbolo della città, ma lo abbiamo saputo per caso dalla persona che lo ha ideato.

C’è una reazione, una domanda, una frase che hai sentito durante le attività e che ti ha fatto pensare che il progetto è davvero efficace?
La reazione di un collega astronomo giapponese che mi ha detto, rispetto allo strumento del mappamondo parallelo, “ma questa è una rivoluzione copernicana!”.
Moltissimi adulti dicono: “ma come non ci avevo mai pensato? Questo è l’uovo di Colombo!” e ancora “mi è servito a scoprire che il mappamondo può essere usato in modo diverso e possiamo percepire dove ora, sulla Terra, è giorno”.
Ma forse sono più significative le frasi di bambini, non solo italiani, che hanno lavorato con lo strumento

Alto è per tutti, la direzione del cielo, basso è per tutti, la direzione del centro della Terra
Dallo spazio siamo tutti inclinati ma ognuno, nel suo piccolo, si vede dritto
Non ci accorgiamo che la Terra è rotonda perché siamo così piccoli che non vediamo la curvatura
Ho un’idea per distruggere l’idea che la Terra è piattaBambini di Roma di 10-11 anni in Diario del cielo AS 2013-14, N. Lanciano et al, New Press Edizioni
Indicazioni Bibliografiche

  • Lanciano, N., Strumenti per i giardini del cielo, I edizione 2002, Edizioni Junior- IV Edizione, 2019, ed Asterios.
  • Sabrina Rossi, Enrica Giordano, Nicoletta Lanciano, 2015, The Parallel Globe: a powerful instrument to perform investigation on Earth’s illumination. doi:10.1088/0031-9120/50/1/32 Phys. Educ. 50 (2015) 32-41.
  • Lanciano, Nicoletta, 2011, GLOBOLOCAL Projet international de libération des mappemondes de leurs supports “universels” pour qu’elles deviennent locales et démocratiques. JIES Chamonix 2011, L’idée de nature dans la médiation et l’éducation scientifiques. (pdf)
  • Lanciano, Nicoletta, 2014, A complexidade e a dialética de um ponto de vista local e de um ponto de vista global em Astronomia. In: Longhini, Marcos Daniel (organizador). Ensino de Astronomia na escola: concepções, ideias e práticas. Uberlândia/MG-Brasil: EDUFU – Editora da Universidade Federal de Uberlândia.
  • Néstor Camino, Nicoletta Lanciano, Cristina Terminiello, A esfera suave. O dispositivo didático que fornece uma base astronômica para o globo terrestre paralelo. Rev.Int. de Pesq. em Didática das Ciências e Matemática (RevIn), Itapetininga, v. 1, e020XXX, p. 1-3, 2020.
  • Rosa M. Ros, Nicoletta Lanciano, Carme Alemany, Esteban Esteban, 2021, La tierra paralela en distintas partes del planeta – un Proyecto del Dia internacional de la luz

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Scritto da

Stefania Varano Stefania Varano

Istituto di Radio Astronomia, Bologna

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