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L’astrofisica degli “Intrecci”: lezioni e ispirazioni dal Festival della Scienza 2025

Riflessioni a caldo sui laboratori INAF al Festival di Genova, dove la parola chiave "Intrecci" è diventata metodo, gioco e competenza civica.

Genova2025 Spazio Inaf

Partecipare al Festival della Scienza di Genova è sempre un bagno di energia, e stando qui a Genova la parola chiave “Intrecci” offre un filtro speciale attraverso cui osservare non solo la scienza, ma come la comunichiamo. Come Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), abbiamo portato laboratori che, visti in azione, incarnano quel concetto in modo profondo e, soprattutto, efficace.
L’obiettivo, neanche troppo nascosto, non è solo quello di “spiegare l’universo”, ma è usare l’astrofisica come un gancio per tessere fili diversi: il gioco, le competenze digitali, la biologia, persino l’etica e la politica.

L’intreccio tra gioco e scoperta

Genova2025 Detective Lettura Indizi

Due laboratori, in particolare, hanno dimostrato come l’intreccio tra meccaniche ludiche e contenuti scientifici complessi sia una formula vincente. Bang! Chi è stato?, per esempio, trasforma un argomento ostico come l’astrofisica gamma in un’avvincente escape room.
Ho osservato una classe di prima media completamente assorta: non stavano “studiando”, stavano indagando. L’obiettivo era risolvere un giallo cosmico, ma nel farlo imparavano il concetto di triangolazione e, ancora più importante, interiorizzavano un principio scientifico apparentemente banale ma in realtà fondamentale: se qualcosa non si vede con gli occhi, non significa che non esista. Non esiste solo la luce visibile ma un intero intervallo di radiazioni che ci provengono dai fenomeni celesti e “cambiandoci gli occhiali” ossia utilizzando strumentazione diversa possiamo scoprirli e studiarli.
La cosa più interessante è però forse la dinamica di gruppo. Per risolvere l’enigma, i ragazzi dovevano collaborare, dividersi i compiti, mettere insieme i pezzi. È la quintessenza del “fare ricerca”. Questo laboratorio ha un potenziale enorme e, a mio avviso, meriterebbe di essere proposto anche ai primi anni delle superiori.
Sulla stessa linea, la Caccia al tesoro fra le stelle intreccia l’astronomia con il coding e la navigazione digitale. Dopo un video immersivo di grande impatto, gli studenti usano un bot Telegram e l’app Stellarium per orientarsi. La sfida è alta, ma la formula è geniale: per trovare la “meta”, non basta un copia-incolla di informazioni. Serve capire, elaborare e programmare. Anche qui, l’astrofisica diventa il terreno di gioco per sviluppare competenze digitali e di problem solving. Come in Bang!, si esce dalla stanza non solo con delle nozioni in più, ma con un metodo di lavoro in tasca.

L’intreccio tra discipline (e l’importanza del ritmo)

Genova2025 Laboratorio Universo

Più tradizionale nell’impostazione, il laboratorio Dai nostri occhi all’universo si è rivelato una lezione sull’importanza del come si raccontano le cose. L’attività traccia un filo rosso magnifico che lega la fisiologia dell’occhio umano all’ottica dei telescopi giganti come l’ELT.
Qui l’intreccio è tra biologia, fisica e tecnologia. Sebbene i ragazzi siano stati più “spettatori”, l’attenzione era altissima. Il merito? Un ritmo perfetto tenuto dalle guide. Il laboratorio si svolge infatti come un dialogo continuo, un incessante porre domande che stimola la curiosità e mantiene l’interesse vivo. I ragazzi hanno interagito moltissimo, hanno fatto domande spontanee, e alla fine dell’ora avrebbero continuato. È la dimostrazione plastica che, anche senza fuochi d’artificio digitali, una didattica dialogica e ben ritmata può essere incredibilmente efficace.

L’intreccio tra scienza e società

Genova2025 Play Decide Telescopi

Infine, Grandi telescopi, grandi impatti ha portato il concetto di “Intrecci” su un piano diverso, quello civico e sociale. Qui l’astrofisica fa un passo indietro, diventando il contesto per un dibattito Play Decide sull’impatto sociale, ambientale e politico della costruzione dei grandi telescopi.
Vedere gli studenti (qui più grandi, di una seconda Liceo scientifico) “scaldarsi” mentre discutono, quando si mettono nei panni dei diversi attori sociali – scienziati, popolazioni locali, politici, ambientalisti – è illuminante, non sono solo loro ad imparare ma anche noi che interagiamo e li ascoltiamo.

Cosa ci portiamo a casa?

La riflessione che emerge, stando ancora tra gli stand del Festival, è una. Questi laboratori non sono stati “lezione di astronomia”, ma “lezioni con l’astronomia”. È un cambio di prospettiva fondamentale.
Per i docenti che leggono, questo è un invito a osare: usate l’escape room, il coding, il dibattito. Per gli studenti, è un invito a chiedere: pretendete una scuola che vi sfidi, che vi faccia giocare e discutere, non solo ascoltare. E per noi ricercatori, è un monito: quando andiamo nelle scuole, la lezione frontale tradizionale, per quanto corretta, non basta più. Dobbiamo diventare facilitatori, registi di esperienze, provocatori di domande.
Il Festival ha dimostrato ancora una volta che intrecciare la nostra materia con il mondo reale, con le competenze trasversali e con le grandi domande della società non è un “di più”: è il centro stesso del nostro mandato educativo.

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Scritto da

Caterina Boccato Caterina Boccato

Responsabile della Didattica e Divulgazione dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.

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