A causa dell’enorme distanza dalla Terra, i pianeti sembrano muoversi sulla volta di un cielo di stelle. Quando i pianeti, ciascuno sulla propria orbita, si trovano allineati con la linea di vista di noi terrestri, ci appaiono raggruppati, quasi fossero prossimi a uno scontro cosmico. Qualche falso profeta ne approfitta allora per prevedere disastri regolarmente disattesi.
Non appena lo venimmo a sapere, racconta Qwfwq, partì l’organizzazione. Io la mente, come sempre lucido e preciso, PvTl,l con la sua attenzione ingegneristica alle misure, ai calcoli – ma fatti male, perchè anche quando contava faceva confusione. Per esempio quei numeri che lui chiamava primi e che anni più avanti, eoni dopo, divennero celebri, quasi celebrati: ecco anche quei numeri primi, furono in effetti un suo errore, una sua mancanza. Insomma, doveva metterli in ordine lui questi numeri, il 2 dopo l’1, poi il 3, il 4 e così via tutti gli altri. Solo che nel metterli in ordine ne aveva dimenticati alcuni: aveva dimenticato proprio quelli che avrebbero potuto dividere i numeri che poi si dovettero chiamare primi. Capito, fu un po’ così: a un certo punto eravamo in 3 e uno dice: “PvTl,l , per favore, dividi quei 7 biscotti fra noi. Parti uguali, eh!â€
E PvTl,l , bello bello, cade dalle nuvole e fa: “oh, non trovo il numero giusto per dividerli… devo averlo perso”. Insomma, un pasticcione.
Ma quella sera era una sera diversa. Marte, Giove e Saturno tutti in neanche 5 gradi di cielo. Allineati. E io, che non vedevo l’ora di trovare una buona scusa per vedere L00L, a parlare di catastrofi imminenti, di fine del mondo, di maree altissime, di terremoti. Insomma, qualcosa che potesse scuoterci dal nostro torpore. Avevo detto: “Secondo me tre pianeti in fila come sono, fanno almeno 3 lune e mezzo di marea. Ci mettiamo in riva al mare, con le canne da pesca e un piombino, caliamo il filo in mare e stiamo a guardare che succede. L’onda? Giusto, l’onda di marea: saliamo su uno scoglio e bon!â€
Alla fine, eravamo lì. Finalmente, in riva al mare, con le canne da pesca pronte all’uso. L’appuntamento era per la mezzanotte, sopra lo scoglio grande, quello a forma di perossido di benzoile, per capirsi.
PvTl,l ed io arrivammo per primi, eccitati come bambini. Si capisce! A quei tempi le cose erano ancora tutte in prova, non eravamo affatto sicuri che fossero state fatte bene, calcolando ogni dettaglio, prevedendo ogni incidente, contemplando ogni possibilità . Noi stessi subivamo variazioni di forma improvvise e incoerenti e, per giunta, qualcuno aveva messo in giro voci su un certo Noè, un pirata che se ne andava in giro rapendo animali e uomini e donne, sempre a coppie – chissà perchè. Io poi l’avevo sparata grossa con la faccenda della marea. Non avevo la più pallida idea di che cosa sarebbe successo. Speravo solo che qualcosa succedesse, ecco. Ma poi non era neanche necessario: era già successa. L00L sarebbe venuta!
PvTl,l aveva portato con sè un metro, uno di quelli di metallo che si srotolano da un astuccio rotondo, con un laccetto per appenderlo al polso. Ma non appena apparve di fronte allo scoglio, su una elegante barchetta di legno, capimmo che l’idea migliore l’aveva avuta L00L, come al solito: -Trecento metri di filo a piombo,- ci urlava lei, attraccando-e questa barchetta. Quando la marea sale, saliamo sulla barca e caliamo il filo fin quando non tocca il fondo. E poi… poi vediamo se sarà davvero più alta del solito, questa marea!-
PvTl,l e io ci guardavamo senza sapere cosa dire. Per me era una bella notte di sale, con un mare così grande e sereno che pareva di poter camminare sulle onde, un mare dolce e pulito come la casina di L00L. In una notte così, che poteva accadere se non respirare l’aria fresca e umida a pieni polmoni e la felicità ?
Però, ci ricordava L00L, non era solo il mare che dovevamo osservare, ma il cielo: i tre pianeti erano raggruppati a formare una mora di rovo o un’infruttescenza di lampone. Sembravano acini d’un grappolo d’uva, tanto erano vicini fra loro. A poterli prendere, sarebbero stati tutti nell’incavo della mano, come un sorso d’acqua. Non trascorse molto tempo che PvTl,l , L00L e io salimmo sulla barca. In attesa della marea.
Volete che ve lo dica? Non accadde niente. Arrivò l’alta marea, certo, e calammo i nostri fili. Ma fu una marea normale, che sollevò la barchetta fin dove l’aveva sempre sollevata, non un’ala di farfalla di più. E, finalmente tranquillizzato, PvTl,l si addormentò. L00L e io lo adagiammo nell’angolo più comodo della barca, poi riavvolgemmo il filo della sua canna e ci sedemmo uno di fronte all’altra.
E sotto il chiarore delle stelle, sotto quel grappolo di pianeti, L00L e io, cullati da un mare che non aveva neanche aspirato al cielo, iniziammo a guardarci negli occhi. In silenzio. Sentivamo qualcosa dentro che non avevamo mai sentito prima: un senso di catastrofe imminente, di fine del mondo, di maree altissime, di terremoti. Poi ci accorgemmo che i nostri cuori battevano sempre più forte, tanto da sentirsi nella notte silenziosa. Allora ci abbracciammo forte, guidati da invisibili influenze astrali. E dopo il primo o il terzo o il quinto bacio, sentimmo PvTl,l mormorare, da addormentato: “Ve’, è tutto un problema che noi siamo cariche affettive che vanno e girano e s’attaccano dove s’attaccano senza possibilità di spiegazione…”
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