Aggiornato il 13 Ottobre 2020
Il 3 novembre del 1957, quindi sessanta anni fa, i sovietici, forti del successo dello Sputnik 1 e sotto la spinta della propaganda politica di Khrushchev, decisero di mandare in orbita dopo appena un mese una seconda navicella con, questa volta, a bordo un essere vivente. Venne scelta una cagnetta, Laika. Questa è la sua storia, raccontata in prima persona in un bel video realizzato per Popular Science da Tom McNamara e interpretato dalla voce di Elena Levenson.
Non è una storia felice. Ma è la mia storia. E c’è poco tempo per raccontarla.
Sono stata selezionata per la missione da un gruppo di tre cani, Albina, Mushka e me. Cosa mi distingue? La mia abilità a resistere ai test con la centrifuga, la mia superiore attitudine a sedere, mangiare e andare al bagno in una cabina piccola e in una ancora più piccola tuta spaziale. Inoltre Albina aveva appena avuto una cucciolata, e la missione era affrettata.
Dopo il glorioso lancio dello Sputnik 1, il camerata Khrushchev voleva un altro successo per commemorare il 40.mo anniversario della nostra trionfante rivoluzione bolscevica. Ma ciò ci concedeva solo un mese. Il sistema di controllo della temperatura fu progettato frettolosamente e non c’era tempo per un piano di recupero che mi riportasse a casa.
Quando lo Sputnik 1 venne lanciato, il suo segnale fu udito intorno al mondo. Sullo Sputnik 2 il segnale del mio cuore è ascoltato solo dagli scienziati sovietici. Durante il lancio, i sensori telemetrici dissero che i battiti del mio cuore erano tre volte più veloci. L’accelerazione aumentò la frequenza del mio respiro di cinque volte. Poi il mio cuore rallenta. A gravità zero – nello spazio – la mia respirazione si fa più lenta e profonda.
Sono viva!
Mentre orbito intorno alla Terra, le informazioni su respirazione, pressione del sangue, battiti cardiaci, persino i miei movimenti nella cabina senza peso sono costantemente trasmessi indietro. Così sono da sola, ma non sono sola. I miei camerati possono sentirmi. E io orbito… Ma questa è una missione a senso unico.
Dalla seconda orbita sta diventando così caldo. C’era chiaramente un errore di calcolo termodinamico. I ventilatori per il raffreddamento erano inutili. So che i miei camerati hanno tentato. So che sono lì.
Orbito per la terza volta. Attraverso la piccola finestra, riesco a vedere la Terra. Non sono sicura su dove si trovi la madrepatria. Sono un cane, dopotutto.
E’ la mia quarta orbita, forse cinque ore da quando sono arrivata nello spazio. Fa così caldo. Mi sento di non riuscire a respirare. I sensori telemetrici hanno fallito. Guardo la Terra fuori dalla finestra. (1)Traduzione e adattamento dal testo del video di G. Filippelli
L’ossigeno caricato sullo Sputnik 2 si sarebbe esaurito in 6 giorni, quindi la missione, mancando un piano di recupero, era indubbiamente a senso unico. Il governo sovietico, però, per evidenti motivi di propaganda, comunicò che venne praticata a Laika una procedura di eutanasia prima dell’esaurimento completo dell’ossigeno.
Un sacrifico che, giustificato dal progresso scientifico, è stato considerato fondamentalmente inutile:
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