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Abitazione spaziale

Una casa troppo in alto

202510 Stazione Spaziale

Venticinque anni fa, alle 07:52 UT del 31 ottobre 2000, con un razzo Soyuz-U venne lanciata dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, la missione Soyuz TM-31. Il veicolo spaziale trasportava i membri della Expedition 1, composta dai cosmonauti russi Yuri Gidzenko e Sergei Krikalev e dall’americano William Shepherd: il primo equipaggio di lunga durata della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Con questa missione e l’arrivo sulla ISS il 2 novembre 2000, comincia l’era dell’occupazione continua dello spazio.
Oggi diamo quasi per scontato che esseri umani possano trascorrere lunghi periodi nello spazio. Gli astronauti che vivono per mesi sulla Stazione Spaziale ci hanno abituato all’idea che abitare in orbita attorno alla Terra sia qualcosa di normale. In realtà si tratta di un’impresa straordinaria.
L’essere umano si è evoluto nelle condizioni tipiche della superficie terrestre, a cui è perfettamente adattato. Vivere su una stazione spaziale, al contrario, significa sperimentare condizioni eccezionali e profondamente diverse. Si tratta di un ambiente caratterizzato da microgravità, isolamento, pericolo costante — dove ogni piccolo incidente può risultare fatale — e da un’esposizione continua a radiazioni micidiali provenienti dallo spazio.
Quanto tutto ciò incida sullo stato di salute, sia fisico che mentale, è ancora oggetto di studio. Il periodo di permanenza continuativa più lungo nello spazio è di 437 giorni, record detenuto dal cosmonauta russo Valerij Poljakov tra il 1994 e il 1995. Tuttavia, la durata media di una missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale è di circa sei mesi.
Si stima che il tempo necessario per un viaggio spaziale verso uno dei pianeti più vicini alla Terra, Marte, sia compreso tra sei e nove mesi. Tuttavia, considerando che da Marte bisognerà anche tornare, questo periodo — includendo il soggiorno sul pianeta e il viaggio di ritorno — può variare da un anno e mezzo a tre anni, a causa della necessità di attendere finestre orbitali favorevoli per il rientro.
Cosa accada agli esseri umani in condizioni così estreme non è ancora del tutto chiaro, e questo ci ricorda come, ancora oggi, i viaggi spaziali — anche solo fino a Marte — restino, almeno per il prossimo futuro, una vera e propria terra incognita.

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