L’occasione è troppo ghiotta per lasciarla svaporare. Un invito ad intervenire in una presentazione di un libro, d’altra parte, è sempre una cosa interessante. Ancora di più quando il testo, per quanto opera di fantasia (un romanzo) presenta nella trama diversi agganci con temi scientifici quanto mai presenti nel dibattito pubblico, come quello della vita nel cosmo.
Incontro Mario Caprara, autore de Gli scampati (2022, edito da Bordeaux), proprio all’entrata della fiera. Domenica mattina, ci troviamo alla Nuvola di Roma, zona EUR, per l’ultima giornata di Più Libri Più Liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria. Giornalista, già autore di alcuni saggi, come Delitti e luoghi di Roma Criminale (Newton Compton, 2016) e Destra estrema e criminale (Newton Compton, 2009) Mario Caprara è alla sua prima prova narrativa. Dopo i saluti, entro subito in dialogo sui temi del suo intrigante romanzo: del resto sono tanti gli argomenti sui quali sarebbe bello soffermarsi, proprio dal punto di vista scientifico. Ci sarebbe da ragionare per settimane, e sarebbe anche interessante farlo.
Il suo testo mi aveva incuriosito immediatamente: un incontro con gli extraterrestri, stavolta non nell’epoca contemporanea o in un ipotetico futuro, ma durante il ventennio fascista. La trama in breve (e senza inopportuni spoiler): Roma, un’astronave aliena che si schianta su Monte Cavo, uno scontro a fuoco con alcune camicie nere che si trovano per caso sul posto, intente a dare la caccia a un anarchico. Il regime sceglie di insabbiare il tutto, mantenendo la popolazione all’oscuro mentre cerca di decodificare la tecnologia con la quale è venuto a contatto, progettando di usarla per i suoi scopi (essenzialmente militari). Sempre Roma, stavolta catapultati in un futuro molto prossimo: dopo decenni e decenni di nascondimento, finalmente il giornalista Joe Santo scoperchia il segreto, lanciando questa “bomba” proprio in un momento di particolare crisi sociale ed economica. Su questo si dipana la storia, che lascia il dovuto spazio per una interessante critica sociale (si legge bene in filigrana la deriva possibile di un avanzamento tecnologico non affiancato e supportato da un parallelo avanzamento di coscienza umana). Tra incartamenti segreti e complesse relazioni con gli alieni, non manca in verità nemmeno il dipanarsi di una storia sentimentale: il tutto per un romanzo che gioca abilmente su più registri, per cui risulta particolarmente godibile alla lettura.
Particolarmente apprezzabile il fatto che la narrazione non indulga sul tema – innegabilmente controverso – della realtà o meno dei vari avvistamenti, né presti il fianco alle diverse teorie complottistiche da tempo sul mercato, ma si mantenga ben precisa – e direi quasi sobria – nello sviluppo della cellula tematica iniziale, corroborandola, come si è accennato, anche di interessanti considerazioni scientifiche. Su tutte, mi ha colpito la menzione assai precisa della scala di Kardašëv, interessante metodo di classificazione delle civiltà in funzione del loro livello tecnologico, avanzata negli anni sessanta dall’astronomo russo Nikolaj Kardašëv. Segnatamente, i primi tre gradini della scala, si riferiscono al Tipo I (civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul pianeta, 4 x 1016 Watt), Tipo II (civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul proprio sistema solare, 4 x 1026 Watt) e Tipo III (civiltà in grado addirittura di utilizzare tutta l’energia disponibile nella propria galassia, 4 x 1036 Watt). Realismo vuole che noi terrestri ci si collochi sotto il primo gradino della scala, non arrivando ancora a sfruttare tutta l’energia disponibile sul nostro pianeta: come dire, abbiamo ancora tanta strada davanti, da percorrere!
Domenica mattina, dunque, davanti ad un pubblico assai attento e partecipe, si è sviluppata una conversazione interessante, naturalmente giocata su più livelli. Dal ruolo di Monte Cavo a Roma, locazione dell’incontro ravvicinato del romanzo, il dialogo si è subito allargato sul tema sempre attuale del rapporto con l’alieno, tema umanissimo perché metafora diretta ed efficace del rapporto con chi è diverso da noi. Una serie di spunti spiccatamente scientifici sono quindi affiorati dal dibattito, temi che pare appropriato mettere in particolare evidenza in questa sede.
Per esempio, quello sullo stato dell’arte per i viaggi interstellari, la loro persistente difficoltà dovuta in primo luogo alla grande distanza tra le stelle: l’astro più vicino a noi, come sappiamo, è Proxima Centauri, che si trova ad una distanza di 4,2 anni luce. Il problema sorge considerando che con la tecnologia attuale, per un simile viaggio, ci vorrebbero secoli. Se poniamo mente al fatto che le sonde ormai fuori dal Sistema Solare (Voyager 1 e 2, Pioneer 10 ed 11) per percorrere una simile distanza, ci dovrebbero impiegare circa 80.000 anni, ecco che abbiamo un’idea abbastanza precisa dell’enorme vastità del cosmo e della smisurata distanza che esiste tra una stella e l’altra.
Ciò si collega assai bene al paradosso di Fermi, che si affaccia ne Gli scampati e che si è parimenti affacciato nel nostro dialogo. Quello espresso dalla frase dove sono tutti quanti? che si dice Enrico Fermi abbia pronunciato alla mensa dei laboratori di Los Alamos, nel 1950, commentando con alcuni colleghi la notizia di avvistamenti di oggetti volanti non identificati riportati in quei giorni dalla stampa.
Quante potrebbero essere le civiltà extraterrestri sparse per l’universo? A questo tentava di rispondere, o perlomeno di indirizzare il discorso, la famosa equazione di Drake, essenzialmente un calcolo probabilistico che tiene conto di vari fattori (numero di stelle, di pianeti capaci di ospitare la vita, durata ipotetica di una civiltà intelligente, eccetera), per arrivare a una prima stima del loro numero. Il problema, da sempre, è che non c’è assolutamente concordanza sulla valutazione di questi fattori. Tanto che l’equazione stessa si dimostra, al presente, più un interessante stimolo per impostare il ragionamento, che un calcolo scientifico propriamente detto.
Come è noto, al paradosso di Fermi (che essenzialmente consiste nella perdurante assenza di evidenze scientifiche di vita extraterrestre intelligente nonostante le stime derivate dall’equazione di Drake), si sono date nel tempo differenti risposte. Su tutte, però, l’evidenza più forte è quella già citata della vastità del cosmo, un ambiente davvero così grande per cui anche la possibilità di venire a contatto con altre forma di vita intelligente, sempre ammesso che esistano (come ormai sono portati a ritenere molti scienziati, diversi letterati, e in generale anche il pubblico più vasto).
Non è mancato l’aggancio a temi meno futuristici ma (ormai) di stretta attualità, come la colonizzazione della Luna e la prossima colonizzazione di Marte. Anche il nuovissimo James Webb Telescope è entrato nel discorso (e non poteva essere diversamente) per le sue inedita capacità di analizzare le atmosfere di pianeti lontani, andando proprio alla ricerca di segni di vita biologica su terre che rimangono per molti versi inavvicinabili. In questo senso potrebbero esserci delle sorprese anche importanti, in un prossimo futuro.
In sintesi, grazie alla conduzione sicura ed insieme partecipe di Gioacchino De Chirico (giornalista culturale e critico letterario), alla disponibilità e alla curiosità di Mario Caprara (autore de Gli scampati), che hanno reso certamente più semplice anche portare il mio modesto contributo di scienziato del cielo, l’evento di presentazione di questo romanzo è un altro piccolo granellino che si va a sommare a quell’intreccio affascinante di incontri e relazioni che prende vita tra le varie espressioni culturali dell’avventura umana. Intreccio che, insieme ai miei colleghi di EduINAF e del Gruppo Storie, siamo particolarmente lieti di contribuire ad incentivare, per quel che ci compete.
Vorrei infine chiudere con una nota più generale. La buona impressione che si assapora partecipando a questi eventi, è che i più diversi ambienti culturali valutino con rispetto l’eventuale presenza di una astrofisica o di un astrofisico, mostrandosi – come in questo caso – realmente desiderosi di avviare degli scambi di pensieri e opinioni. La scienza del cielo si guadagna sempre di più spazi di reale interesse tra le persone, per così dire, non addette ai lavori. E questa, prima ancora di decidere sulla possibilità di vita extraterrestre e sulle sue eventuali caratteristiche, mi pare davvero una buona notizia: molto terrestre, ma con un respiro potenzialmente cosmico.
Abbiamo parlato di:
Gli scampati
Mario Caprara
Bordeaux Edizioni, 2022
224 pagine, brossurato – 14 €
ISBN: 9791259631398
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