Settembre, diciamocelo apertamente, è il lunedì dei mesi. L’estate mostra i titoli di coda sul versante di Sud-Ovest mentre va in onda il trailer dell’autunno su quello di Est. I fuochi d’artificio del cielo si apprestano a lasciare spazio a una zona un po’ spenta di universo nella quale, però, non è affatto impossibile andare a cercare qualche perla. Una menzione speciale della giuria la merita la Luna, in onore della quale si celebra la International Observe the Moon Night (che nel 2020 cade il 26 settembre).
C’è un effettivo cambio di stagione a livello di sfera celeste – e l’equinozio del 22 settembre ce lo ricorda. L’alba passa dalle ore 6:37 del primo del mese alle 7:11 della fine del mese, mentre il tramonto passa dalle 19:51 alle 18:57. Quindi l’alba ritarda di circa mezz’ora e il tramonto anticipa di 50 minuti circa. Questo perché anche il mezzogiorno solare si sposta dalle 13:14 alle 13:04. La durata del giorno sta velocemente riducendosi, fino a quando all’equinozio notte e giorno si equivalgono (non lasciatevi ingannare dalla maggior durata delle ore di luce: il Sole si fa sentire anche quando è sotto l’orizzonte fino a una certa ora).
Le costellazioni serali
In prima serata è sempre possibile vivere l’amarcord estivo: il Triangolo Estivo appare ancora alto nel cielo, soprattutto Vega nella Lira, mentre la Via Lattea si mostra ancora bellissima, anche se limitatamente a cieli già bellissimi per loro conto (e quindi molto scuri) e soprattutto nella zona che va dal Cigno alla costellazione di Cefeo.
Guardando verso Nord, sempre in più o meno stretto giro intorno alla stella Polare, le costellazioni dell’orizzonte Nord mostrano – in prima serata – un’Orsa Maggiore sempre più bassa verso Nord-Ovest. La sua forma a mestolo la rende la costellazione più riconoscibile del cielo. La stella centrale del manico del mestolo (Mizar) forma una doppia visibile a occhio nudo. Se vedete la stellina vicino (Alcor), avete passato la visita oculistica che molte civiltà del passato facevano ai guerrieri (per evitare sbagliassero mira con le lance e le frecce). Una doppia nota da tempo e alla quale si faceva riferimento anche come “Il cavallo e il suo cavaliere“.
Comincia a salire la costellazione di Perseo: lo troviamo a destra dell’Orsa maggiore (verso est) con la sua forma a figura umana stilizzata che corre con un braccio teso in avanti. Cominciamo a osservare la stella corrispondente alla mano: Algol, che risulta variabile sulla scala di qualche giorno. Confrontatela con la luminosità delle stelle vicine e capirete perché si merita l’epiteto di stella del demonio.
Corrispondente alla testa del Perseo, spicca anche a occhio nudo, per i fortunati possessori di un cielo scuro, il Doppio Ammasso del Perseo (Xi e Chi Persei, o anche NGC 884): si tratta della prospettica sovrapposizione di due ammassi aperti che, soprattutto all’interno di uno strumento ad ampio campo e luminoso come un binocolo, è in grado di offrire uno spettacolo mozzafiato. Nel frattempo sale sempre di più Cassiopea, con la sua caratteristica forma a W.
Verso EST, comincia a sorgere un oggetto molto luminoso e rosso, il pianeta Marte. Non offre grandi dettagli all’osservazione binoculare se non il colore che ha impressionato gli antichi. Si trova nella costellazione dei Pesci, una costellazione molto lunga, a forma di serpente. Proprio dal suo colore prende il nome un’altra stella, Antares dello Scorpione. Marte, in greco, è noto come Ares e la stella dello Scorpione mostra un colore rosso molto simile a quello del pianeta, con il risultato da sembrarne un antagonista. Un anti-Ares, quindi. Antares, infine.
A metà della notte sorgono le costellazioni di Ariete e Toro, ad anticipare un cielo che nei prossimi mesi tornerà spettacolare e che per questo rimandiamo alle prossime occasioni.
Se da EST saliamo verso lo zenit (il punto del cielo sopra la nostra testa), a metà strada, risulta visibilissimo un grande quadrato (messo con uno spigolo verso il basso) di stelle che rappresenta il corpo del cavallo alato di Pegaso, costellazione che conta un centinaio di astri con magnitudine inferiore alla sesta e quindi in grado di essere osservate a occhio nudo in condizioni ideali. Le sue stelle principali sono battezzate Markab e Scheat. Una delle stelle che compone il quadrato, in realtà, appartiene ad Andromeda dopo una ridefinizione dei confini: quella che un tempo era nota come delta Pegasi, quindi, ora è nota come alpha Andromedae o, più facilmente, Sirrah. All’interno della costellazione di Pegaso è presente la stella 51 Pegasi (non visibile a occhio nudo), intorno alla quale – per la prima volta – venne scoperto un pianeta in orbita a una stella che non fosse il Sole, ciò che chiamiamo “esopianeta”.
La costellazione di Andromeda offre un altro oggetto visibile a occhio nudo, forse il più famoso: la galassia di Andromeda (M31) dista da noi circa 2.5 milioni di anni luce, quindi la luce che colpirà i vostri occhi viene da un viaggio lungo 2.5 milioni di anni. Si tratta di un oggetto molto simile alla nostra Via Lattea, quindi un agglomerato di gas, polvere e stelle il cui destino è quello di fondersi con la nostra galassia in un futuro distante ancora miliardi di anni, sebbene gli aloni che circondano M31 e Via Lattea sono già ora molto vicini.
Come trovare questa galassia? Prendiamo lo spigolo sinistro del quadrato di Pegaso (quello verso Nord). Vediamo delle stelle allineate corrispondenti alla costellazione di Andromeda.
La seconda stella dopo lo spigolo del quadrato di Pegaso lungo questo allineamento ha due stelline allineate verso l’alto. La galassia di Andromeda è subito sopra queste stelline. In cieli molto bui è visibile a occhio nudo, ma normalmente basta un binocolo per semplificare notevolmente l’osservazione.
Sopra la testa, allo zenit, è ancora presente la costellazione del Cigno, con la sua forma a croce (non a caso è detta Croce del Nord per contrapposizione alla costellazione australe della Croce del Sud) e la luminosissima stella Vega.
Proviamo a individuare la più piccola costellazione del cielo: sotto il braccio sinistro della croce verso la stella Altair, c’è il Delfino, visibile come un piccolo aquilone di stelle legato a un filo, i cui astri raccontano la storia di un’amicizia, quella di Padre Giuseppe Piazzi per Nicola Cacciatore, all’epoca assistente dell’Osservatorio di Palermo. Le due stelle più brillanti della costellazione, infatti, prendono il nome di Nicola Cacciatore, in latino Nicolaus Venator, ma il nome è stato assegnato al contrario: questo vi renderà sicuramente più semplice ricordare come le due stelle principali del Delfino abbiano nome Sualocin e Rotanev.
Spostandoci più a OVEST, tramontano i pianeti giganti Giove e Saturno. Proviamo per le ultime volte a vedere i satelliti galileiani con un binocolo.
Da Sud verso EST, il Pesce Australe è costellazione resa celebre dalla presenza della stella Fomalhaut, facilmente rintracciabile trattandosi dell’unica stella di prima grandezza presente in zona, nella parte bassa del cielo. Fomalhaut è una delle quattro “stelle reali” o “osservatori celesti” dell’antica Mesopotamia insieme a Regolo nel Leone, Aldebaran nel Toro e Antares nello Scorpione, ed è famosa per il suo disco protoplanetario. Dista da noi 25 anni luce circa e brilla di magnitudine 1.2, rappresentando la “bocca del Pesce” (il nome deriva dall’arabo Fum al Hut, che significa proprio questo) nonché la diciassettesima stella più brillante del cielo. Ha una età di appena 200 milioni di anni e nel 1998 ha consentito di ottenere un’immagine di ciò che sembrava il primo esopianeta a essere stato direttamente fotografato (Fomalhaut b). Oggi questa certezza vacilla alla luce delle nuove osservazioni, visto che ciò che sembrava a tutti gli effetti un pianeta potrebbe invece essere ciò che resta della collisione di due corpi ghiacciati: la luce “planetaria”, infatti, sembra in via di evaporazione e anche il percorso sembra appartenere più a una via di fuga piuttosto che a un’orbita chiusa.
Sciami meteorici
Dopo lo sciame delle Perseidi, il più famoso dell’anno, l’attività meteorica non si ferma e anche settembre regala stelle cadenti. In particolare si registrano i seguenti picchi di attività, non eccezionali ma comunque sempre in grado di affascinare:
- 1 settembre: Alfa Aurigadi, attive dal 25 agosto all’8 settembre con ZHR pari a 7
- 8 settembre: Perseidi di settembre, attive dal 5 settembre al 10 ottobre e ZHR pari a 6
- 12 settembre: Aries-triangulidi, attive dal 9 al 16 settembre, con ZHR pari a 3
- 20 settembre: Piscidi, attive dal 1 al 30 settembre, con ZHR pari a 3
- 20 settembre: Kappa Aquaridi, attive dall’8 settembre al 30 settembre con ZHR pari a 3.
La Luna
A settembre 2020 la Luna presenta il proprio ciclo nel modo che segue:
Non sono previste eclissi, quindi si consiglia il panorama per i primi giorni, quando la Luna è in fase di plenilunio, riprese di dettaglio nella seconda settimana quando il terminatore amplifica le diverse zone superficiali (ma la Luna sorgerà in orari sempre più scomodi), luce cinerea dal 18 settembre fino al 20-21 per poi passare di nuovo alle riprese al terminatore fino alla prossima Luna piena.
I pianeti
Quali pianeti saranno visibili durante il mese di Settembre 2020?
- Mercurio si mostra debole tra le luci del crepuscolo serale nelle prime giornate di settembre, prima di sparire e riapparire all’alba in vista della massima elongazione est del primo ottobre.
- Venere è visibile prima dell’alba, sorgendo alle 02:53 a inizio mese e alle 03:38 a fine mese.
- Marte è visibile per tutto il mese, sorgendo alle 21:45 a inizio mese e alle 19:43 a fine mese.
- Giove e Saturno sono vicini, visibili nella prima parte della notte, sorgendo alle 17:06 e alle 17:34 a inizio mese, rispettivamente, e alle 15:13 e alle 15:39 a fine mese.
- Urano sorge alle 22 a inizio mese e alle 20:04 a fine mese, mostrandosi per tutta la notte.
- Nettuno è in opposizione quindi si mostra per tutta la notte agli strumenti telescopici.
Un discorso a parte lo merita Giove. Il periodo migliore per l’osservazione di Giove è ormai passato ma il pianeta è ancora visibile ed alcuni eventi sono osservabili anche durante il mese di settembre 2020.
Ad esempio, l’1 settembre 2020 alle 21:53 inizia il transito del satellite Io, seguito dalla sua ombra alle 22:56 dopo che alle 22:18 viene occultato il satellite Ganimede. La stessa cosa si ripete il 9 settembre intorno all’1 di notte, con Io e la sua ombra presenti sul disco insieme alla Macchia e Ganimede occultato.
Eventi celesti principali
Il 6 settembre, la Luna calante all’86% sarà in congiunzione molto stretta con Marte, con i due corpi celesti distanti appena 0.9°. La costellazione che ospita l’evento è quella dei Pesci e il momento di massima vicinanza si registrerà intorno alle 4:30, sebbene i due oggetti siano sopra l’orizzonte già dalle 22.
Il 9 settembre, sempre a notte inoltrata, la Luna calante al 68% si trova a meno di 2° di distanza dalla stella Aldebaran nel Toro, in una delle congiunzioni tipiche che verrà ripetuta ogni mese – con maggiore o minore distanza – da qui fino alla fine della visibilità del Toro.
L’11 settembre, giusto per la cronaca, si registra l’opposizione del distantissimo pianeta Nettuno, al di fuori della portata dell’occhio umano.
Il 14 settembre, prima dell’alba, la Luna calante al 14% si trova in congiunzione ampia con il pianeta Venere, con gli astri distanti poco meno di 5°. Il giorno dopo Venere verrà a trovarsi vicinissimo all’ammasso aperto del Presepe, anche noto come Alveare o M44.
La sera del 25 settembre, una Luna crescente al 68% sarà in congiunzione tripla con Saturno e Giove. I due pianeti tenderanno sempre più ad avvicinarsi e da qui fino alla fine dell’anno le congiunzioni con la Luna saranno sempre più spettacolari. La visibilità dell’evento si avrà in prima serata.
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