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I dubbi sul SETI attivo

Aggiornato il 10 Settembre 2021

Vorrei sapere se trasmettere messaggi nello spazio per tentare un contatto con una civiltà aliena è una cosa di buon senso o può nascondere insidie per il genere umano?Roberto

Tra gli anni Sessanta e i Settanta del XX secolo si iniziarono a sviluppare una serie di progetti di ascolto dei segnali radio provenienti dall’universo con lo scopo di cercare messaggi provenienti da civiltà aliene: queste, in sintesi, le origini del progetto SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence).
Nel corso degli anni molte sono state le voci che si sono sollevate a favore e contro la possibilità di un SETI attivo, ovvero dell’invio di segnali espliciti della nostra presenza nell’universo. E’ sostanzialmente su questo che poggiano tutti i pareri positivi: stiamo già inviando segnali radio non naturali nell’universo grazie alle trasmissioni satellitari.
D’altra parte abbiamo anche inviato alcune testimonianze della nostra esistenza: due placche d’oro sulle sonde Pioneer lanciate nel 1972 e nel 1973 con una serie di incisioni sulla nostra posizione, la nostra struttura fisica e altre informazioni simili, un messaggio radio nel 1974 inviato dal radiotelescopio di Arecibo, un disco musicale a bordo delle due sonde del programma Voyager lanciate nel 1977.

arecibo
Il radio telescopio di Arecibo

Questi esempi, però, non hanno fermato gli oppositori al SETI attivo, tra cui si conta il parere di Stephen Hawking: il cosmologo, in vita, ritenendo altamente probabile l’esistenza di un’altra razza intelligente nell’universo (basti vedere l’aneddoto con cui si apre Hawking di Jim Ottaviani e Leland Myrick), riteneva fosse pericoloso comunicare la nostra posizione, perché ciò ci avrebbe esposto al rischio di venire invasi da una qualche civiltà ostile.
Relativamente ai rischi di un SETI attivo, nel 2012 Paolo Musso determina 4 tipi di reazioni ostili a un nostro messaggio(1)Paolo Musso (2012). The problem of active SETI: An overview. Acta Astronautica, 78, 43-54. doi:10.1016/j.actaastro.2011.12.019: scoperta pericolosa; segnale pericoloso; contenuto pericoloso; reazione pericolosa.

  • Una scoperta pericolosa implica uno shock culturale, ovvero l’arrivo di una serie di informazioni destabilizzanti per la nostra cultura (anche se in questa operazione di destabilizzazione siamo bravissimi anche da soli!).
  • Il segnale pericoloso è sicuramente una situazione curiosa, visto che suggerisce la possibilità che il segnale alieno che segue come risposta contenga un codice virale, ma questo implica una conoscenza approfondita del sistema operativo ricevente.
  • Il contenuto pericoloso è non molto diverso della scoperta pericolosa, ma si concentra non tanto su quella che potremmo definire come uno scontro di civiltà, ma si preoccupa del significato letterale della comunicazione, che potrebbe destabilizzare in qualche modo la nostra società. Secondo Musso, però, il SETI attivo potrebbe ridurre se non annullare questo rischio.
  • La reazione pericolosa è invece la cara, vecchia invasione aliena. Questa è probabilmente la paura più fantasiosa, perché sono molte le variabili da considerare in questa situazione, su tutte la possibilità del viaggio interstellare in tempi che renderebbero sensata l’invasione.

Il punto centrale della questione, se inviare consapevolmente segnali nello spazio o meno (sappiamo già che di segnali ne inviamo, e sono sostanzialmente lo stesso genere di segnali che cerchiamo noi stessi), presenta indubbiamente un certo fattore di rischio, ma è ancora in corso la discussione sul fatto se correrlo valga la pena o meno.
Per parte mia mi piace concludere con questa citazione:

Anche il solo contatto radio con una civiltà superiore cambierebbe profondamente e radicalmente la nostra vita.Commissione della NASA sullo studio delle lunghe distanze, 1960

Note

Note
1 Paolo Musso (2012). The problem of active SETI: An overview. Acta Astronautica, 78, 43-54. doi:10.1016/j.actaastro.2011.12.019

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Scritto da

Gianluigi Filippelli Gianluigi Filippelli

Ha conseguito laurea e dottorato in fisica presso l’Università della Calabria. Tra i suoi interessi, la divulgazione della scienza (fisica e matematica), attraverso i due blog DropSea (in italiano) e Doc Madhattan (in inglese). Collabora da diversi anni al portale di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, dove si occupa, tra gli altri argomenti, di fumetto disneyano, supereroistico e ovviamente scientifico. Last but not least, è wikipediano.

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