
Dicembre è il mese in cui le città brillano più che mai. Luci sulle strade, facciate illuminate, decorazioni che avvolgono case e negozi. Ma proprio quando la Terra splende di più, il cielo scompare.
Le stelle, quelle vere, che per millenni hanno orientato viaggi, calendari e immaginazione — diventano quasi invisibili, non perché siano cambiate loro, ma perché lo abbiamo fatto noi: abbiamo acceso così tante luci da cancellare la notte.
L’inquinamento luminoso: quando la notte scompare
L’inquinamento luminoso è l’alterazione della naturale oscurità del cielo notturno causata da luci artificiali troppo intense, mal orientate o accese senza necessità. Non è “più luce”: è luce nel posto sbagliato, alla direzione sbagliata e nel momento sbagliato. Gli studiosi distinguono tre forme principali:
- Bagliore del cielo (skyglow):
È la luce dispersa verso l’alto e diffusa dall’atmosfera, che crea una cupola arancione sopra le città.
È la causa principale della scomparsa delle stelle deboli. - Abbagliamento (glare):
È la luce diretta e intensa che riduce il contrasto e affatica la vista, come i fari bianchi o le insegne molto luminose. - Luce invadente (light trespass):
Quando un’illuminazione invade luoghi dove non dovrebbe: camere da letto illuminate, cortili e giardini sempre rischiarati.
Perché è un problema?
L’inquinamento luminoso non riguarda solo l’astronomia: è un fenomeno che modifica gli ecosistemi, le abitudini umane e persino il nostro rapporto culturale con il cielo.
Per chi studia l’Universo, la luce artificiale è come un velo che si stende sul cielo. Molti oggetti deboli — galassie lontane, nebulose, asteroidi — scompaiono semplicemente perché il fondo del cielo è troppo chiaro. Secondo il World Atlas of Artificial Night Sky Brightness (Falchi et al., 2016), oltre l’80% della popolazione mondiale vive sotto cieli influenzati dall’inquinamento luminoso e circa un terzo dell’umanità non può più vedere la Via Lattea: un dato che dà la misura della trasformazione in atto. Il bagliore che avvolge le città riduce la trasparenza del cielo e rende invisibili molti oggetti deboli, costringendo gli osservatori scientifici a spostarsi in luoghi sempre più remoti per ottenere dati di qualità. Ma anche quei luoghi non sono più al sicuro.
Il caso Paranal: quando perfino i cieli più puri sono a rischio

Per capire davvero cosa significhi perdere un cielo buio, lasciamo la parola a chi lo ha visto in tutta la sua potenza: Anna Wolter, ricercatrice INAF dell’osservatorio astronomico di Brera (Milano) e responsabile per l’Italia della rete di divulgazione scientifica dell’ESO (ESON). “Non dimenticherò mai la Via Lattea vista da Paranal: un arco luminoso che sembrava toccare la terra. È in luoghi così bui che capisci davvero quanto l’Universo sia vasto e quanto sia prezioso poterlo osservare senza interferenze.” Oggi, però, quel cielo straordinario è minacciato dal progetto industriale INNA, proposto da AES Andes. Una vasta installazione – paragonabile a una piccola città – che comprende impianti eolici e fotovoltaici, desalinizzazione, produzione di idrogeno “verde” e un porto industriale, collocata a pochi chilometri dai telescopi dell’ESO. “L’idea di produrre energia rinnovabile è ottima, ma la posizione è sbagliata. Un complesso così grande, così vicino, rischia di compromettere la qualità del cielo di Paranal” racconta Anna, “e sarebbe un peccato, perché le scoperte fatte a Paranal – dagli esopianeti al buco nero della Via Lattea – sono state possibili grazie al buio eccezionale del sito. Non possiamo permetterci di perderlo.” Durante la costruzione e l’operatività, l’INNA produrrebbe più luce artificiale, polvere, vibrazioni e turbolenza atmosferica. Le analisi dell’ESO mostrano che il cielo sopra il VLT diventerebbe sensibilmente più luminoso, e l’impatto sarebbe ancora maggiore per il vicino CTAO-sud. Anche il futuro ELT, progettato per osservare l’Universo primordiale e le atmosfere degli esopianeti, subirebbe conseguenze significative. La ricerca di energie pulite e quella della conoscenza dell’Universo non sono in conflitto: possono convivere, se i progetti vengono collocati nei luoghi giusti.
“Un cielo così non si ricrea: si può solo proteggerlo.”
Un problema anche per gli ecosistemi e per noi
Il problema non riguarda solo gli strumenti: riguarda anche la vita sulla Terra. Molti animali (insetti, uccelli migratori, pipistrelli, tartarughe) regolano il loro comportamento sulla base dell’alternanza naturale tra luce e buio. L’illuminazione notturna altera questi ritmi, disorienta gli spostamenti e modifica la struttura degli ecosistemi. Anche le piante rispondono alla durata del giorno e della notte, e l’illuminazione artificiale può influenzarne i cicli di crescita. Infine c’è la dimensione umana. La luce intensa nelle ore notturne interferisce con i ritmi circadiani e può ridurre la qualità del sonno. Ma soprattutto, l’inquinamento luminoso ci priva di un patrimonio immateriale: il cielo stellato come esperienza condivisa. Per millenni l’umanità ha guardato lo stesso cielo, traendone orientamento, meraviglia, miti, calendari. Oggi, molti bambini nati in città non vedono mai la Via Lattea. È una perdita culturale oltre che scientifica.
E durante le festività?
Le luci decorative aumentano in modo significativo la luminosità notturna. Studi satellitari di NASA e NOAA mostrano che, in molte aree urbane, la luce dispersa verso il cielo può aumentare del 20–50% tra fine novembre e inizio gennaio.
Non si tratta di rinunciare alle illuminazioni, ma di renderle più intelligenti e sostenibili:
- usare luci calde, meno diffuse dall’atmosfera;
- orientarle verso il basso;
- ridurre l’intensità complessiva;
- limitare le ore di accensione nelle fasce meno frequentate;
- evitare fari e proiettori puntati verso il cielo.
Anche il Natale può brillare senza oscurare l’Universo.
Un esperimento da provare: dieci minuti di buio
Una sera di dicembre, prova questo gesto: spegni per dieci minuti tutte le luci superflue, esci all’aperto e lascia che gli occhi si adattino al buio.
All’inizio non succede quasi nulla.
Poi una stella. Poi un’altra. E in quel momento ricompare una parte di cielo che sembrava sparita per sempre.
Questo semplice esperimento può diventare un’attività per famiglie, scuole o gruppi:
- conta quante stelle si vedono prima e dopo lo spegnimento;
- disegna il cielo osservato;
- confronta la tua osservazione con una mappa stellare (usa una delle app che abbiamo descritto in questo articolo);
- invia i dati del “tuo” cielo e contribuisci a una ricerca globale sull’inquinamento luminoso con il progetto internazionale Globe at Night;
- consulta la Light Pollution Map per capire com’è cambiata la luminosità della tua zona nel tempo.
Quanto è buio il buio? (EduINAF) | Globe at Night Activity Guide (astroEDU) | How many stars can you see at night? (astroEDU) | Lettori di Magnitudine: l’inquinamento luminoso e le stelle (astroEDU)



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