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Luna 2069: guida alla costruzione di una base lunare

Aggiornato il 1 Giugno 2022

Dopo C’è spazio per tutti, Leonardo Ortolani torna a collaborare con l’Agenzia Spaziale Italiana e con l’Agenzia Spaziale Europea per la realizzazione di un volume dedicato allo spazio e sempre con Rat-Man protagonista. In questa occasione l’astronauta che affianca Rat-Man ha le fattezze di Luca Parmitano, mentre il personaggio di Ortolani interpreta Mr. Mask, evidente riferimento, ma anche parodia al ben più famoso Elon Musk. Anche per Luna 2069, in parte ambientato 100 anni dopo lo storico allunaggio dell’Apollo 11, Ortolani intervalla lo scorrere della storia con inserti scientifici più o meno approfonditi, stilisticamente simili alle sue classiche Meraviglie della natura e Meraviglie della tecnica. Vediamone alcune insieme.

La Luna, una severa maestra

Ovviamente la Luna fa da filo rosso non solo per la storia, ma anche per tutti gli inserti scientifici e storici. Si parte con un paio di splash page con la Luna a campeggiare sullo sfondo nero, che forniscono alcune informazioni sul nostro satellite, incluse, con il tipico pizzico d’ironia alla Ortolani, un paio di bufale lunari (1)Di qualcosa di simile si è scritto in occasione della recensione di Scienza del magico.. Quindi ecco una terza splash page con lo schianto della sonda sovietica Luna 2 avvenuto il 13 settembre del 1959. Siamo in un momento storico particolarmente difficile per gli Stati Uniti d’America: la corsa allo spazio è l’aspetto più evidente e rassicurante della guerra fredda e la stanno vincendo i sovietici. Luna 2 è solo l’ultimo di una serie di successi che sarebbero continuati ancora fino al 25 maggio del 1961, giorno in cui l’allora presidente John Fitzgerald Kennedy annuncia alla sua nazione e al mondo intero l’obiettivo che gli Stati Uniti si pongono per il decennio in corso:

Credo che prima che finisca questo decennio il nostro paese debba impegnarsi a realizzare l’obiettivo di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Non c’è mai stato nessun progetto spaziale più impressionante per l’umanità, o più importante per l’esplorazione dello spazio; e nessuno è stato così difficile e costoso da realizzare.

La corsa allo spazio, peraltro ben raccontata in T-Minus di Jim Ottaviani e dei fratelli Zander e Kevin Cannon, però continua a essere costellata da successi sovietici, enfatizzati da Ortolani anche con alcuni eventi completamente inventati, come l’apertura di un bar cosmico o della prima foto di classe nello spazio.

Collettore di questa serie di successi è, però, il discorso lunare più famoso del presidente Kennedy, quello del 12 settembre del 1962. Il discorso diede, ovviamente, una spinta al programma di esplorazione spaziale statunitense, in particolare al programma lunare, denominato programma Apollo. Lo sforzo per il successo del progetto fu tale da fornire alla NASA un budget che, in termini percentuali, l’agenzia spaziale non ebbe mai più nel corso della sua storia, il che ben identifica quanto all’epoca la scienza venisse considerata importante nella strategia politica e militare, e non venne meno nemmeno dopo la morte di Kennedy. Alla fine gli Stati Uniti riuscirono a portare due uomini sulla Luna prima dei sovietici: era la notte tra il 20 e il 21 luglio del 1969 (dipende dal fuso orario) e a posare i piedi sul nostro satellite furono, in ordine cronologico, Neil Armstrong e Edwin Aldrin.
Dopo questo primo allunaggio, gli astronauti statunitensi tornarono sul nostro satellite per altre 5 volte, fino all’Apollo 17 (2)L’Apollo 13 non atterrò sulla Luna a causa di problemi tecnici che costrinsero gli astronauti a tornare sulla Terra, ultima missione capitanata da Eugene Cernan, che fu l’ultimo uomo ad abbandonare la Luna. Era il 13 dicembre del 1972 e prima di ripartire verso il nostro pianeta, Cernan affermò:

Ripartiamo come siamo venuti e, a Dio piacendo, come ritorneremo: pace e speranza per tutta l’umanità.

In quest’ultima missione faceva parte dell’equipaggio anche Harrison Schmitt, geologo, proprio come Leonardo Ortolani. E questo, in qualche modo, chiuderebbe il cerchio, visto che l’autore in questo Luna 2069 immagina anche come potrebbe essere una futura base lunare.

Ritorno sulla Luna

Dopo mezzo secolo il ritorno, più stabile, sul nostro satellite non sembra solo un semplice sogno fantascientifico, ma un progetto cui stanno lavorando diverse agenze spaziali nazionali. Le idee in cantiere sono sostanzialmente due: la costruzione di una Stazione Spaziale Internazionale messa in orbita stabile intorno alla Luna denominata al momento Gateway. In questo modo sarebbe molto più semplice mandare sonde e astronauti sul suolo lunare.
Il secondo progetto è, invece, quello di realizzare una base lunare permanente sulla superficie. L’idea per la costruzione di questa base è sostanzialmente quella proposta nel 1954 dallo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke: una base lunare costituita da moduli gonfiabili isolandoli con una copertura di sabbia lunare. Dopo aver installato la prima parte della colonia costituita dai moduli abitativi, si andrebbe a gonfiare una cupola più grande e a installare un purificatore d’aria basato sulle alghe, un reattore nucleare (questo a causa della non costante illuminazione solare) e delle catapulte elettromagnetiche con lo scopo di lanciare le forniture necessarie alle astronavi poste in orbita intorno alla Luna.
La sua possibile posizione viene suggerita da Isaac Asimov nel racconto La Terra è tramontata nella serie de I vedovi neri, il cratere Bailly. Questo cratere si trova nella zona intermedia tra la faccia sempre esposta alla Terra e quella nascosta alla nostra vista. In questo modo la Terra non resta fissa nel cielo della colonia e compie dei movimenti apparenti nel cielo molto simili alla librazione della Luna nel cielo terrestre, rendendo psicologicamente più terrestre la permanenza degli astronauti nella base lunare. Ci sono anche altri vantaggi, in questa posizione, tra cui quello di una zona che potrebbe avere una probabilità inferiore di ricevere urti contro asteroidi. A questo problema anche Ortolani ha fornito la sua personale soluzione: una base spaziale dotata di ruote in modo da farla spostare quando minacciata da una delle molte rocce che viaggiano all’interno del Sistema Solare!

Lo spazio a fumetti

Quest’anno lunare è stato ricco di proposte spaziali a metà strada tra la divulgazione e l’intrattenimento: vedi ad esempio lo speciale di Nathan Never, realizzato da Sergio Bonelli Editore sempre in collaborazione con ASI ed ESA, oppure la favola fantascientifica Nuno salva la Luna di Marino Neri per Canicola. Di tutti questi prodotti, Luna 2069 è, dunque, solo uno dei molti, ma ha l’indubbio vantaggio di avere uno degli autori e dei personaggi italiani più noti e famosi in Italia. Inoltre Leonardo Ortolani, forte delle esperienze precedenti, sia quelle con C’è spazio per tutti, sia quelle con il progetto Comics&Science del CNR, è riuscito, forse anche più di altre sue storie, a integrare all’interno della storia le informazioni scientifiche. Il corposo volume, dunque, è un’ottima alternativa al classico libro divulgativo per avvicinarsi alla Luna e alla storia della sua esplorazione.

Abbiamo parlato di:
Luna 2069
Leonardo Ortolani
Feltrinelli, 31 ottobre 2019
240 pagine, cartonato, b/n – € 20,00
ISBN: 9788807550287

Note

Note
1 Di qualcosa di simile si è scritto in occasione della recensione di Scienza del magico.
2 L’Apollo 13 non atterrò sulla Luna a causa di problemi tecnici che costrinsero gli astronauti a tornare sulla Terra

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Scritto da

Gianluigi Filippelli Gianluigi Filippelli

Ha conseguito laurea e dottorato in fisica presso l’Università della Calabria. Tra i suoi interessi, la divulgazione della scienza (fisica e matematica), attraverso i due blog DropSea (in italiano) e Doc Madhattan (in inglese). Collabora da diversi anni al portale di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, dove si occupa, tra gli altri argomenti, di fumetto disneyano, supereroistico e ovviamente scientifico. Last but not least, è wikipediano.

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