Aggiornato il 7 Ottobre 2021
Uno strano oggetto, decisamente diverso da tutti quelli che avevamo visto finora… sarà mica una nave spaziale? Qualcuno venuto da lontano per spiarci o attaccarci? No, non è una storia di fantascienza: stiamo parlando di scienziati famosi e autorevoli che descrivono una possibile interpretazione di ‘Oumuamua. Quello di cui siamo sicuri è che questo asteroide è un asteroide alieno, cioè proveniente dall’esterno del Sistema Solare.
Iniziamo con ordine: nel 2017 viene osservata dal telescopio Pan-STARSS alle Hawaii una (tra le tante) sorgenti di luce che si sposta molto velocemente nel piano del cielo, la cosiddetta sfera della stelle fisse(1)Retaggio di quando si pensava che il cielo fosse la settima sfera che circondava la Terra.. Cosa significa che un oggetto si sposta rispetto alle stelle di fondo? Di solito ciò accade per oggetti molto vicini a noi, cioè all’interno del Sistema Solare o poco più in là: sono tipicamente i pianeti, le comete e gli asteroidi (genericamente i “corpi minori” del Sistema Solare). Se li osserviamo ripetutamente possiamo determinarne l’orbita – centrata sul Sole, per l’esattezza nel centro di massa del Sistema Solare – e prevederne la posizione futura, in un qualsiasi momento. Questo tipo di misura richiede osservazioni ripetute per un tempo sufficientemente lungo: più è lungo tanto più grande è l’orbita del corpo celeste.
Quando è stato scoperto, questo oggetto luminoso aveva già sorpassato il punto dell’orbita più vicino al Sole, e a noi, e perciò era necessario osservarlo rapidamente per poterne studiare i parametri principali. Sono stati messi in campo perciò i telescopi più grandi a disposizione, che sono riusciti a seguirlo per il tempo necessario a determinarne l’orbita e la luminosità, ma anche alcune informazioni sulla composizione, attraverso lo studio della luce riflessa. Il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO, un telescopio da 8,2 m di diametro, ha quindi seguito fino a quando ha potuto il volo di questo oggetto, nel frattempo battezzato ‘Oumuamua, nome hawaiano che significa “esploratore”, “pioniere”. Il nome ufficiale è oggi 1I, o anche 1I/2017 U1, 1I/’Oumuamua o 1I/2017 U1 (‘Oumuamua). Il risultato delle osservazioni rivela che l’oggetto è allungato, di colore rosso scuro, senza traccia di polvere. Ma soprattutto che la sua orbita è così strana che la provenienza dell’oggetto è certamente extra-solare. La direzione da cui proviene si trova all’incirca nella direzione della stella Vega, anche se Vega non si trovava in quella posizione quando ‘Oumuamua avrebbe dovuto partire per raggiungerci adesso. Dopo sei mesi di osservazione, gli astronomi si sono accorti che la velocità con cui l’asteroide percorre la sua orbita è in accelerazione. Questo è un comportamento anomalo per un asteroide: è invece quello che accade a una cometa, quando passando vicino al Sole evapora e produce la ben nota chioma. Il gas rilasciato dalla superficie funziona in qualche modo come un razzo e fa allontanare la cometa più in fretta dal centro del Sistema Solare. Ma ‘Oumuamua non ha chioma, non è una cometa.
Qual è dunque la spiegazione? Servono ancora molti studi, ma l’ipotesi più probabile è che sia un asteroide sfuggito all’attrazione gravitazionale del suo Sistema planetario e che ha viaggiato probabilmente per qualche centinaio di migliaia di anni, oppure una piccola cometa molto insolita, o che ha perso il materiale che di solito evapora a formare la chioma.
L’ipotesi più affascinante, anche se poco probabile, è quella accennata sopra, che sia una nave aliena interstellare che è arrivata appositamente per visitarci. Come dovrebbe essere fatta questa nave? Ce lo spiega Abraham Loeb, preside del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Harvard. Se non riusciamo a spiegare altrimenti l’accelerazione di ‘Oumuamua potremmo pensare che sia la radiazione stessa emessa dal Sole ad accelerarlo: perché la spinta sia efficace la dimensione dell’oggetto dev’essere molto ampia e molto sottile, come una grande vela che raccoglie il vento. Una dimensione di qualche decina di metri e uno spessore di meno di un millimetro sarebbero le misure perfette per spiegarne le proprietà: accelerazione, variazione di luminosità, colore – osservate nel nostro “esploratore”. Vele simili, anche se decisamente più piccole, sono state già ipotizzate e addirittura sperimentate con la missione giapponese IKAROS, lanciata nel 2010. Loeb in effetti sarebbe molto contento di dimostrare la fattibilità di questo tipo di strumenti, perchè è il presidente dell’associazione Breakthrough Starshot, costituita all’interno della Breakthrough Initiatives fondata dal fisico Steven Hawkings, dal magnate Yuri Milner e altri proprio per mandare molte vele solari all’esplorazione del sistema di Alfa Centauri.
Come si può saperne di più? ‘Oumuamua è in viaggio verso l’esterno del Sistema Solare: i nostri telescopi non riescono più a vederlo, l’unico modo sarebbe di costruire un razzo più veloce di quelli in dotazione finora e cercare di raggiungerlo prima che ci lasci per sempre. L’alternativa è quella di fare uno studio “statistico”: scoprire altri oggetti simili a 1I che potrebbero avere la denominazione di asteroide interstellare e capire se hanno o meno delle caratteristiche che li accomunano. Questo sarà possibile con i nuovi telescopi in costruzione e in particolare con LSST: il Large Synoptic Survey Telescope, in Cile, che dovrebbe iniziare a osservare il prossimo anno o il successivo. Questo telescopio, pur avendo uno specchio di 8,4 m di diametro, poco più grande di quello del VLT, ha una costruzione ottica particolare che gli permette di osservare un campo di vista molto ampio. LSST guarderà perciò un singolo punto di cielo anche mille volte durante i dieci anni previsti per la sua campagna osservativa: osservando ripetutamente tutto il cielo sarà più facile identificare oggetti “che camminano” e magari alcuni di essi assomiglieranno a ‘Oumuamua e ci parleranno di sistemi planetari lontani.
Note
↑1 | Retaggio di quando si pensava che il cielo fosse la settima sfera che circondava la Terra. |
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