Calendario dell'Avvento Astronomico

La nube di Oort

La culla delle comete.

Aggiornato il 20 Novembre 2020

Le comete sono oggetti celesti rocciosi, ricoperti di strati di ghiaccio che, al passaggio vicino al Sole, sublimano producendo la famosa chioma, spesso visibile a occhio nudo dalla Terra. Nei secoli, sono state simbolo di sventura come di buone novelle, portatrici di guerra o di pace. Insomma, hanno esercitato la loro influenza sull’uomo e sulla sua storia.
Si tratta di oggetti celesti che, periodicamente, tornano nei dintorni del Sole. Questi ripetuti passaggi, però, spogliano progressivamente le comete della loro coltre ghiacciata fino a che essa non è completamente evaporata. A quel punto, la cometa muore, e di essa rimane solo un sasso, alla deriva nell’Universo. Ma così come muoiono, le comete devono avere anche un’origine, che per secoli è rimasta avvolta nel mistero.
Fu solo nel 1950 che l’astronomo olandese Jan Oort teorizzò l’esistenza di una gigantesca nube di detriti cosmici, oltre i confini dell’eliosfera e solo debolmente legata al Sole, che potesse spiegare il continuo passaggio di nuove comete nei pressi del Sole.
La nube di Oort, così si chiama da allora la culla delle comete, dovrebbe essere una regione di spazio sferica che definisce il confine cosmografico del Sistema Solare, estendendosi fino a 3,2 anni luce dal Sole. Gli astronomi ritengono che potrebbe contenere i residui rocciosi risalenti addirittura alla nube proto-planetaria da cui si sono formati i pianeti del Sistema Solare, ben 4,5 miliardi di anni fa. Questi detriti, asteroidi e corpi rocciosi più piccoli, sarebbero stati “espulsi” dal Sistema Solare durante la sua formazione, a causa dell’interazione con i pianeti giganti gassosi come Giove e Saturno che, nella loro formazione, iniziavano ad alterare l’equilibrio gravitazionale del sistema.
Abbastanza lontani da non risentire quasi più della presenza del Sole, ma abbastanza vicini da non essere “rubati” da altre stelle, questi detriti possono rimanere nella nube di Oort anche per diverse centinaia di migliaia di anni, nel freddo più assoluto che congela persino i rarefatti gas, attirati dalla flebile attrazione di questi corpi.
Si ritiene, però, che l’interazione con le altre stelle del cluster a cui appartiene il Sole, in uno dei bracci esterni della Galassia, possa di tanto in tanto “scalzare” una di queste rocce dal loro sonno eterno e farle ricadere inesorabilmente, sotto l’azione gravitazionale del Sole, verso il centro del Sistema Solare. Qui, incendiate di calore, si trasformano nello straordinario fenomeno astronomico che, dal tempo di Aristotele, prende il nome di cometa.

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