I nostri occhi sono limitatissimi. Nonostante l’enorme varietà di colori che ci permettono di vedere, siamo praticamente ciechi dinanzi alle bellezze della natura che ci circonda. Di esempi di cose che esistono ma non siamo in grado di osservare ce ne sono veramente tanti.
Il Sole per esempio è verde, o meglio la sua massima emissione radiativa rientra nelle lunghezze d’onda del verde, solo che questo colore riesce a “nascondersi” molto bene tra le lunghezze d’onda del blu e del rosso emesse dall’astro. Come risultato, il nostro piccolo occhio fonde questi tre colori nel bianco tipico della nostra stella (sì, il Sole in realtà è bianco, non giallo).
Anche la Luna rientra nella categoria di “cose che non siamo in grado di vedere perfettamente”. Il nostro satellite, come visibile in queste foto, è infatti colorato. Mentre ai nostri occhi appare come una palla di roccia grigia, in realtà la Luna presenta svariate tinte che contribuiscono a rendere questo mondo morto un po’ più vivace di quanto non lo sia in realtà . Blu, arancione, giallo, celeste: i colori della Luna indicano differenti composizioni chimiche nei terreni lunari, nonchè sono la testimonianza della storia geologica del nostro satellite.
Le colorazioni più marcate si trovano in corrispondenza dei tipici Mari Lunari: si tratta di enormi pianure basaltiche, frutto di antiche eruzioni vulcaniche sulla superficie lunare, tra i 3,9 e 1 miliardo di anni fa, quando il nostro satellite era un corpo molto più attivo geologicamente di quanto non lo sia oggi. Le regioni blu sono conformazioni più recenti (astronomicamente parlando). Qui abbondano rocce ricche in ferro, ossigeno e titanio, quest’ultimo principale responsabile della tinta bluastra di queste pianure. Tra le zone azzurrognole spicca, sulla destra, il Mare Tranquillitatis, dove il 20 luglio 1969 allunarono Neil Armstrong e Buzz Aldrin, con la missione Apollo 11, nella zona meridionale. Le regioni arancio-giallastre invece indicano la presenza di terreni più antichi, poveri di ferro. Tra queste emerge la parte settentrionale del Mare Imbrium, sulla sinistra.
Degni di nota sono i principali crateri visibili in queste foto, e attorno ai quali spesso è presente una tinta celeste chiaro, dovuta all’impatto dell’asteroide che ha riportato in superficie elementi in precedenza sotterranei.
Non siamo in grado di vedere questi colori, perchè queste tinte sono molto diluite nel terreno lunare. Per esaltarli nelle fotografie occorre effettuare una serie di passaggi su determinati software di elaborazione come Photoshop. Questo non significa che l’immagine è ritoccata. Non lo ripeterò mai abbastanza, questi colori sono reali. Sul PC si procede “semplicemente” ad aumentare la saturazione e la vividezza della regolite lunare tramite vari step, al fine di rendere molto più evidenti queste tinte che altrimenti sarebbero completamente invisibili, sia all’occhio che in foto.
Foto e testo precedentemente pubblicati sull’account instagram dell’autore
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