Aggiornato il 1 Giugno 2022
Il documento di carta è la tipologia di materiale che più frequentemente e comunemente ci si aspetta di trovare negli archivi storici, ma il progresso e la tecnologia hanno fatto sì che, con il tempo, gli stessi si siano arricchiti di atti conservati sui supporti più diversi, fino ad arrivare al digitale dei nostri giorni.
Se ci soffermiamo ad esaminare in particolare gli archivi degli Osservatori, possiamo constatare che questi comprendono anche una ricchissima raccolta di fotografie che sono, senza dubbio, una tipologia di materiale tra le più immediatamente eloquenti che si possa trovare. Una lettera, un’osservazione astronomica, anche uno schizzo di qualche oggetto celeste hanno bisogno di essere letti e interpretati perché ci svelino la loro identità. Una fotografia, invece, ci rivela subito qualcosa, appena la guardiamo. Certo, c’è foto e foto: quelle più strettamente scientifiche, uno spettro o un oggetto celeste per esempio, sono tutt’altro che di immediata comprensione. Ma qui vogliamo occuparci di foto più “normali”, come quelle che ciascuno di noi può trovare in casa propria: persone, luoghi, anniversari, avvenimenti che qualcuno ha voluto immortalare a futura memoria. Per esempio, quella che riportiamo in questo articolo, conservata nell’Archivio storico dell’Osservatorio Astronomico di Trieste e scattata verso la fine degli anni Sessanta.
Essa raffigura una partita di pallavolo presso la sede di Basovizza. Pronta al palleggio vediamo la direttrice, Margherita Hack. È proprio lei a scrivere nel suo libro L’amica delle stelle:
Quando Margherita Hack arrivò a Trieste, nel 1964, trovò una situazione piuttosto critica, l’Osservatorio era carente sia dal punto di vista del personale che della strumentazione e la succursale ancora non c’era. Margherita portava nel suo bagaglio tanta passione, entusiasmo, determinazione e competitività, tutti aspetti del suo carattere che l’avevano aiutata ad affrontare e superare situazioni difficili in passato e che le permisero anche di affrontare
la situazione triestina.
Fin dal suo primo insediamento, pensò all’ampliamento del personale e alla ricerca di nuovi spazi. Era urgente trovare un luogo dove sarebbe sorta la stazione osservativa, lontana dall’inquinamento cittadino, in cui installare i telescopi esistenti e nuove attrezzature. Fece suoi i propositi di Favaro e nel 1966 era già riuscita a individuare un sito adeguato: si trattava di un terreno di circa trentamila metri quadrati sull’altopiano carsico, vicino al piccolo abitato di Basovizza. Le difficoltà burocratiche per rilevare quell’area furono grandi; era una zona a servitù militare a pochi chilometri dalla frontiera con la Jugoslavia, quella che allora era chiamata la zona B e che oggi è Slovenia, ma vennero superate e ben presto furono installati i primi strumenti, il radiotelescopio, altri piccoli telescopi e rimesso in funzione un telescopio più grande che era stato imballato durante la guerra. Sorsero l’edificio con l’officina, i laboratori di elettronica, alcuni studi, l’abitazione per il custode e anche il campo di pallavolo che vediamo nella fotografia.
L’immagine ci fa pensare immediatamente alla grande passione per lo sport di Margherita, passione che la accompagnò per tutta la vita, a partire dalle prime corse e tornei a palla al Bobolino, a Firenze, quando era ancora bambina e giocava con altri bambini, tra cui Aldo, che diventerà poi suo marito. Lei stessa ricorda i tornei a palla prigioniera al ginnasio, le lunghe pedalate in bicicletta, le partite a pallacanestro nella squadra del rione delle Due Strade, sempre a Firenze, fino alla pratica agonistica dell’atletica (siamo negli anni Quaranta) al campo della Giglio Rosso, alla partecipazione ai Giochi della Gioventù e, negli anni universitari, ai Littoriali dove, prescelta per pronunciare il giuramento, ammette
Proseguendo nella carriera, Margherita ha sempre conciliato una delle attività scientifiche più “statiche” che si conoscano (l’astronomo era incollato per notti intere alla poltrona osservativa …) alla pratica sportiva. Erano accanite partite a pallavolo anche ad Asiago che alternava alle notti passate al telescopio verso la fine degli anni Quaranta. Corse campestri in motorino, con gimcane tra vialetti, scale, salite e discese a Merate, in Brianza, dove arrivò nel 1954, una partita di calcio in cui si cimentò come portiere a Utrecht, durante il congresso della Società astronomica olandese nel 1955, fino alle lunghe nuotate al largo della costa triestina da Barcola a Miramare e, appunto, alle partite di pallavolo a Basovizza con i colleghi dell’osservatorio e numerosi amici.
Questa foto non è stata scelta per caso: nel 2013 Margherita Hack è scomparsa. Diventata astrofisica un po’ per caso è sempre stata una persona molto schietta, brillante, determinata, competitiva e indipendente, come si descrive lei stessa nei molti libri che ha scritto. Crediamo le faccia piacere essere ricordata con una foto “normale”, scattata nei luoghi in cui, per quasi cinquant’anni, ha vissuto e lavorato con infinita passione.
Articolo pubblicato sul Giornale di Astronomia #3, 2014 e ripubblicato con l’autorizzazione della direzione del Giornale di Astronomia; copyright by SAIt e Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma
Grazie per aver condiviso la foto, e soprattutto raccontato la storia dietro la foto!
Qui c’è una gallery sulle attività sportive di Margherita Hack (atletica leggera, ma non solo), con links a interviste ed articoli vari:
https://twitter.com/calciatrici1933/status/1091051003716214790
Caro Marco,
grazie per aver condiviso questa galleria qui nei commenti e scusa se non sono riuscito a sbloccare prima il tuo commento dalla cartella anti-spam.
A presto e continua a leggerci!
e davvero molto bello ciò che avete scritto magari aggiungendo qualcosina in più la gente interesserebbe e avrete più commenti finora avete avuto solo uno!!!!!. Sono sicura che seguendo il mio consiglio avrete ciò che vi sarete aspettati . Comunque mi è piaciuto molto ciò che avete pubblicato è molto ma molto interessante bell lavoro che avete fatto