Cronache dalla scuola Gli Astroviandanti

Specola, ultima frontiera

Una visita alla Specola dell'Osservatorio Astronomico di Padova insieme con gli studenti Elena Barosso e Francesco Maio

Aggiornato il 30 Gennaio 2019

Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono

Dopo la nostra prima visita alla Specola di Padova, sede dell’antico osservatorio astronomico, non possiamo che trovarci d’accordo con quanto detto da Galileo Galilei. Entrambi appassionati di libri e film di fantascienza, tra cui 2001: Odissea nello Spazio, Guida Galattica per gli Autostoppisti, Guerre Stellari e Star Trek, non possiamo che coltivare anche un interesse sfrenato per l’astronomia. Abbiamo così approfittato degli eventi organizzati in occasione della Settimana della Luce per visitare una delle sedi storiche dell’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica, ente che ha allestito una serie di iniziative sparse per tutta la Penisola. Se dall’esterno l’edificio, denominato “Torlonga” proprio per la forma a “torre allungata“, sembra quasi sterile e anonimo, risultando così difficile immaginare la storia che nasconde al suo interno, una volta superato il grande cancello in ferro battuto alla base della torre, ogni nostro preconcetto è stato subito smentito per lasciare spazio alla più totale curiosità.
Bob Dylan in Forever Young invitava ognuno di noi a costruire una scala che portasse alle stelle e a percorrerne ogni gradino, e così abbiamo fatto noi, anche se in realtà le scale c’erano già, e pure da molto tempo. Quello che non sapevamo era che risalendole non solo saremmo arrivati alle stelle, ma avremmo anche viaggiato nel tempo!
Costruita nel IX secolo d.C., dopo poco era diventata la trasposizione terrestre dell’Inferno dantesco, poiché utilizzata come prigione e luogo di tortura degne di un vascello Klingon; l’oscurità oltre il grande cancello in ferro battuto racchiude infatti un piano terra dominato dalle rimanenze di quelle stesse prigioni, dando spazio quindi ad un ambiente abbastanza spoglio.
Ma, percorrendo le prime rampe di scale e raggiungendo il primo piano della Torre, si compie letteralmente un balzo temporale in avanti: sotto un affresco di epoca Medievale raffigurante un carro rosso su sfondo bianco, simbolo tipico dei signori Carraresi che edificarono il loro castello proprio di fianco alla Specola, risaltano di lucente ottone vari strumenti utilizzati nell’Ottocento, come il più grande, in primo piano nel centro della stanza.
Ma, percorrendo le prime rampe di scale e raggiungendo il primo piano della Torre, si compie letteralmente un balzo temporale in avanti: sotto un affresco di epoca Medievale raffigurante un carro rosso su sfondo bianco, simbolo tipico dei signori Carraresi che edificarono il loro castello proprio di fianco alla Specola, risaltano di lucente ottone vari strumenti utilizzati nell’Ottocento, come il più grande, in primo piano nel centro della stanza.

Percorrendo gli strati della storia, progredendo quindi non solo nel tempo, ma anche nello sviluppo della tecnologia e della scienza, appare nuovamente il filo conduttore degli strumenti astronomici, ricorrente come il monolito TMA-1 in 2001: Odissea nello Spazio; il secondo piano, infatti, racchiude una serie di fini ed eleganti dispositivi, utilizzati nell’800 durante le lezioni di astronomia all’università, di dimensioni più compatte proprio per renderne più semplice ed immediata la spiegazione del loro funzionamento.

Nella sala accanto una delle pareti è dominata da un affresco raffigurante una delle più antiche mappe stellari, la quale ricorda senz’altro quelle utilizzate in Star Trek dal Signor Sulu a bordo della U.S.S Enterprise; dall’altra parte, sulla parete opposta, troneggia un immenso quadrante di cui però non sveliamo la particolare storia.
Se avessimo ascoltato ciò che dice la Guida Galattica per gli Autostoppisti, avremmo avuto con noi un asciugamano, perché, nonostante il freddo, gli ultimi, numerosissimi (per un totale di duecentocinquanta) e ripidi gradini ci hanno fatto sudare non poco. Ma, come Dante riaffiora dal sottosuolo per approdare alle spiagge del Purgatorio, allo stesso modo noi siamo usciti a riveder le stelle. Questo perché l’ultima sala, posta in cima alla torre, è coperta da una volta raffigurante non solo le stelle del cielo, ma anche quelle dell’astronomia; infatti, alzando lo sguardo al “cielo”, si trovano una serie di bassorilievi raffiguranti studiosi come Lagrange, Cassini, Gauss, Laplace, Piazzi, Galilei e tanti altri, i cui nomi costellano anche i nostri libri universitari. Inutile descrivere quale fosse la nostra reazione, se non quella di profonda ammirazione.

L’immenso telescopio al centro della stanza invita però non solo a limitarsi alle stelle raffigurate sulla volta, bensì ad osservare e a spingersi oltre i limiti di quelle semplici pareti.
Infine, seguendo l’invito e la direzione verso cui puntava il telescopio e uscendo quindi nel terrazzo che circondava quest’ultima stanza, siamo stati catapultati sul tramonto sia della nostra esperienza, sia della giornata, che condividiamo con queste parole e splendidi immagini per spronare i nostri venticinque lettori a passare per Padova a ripercorrere i nostri gradini.

1 Comment

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  • Molto interessante, mi ha fatto piacere rivivere questo angolo di Padova che è un crogiuolo di storia, arte e scienza.

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