Cerchiamo di capire come funzionano le inversioni del campo magnetico terrestre
E’ vero che è previsto un cambiamento di polarità del campo elettromagnetico terrestre? E cosa comporterebbe?Simone

D’altra parte, secondo i modelli a nostra disposizione, si ritiene che il campo magnetico terreste sia generato da correnti di convezione nel ferro fuso del nucleo planetario. Questo campo di dipolo, che definisce i poli magnetici terrestri, ha cambiato polarità in diverse occasioni nel passato, come mostrato sin dai primi studi citati poc’anzi.
Varie teorie hanno provato a spiegare il meccanismo di inversione, ma generalmente presentano un alto grado di complessità: le variabili casuali nel flusso del liquido nucleare terrestre sono gli interruttori principali del meccanismo. In effetti proprio la loro casualità ci permette di spiegare come mai il cambio della polarità non sia periodico né regolare: tra l’altro, come mostrato nella timeline, stiamo vivendo in una fase di stabilità particolarmente lunga.
E’ stato, però, osservato che l’inversione del campo magnetico avviene in prossimità di un livello di minima intensità, e in effetti le prime indicazioni in tal senso risalgono alle misurazioni effettuate dal matematico e fisico tedesco Carl Gauss a metà del XIX secolo.
Non possiamo sapere se e quanto siamo vicini a un nuovo cambio di polarità: l’ultimo è avvenuto qualcosa come 780000 anni fa, inoltre la fase di stabilità più lunga è durata 30 milioni di anni, nel corso del Cretaceo superiore.
Come però ricorda l’INGV, il genere umano ha “vissuto” nel corso della sua storia su questo pianeta almeno 5 inversioni di polarità principali, per cui non dovremmo avere nessun problema a superare una nuova inversione di polarità, almeno dal punto di vista biologico.
Diverso è il discorso dal punto di vista tecnologico: la diminuzione dell’intensità del campo magnetico terrestre che precede l’inversione di polarità potrebbe, infatti, avere degli effetti sulle trasmissioni radio e, soprattutto, sui satelliti, quelli progettati per operare comunque al di sotto del limite che ci separa dallo spazio propriamente detto. E in un mondo altamente tecnologico come il nostro questo potrebbe creare non pochi problemi, giusto un po’ più persistenti come durata temporale rispetto a quelli che possono causare delle aurore boreali particolarmente intense.
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