Action Comnics 419 si apre con una scena tutto sommato non così inusuale per un fumetto di Superman: lo space shuttle che sta mettendo in orbita un satellite. A bordo della navicella a raccontare lo storico avvenimento c’era Clark Kent, all’epoca reporter televisivo.
Fin qui si potrebbe dire “tutto bene”, se non fosse per un piccolo dettaglio: era il dicembre del 1972 e non solo non era ancora iniziata l’era dello space shuttle, ma anche il satellite messo in orbita, il Large Space Telescope, non era ancora nemmeno stato approvato. E aveva pure un aspetto piuttosto strano: somigliava a quello che noi oggi conosciamo come l’Hubble Space Telescope.
Osservare le stelle dallo spazio

L’idea di un telescopio spaziale sufficientemente grande da compiere osservazioni dallo spazio evitando i problemi e le limitazioni dovute all’atmosfera terrestre risaliva al 1946 quando, in un suo articolo, l’astronomo Lyman Spitzer discusse proprio di questi e altri vantaggi nella realizzazione di un dispositivo di questo genere. Quando, qualche anno dopo, nel 1962, la NASA iniziò a prendere in considerazione il progetto, fu proprio Spitzer, nel 1965, a essere messo a capo del gruppo che doveva occuparsi dello sviluppo di questo grande telescopio spaziale.
Al gruppo, come testimoniato dalla foto, si unì ben presto come program scientist anche Nancy Grace Roman, diventata famosa come la “madre di Hubble”.

Nel frattempo, mentre si portava avanti il progetto di questo LST, la NASA era riuscita a mandare in orbita due telescopi spaziali all’interno del programma dell’Orbiting Astronomical Observatory. Mentre il primo satellite aveva avuto un problema di batterie, il secondo fu il primo vero successo nel campo dei telescopi spaziali: messo in orbita nel 1968, rimase operativo fino al febbraio del 1973, dopo aver osservato circa il 10% del cielo, completando un catalogo di oltre 5000 stelle in ultravioletto.
Si potrebbe, allora, pensare che il successo di OAO-2 diede una mano all’approvazione dei fondi per l’LST, che in effetti era previsto dovesse andare in orbita nel 1979, ma a quanto pare a giocare un ruolo altrettanto importante fu proprio quell’albo di Action Comics.
Un lavoro per Superman!

Come lo stesso Simmons ha raccontato, un giorno si trovava in quel di Washington e mentre cerca un modo per risolvere questo problema, si imbattè in un bambino che stava leggendo proprio Action Comics. E da lì l’idea: andare alla DC Comics, l’editore di Superman, per raccontare loro il progetto proponendo di portarlo sulle pagine del più noto fumetto di supereroi. E la DC fu entusiasta della cosa, visto che alla fine la storia fu pubblicata proprio sul 419.
In effetti l’idea che The most dangerous man on Earth sia nata anche come leva da usare per convincere il Congresso a sbloccare i fondi è stata confermata anche dall’astronomo Charles Robert O’Dell, che aveva lavorato al programma dell’LST dal 1972 al 1983.
Tra l’altro il programma prevedeva la costruzione di una navicella progettata appositamente, lo space shuttle, che in effetti avrebbe iniziato le sue missioni spaziali nell’aprile del 1981 e che alla fine avrebbe portato in orbita l’Hubble il 25 aprile del 1990, con delle operazioni molto simili a quelle rappresentate da Swan nella splash page iniziale di Action Comics 419.
La precisione di quella scena è, ovviamente, spiegabile proprio grazie alla consulenza di Simmons, ma ciò che nemmeno quest’ultimo poteva sapere era quanto in là si sarebbe spinta la capacità di immaginare il futuro di Bates.
Nella scena finale, infatti, per ovviare al problema che, involontariamente, l’LST aveva causato a Metropolis, il buon Superman intervenne sulla lente del telescopio per ripulirla dalle polveri cosmiche e sistemarla in maniera tale che il problema non si ripresentasse. E in effetti sin dalle prime settimane di osservazione si scoprì un problema nelle ottiche del telescopio che richiese una serie di missioni aggiuntive per poter essere corretto. Ovviamente adottando sistemi più delicati e precisi della vista laser di Superman!

Questa, quindi, è la storia di quando Superman aiutò Hubble ad andare nello spazio, anche se all’epoca aveva ancora un nome diverso, ma era già lui, pronto a scattare foto spettacolari che hanno fatto il giro del mondo e permesso agli astronomi di comprendere sempre meglio l’universo.
Add Comment