Primavera Sud

Nave Argo

Aggiornato il 29 Marzo 2024

Quella della Nave Argo è una delle 48 costellazioni presenti nell’Almagesto di Claudio Tolomeo, ma non fa più parte delle 88 costellazioni ufficiali dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU – International Astronomical Union). Rispetto alle altre costellazioni perdute (sono poco meno di una trentina), la Nave Argo non è caduta in disuso, o dimenticata, ma è stata semplicemente smantellata in quattro costellazioni, anche se di queste solo tre sono generalmente considerate come la suddivisione originale della Nave.
Quando l’astronomo francese Nicolas-Louis de Lacaille passò alcuni anni al Capo di Buona Speranza (dal 1750 al 1754, per la precisione), decise di studiare il cielo dell’emisfero meridionale. Alla fine del suo periodo di studio, redasse e pubblicò nel 1763 un catalogo stellare, il Coelum australe stelliferum, con le costellazioni visibili nell’emisfero australe, e molte di queste costellazioni erano state ideate proprio da Lacaille. In particolare la Carena, la Poppa e le Vele costituivano l’antica costellazione della Nave Argo, mentre poco sopra a esse si trova la costellazione della Bussola. Quest’ultima, però, sembra che fosse identificata dagli Antichi Greci come l’albero maestro della Nave Argo, motivo per cui John Herschel nel 1844 provò a recuperare l’antico ruolo della costellazione, proponendo un nuovo arrangiamento delle sue stelle con il nome di Albero Maestro. La proposta di Herschel, però, cadde nel vuoto, così resto il nome di Bussola.
Senza la suddivisione proposta da Lacaille, la Nave Argo sarebbe la costellazione più estesa di tutta la volta celeste notturna, con un’estensione del 28% in più rispetto alla costellazione più grande, quella dell’Idra.

Oggetti celesti più importanti

Gli oggetti celesti più importanti all’interno della vasta area della Nave Argo sono stati in parte trattati nelle schede delle singole costellazioni che la costituiscono. In questa sede ricorderemo brevemente che la costellazione della Nave Argo è la zona di cielo che ospita la stella Canopo, la seconda stella più brillante del cielo notturno. Appartenente alla costellazione moderna della Carena, ha una magnitudine apparente di -0.74 e dista da noi all’incirca 310 anni luce.

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La stella Canopo in una foto scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale – via commons

Altro oggetto interessante è l’ammasso aperto IC 2602, noto anche come Pleiadi del Sud, sempre all’interno della costellazione della Carena. Facilmente visibile anche a occhio nudo grazie a una magnitudine apparente totale di 1.9, ha costituito la base per una nuova costellazione, la Quercia di Carlo (Robur Carolinum), proposta nel 1679 dall’astronomo Edmond Halley per onorare il re Carlo II d’Inghilterra, suo protettore. La proposta, però, non ha avuto alcun seguito.

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Le Pleiadi del Sud – via commons

Quella della Quercia di Carlo non è l’unica costellazione proposta in quest’area: nel 1801 Johann Bode propose, all’interno del suo Uranographia, la costellazione di Solcometro e Sagola (Lochium Funis), posta tra la costellazione della Bussola e la non più riconosciuta costellazione del Gatto. Anche questa costellazione non ebbe seguito alcuno.

Mito

La Nave Argo, che a causa della precessione degli equinozi è visibile solo dall’emisfero sud e da latitudini meridionali dell’emisfero nord, è associata a uno dei miti più avventurosi che abbiamo ereditato dall’Antica Grecia: il viaggio degli argonauti verso la Colchide alla ricerca del vello d’oro. Costruita da Argo di Trespi, secondo alcune versioni con l’aiuto di Atena, venne varata proprio per l’impresa degli Argonauti, un equipaggio di valorosi eroi radunato e capitanato da Giasone. A questi il re della tessaglia, Pelia, aveva affidato il compito di “conquistare” il vello d’oro, il manto dorato dell’ariete alato Crisomallo. La leggenda afferma che avesse il potere di curare qualunque ferita.
Nel corso del viaggio gli Argonauti si imbattono nelle famose Arpie, esseri dal corpo di uccello e dalla testa di donna, e assumono nel loro gruppo anche la bella Medea. Questo è indubbiamente uno dei personaggi più interessanti e sfaccettati della mitologia greca, archetipo delle classice femme fatale della letteratura moderna. Esperta in pozioni (quindi una sorta di proto-alchimista), risulta fondamentale nella conquista del vello: è infatti uno dei suoi preparati che permette di addormentare il drago che custodisce il vello.

La mappa è una leggera rielaborazioe di quella pubblicata su “The Monthly Evening Sky Map” nel 1916.
Per i dati di posizione si sono scelti quelli di IC 2391, forniti da eSky.

Ascensione retta centrale: 8 hrs 40 min

Declinazione centrale: -53°

Visibile in: emisfero

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