Aggiornato il 28 Novembre 2024
Tra tutte le opere di Will Eisner, Vita su un altro pianeta è un libro particolare. Pubblicato originariamente nel 1978, giunge in Italia solo nel 2004 edito dalla ormai chiusa Kappa Edizioni e propone al lettore un soggetto che, rispetto alla produzione autorale dell’autore, recupera alcune delle atmosfere e delle tematiche di Spirit, il personaggio più noto di Eisner. Vita su un altro pianeta, infatti, parte con un incipit fantascientifico, la ricezione di un segnale inusuale e non periodico proveniente dalla stella di Barnard che fa subito pensare a un’origine intelligente. Questo presupposto viene però sviluppato da Eisner con un ritmo serrato e una narrazione appassionante tipici di una spy story, mentre per quel che riguarda i disegni si alternano tavole con più vignette per lo più sfumate una nell’altra, a splash page di grande effetto, sempre con la dovuta attenzione alle espressioni facciali e ai dettagli fondamentali per la comprensione e la corretta lettura della storia.
La stella di Barnard
Vita su un altro pianeta sembra voler rispondere alla domanda su cosa succederebbe dal punto di vista sociologico alle popolazioni della Terra alla conferma di aver ricevuto un messaggio di origine aliena.
Evidentemente influenzato dalla situazione di tensione generata dalla Guerra Fredda, Eisner non sembra fornire una risposta positiva, tra il gioco di spie e controspie che mette in campo da un lato e la nascita di un folle gruppo di mistici cosmici che cercano in tutti i modi di inviare un messaggero nello spazio verso la stella di Barnard.
Quest’ultima, studiata fin dalla fine del 1800, fu studiata nella prima metà del XX secolo da Edward Barnard, che nel 1916 ne scoprì l’eccezionalmente elevato moto proprio.
La osservazioni di Barnard vennero successivamente spiegate da Peter van de Kamp come la presenza di due pianeti in orbita intorno alla stella, uno di 1.1 e l’altro di 0.8 masse di Giove. A questa tesi si opposero John L. Hershey e soprattutto Wulff-Dieter Heintz, che mostrarono come van de Kamp fosse in errore nell’interpretazione dei dati.
L’astronomo, però, nonostante tutto continuò a restare fino alla fine fermamente convinto della correttezza della sua teoria, e probabilmente oggi sarebbe contento di sapere che effettivamente è stato scoperto un pianeta intorno a queste stella rossa.
Spie e astronomi
La vena in qualche modo critica, ma anche pessimistica e ironica di Eisner si esprime in maniera evidente in alcune battute particolari. Innanzitutto una delle spie giustifica con un discorso, anche parzialmente condivisibile, il suo doppiogioco tra le due superpotenze dell’epoca:
Pensate alla storia dell’uomo, ogni volta che si è affacciato su nuovi territori… Siamo dei barbari!
No, almeno, se due grosse potenze ne saranno a conoscenza potranno controllarsi a vicenda!
Poi, quando nel finale circolare arriva nelle mani dell’astronomo Jim Bludd, uno dei protagonisti del romanzo a fumetti, un analogo segnale irregolare, a rompere il cerchio che farebbe ripartire dall’inizio tutta la vicenda è proprio la decisione di Bludd di cestinare il messaggio, un atteggiamento indubbiamente pessimistico, ma condiviso anche da molti degli oppositori del progetto SETI, preoccupati non tanto di una possibile invasione aliena, quanto delle ricadute socio-politiche della scoperta di un’intelligenza extra-terrestre sulla popolazione del nostro pianeta.
L’opera di Eisner, nel complesso ottima sia dal punto di vista narrativo che visivo, potrebbe sembrare molto attuale in un mondo odierno in cui la tensione è andata aumentando nel corso dell’ultimo decennio. La sensazione di chi scrive è, però, che la notizia della scoperta di un segnale intelligente da qualche parte nello spazio potrebbe durare quanto una qualunque altra notizia del giorno d’oggi: lo spazio di un mattino.
Abbiamo parlato di:
Vita su un altro pianeta
Will Eisner
Traduzione di Ketty Ortolani, Andrea Plazzi
Kappa Edizioni, 2004
134 pagine, brossurato, b/n – 13,00 €
ISBN: 9788874710652
Lo spazio di un mattino? Uhm… la sensazione di chi scrive e’ invece che la durata della notizia dipende dall’interpretazione del segnale. Se il segnale non fosse comprensibile, si scatenerebbe una bagarre tra chi lo ritiene un messaggio dagli alieni, chi dice che si tratta di un avvertimento comprensibile la cui verita’ apocalittica ci viene nascosta dagli scienziati e dai governi, chi invece resta convinto che si tratta di un fenomeno naturale mal interpretato. Direi che se parlerebbe almeno per almeno per qualche mese, anche se la verita’ fosse l’ultima elencata. Cosa diversa se il segnale fosse “in chiaro” per tutti…
Ma la questione piu’ rilevante per un sito di didattica e divulgazione della scienza e’: come si fa a stabilire se un segnale trasmette informazioni “intelligenti” o no? A voi la parola.