Aggiornato il 6 Giugno 2018
L’astronomia, o scienza dell’universo, è una disciplina affascinante per il grande pubblico, ma pochi conoscono le ricercatrici e i ricercatori che ne sono protagonisti tutti i giorni, i luoghi dove essi operano, e la storia di osservatori astronomici, istituti e laboratori di ricerca. Dove si svolge la ricerca astronomica in Italia? Chi sono gli astronomi di oggi e a cosa lavorano? Per rispondere a queste domande e scoprire alcune recenti novità , l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) ha realizzato una serie di brevi cortometraggi dedicati alle proprie strutture, in Italia e presso le Isole Canarie, che raccontano in pochi minuti anche di alcuni personaggi passati alla storia. Questi “video INAF” verranno presentati per la prima volta su questo sito in occasione della Settimana Nazionale dell’Astronomia 2018. Oggi parliamo dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari.
La stazione astronomica di Carloforte
La storia dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari (INAF-OAC) è andata di pari passo con l’evoluzione delle scienze osservative astronomiche dell’ultimo secolo ed è emblematica del progressivo superamento di limiti tecnici e tecnologici un tempo considerati insuperabili. Nata nel 1899 e ubicata strategicamente sull’Isola di San Pietro, la Stazione Astronomica di Carloforte ha osservato il cielo per circa ottant’anni misurando, tramite telescopi ottici zenitali, i movimenti della Terra e lo slittamento dei poli insieme con le altre cinque stazioni del Servizio Internazionale delle Latitudini, sparse ovunque nel mondo sullo stesso parallelo geografico (39° 08′ Nord).
Il trasferimento a Capoterra
Nel 1979 si decise per un minore isolamento e venne inaugurata la sede di Capoterra, molto più vicina al capoluogo sardo ma con un cielo notturno ancora discretamente osservabile. In questo periodo vi furono importanti novità tecniche come l’utilizzo del laser e di prismi montati sui satelliti geostazionari (in pratica i precursori del GPS) ma soprattutto è stata creata una stretta sinergia con il mondo universitario, fino alla creazione di un corso di astrofisica fino a quel momento assente in Sardegna.
L’avvicinamento alla città e il Sardinia Radio Telescope
All’inizio del Terzo Millennio, l’evoluzione della tecnologia osservativa in radio ha consentito il definitivo avvicinamento dell’Osservatorio alla città di Cagliari con il trasferimento a Selargius nel 2013, esattamente in contemporanea con l’inaugurazione del Sardinia Radio Telescope (SRT), il radiotelescopio più grande e tecnologico d’Italia costruito nel comune di San Basilio a circa 40 km dal capoluogo, in una zona di relativo “silenzio radio”. Quest’ultimo e certamente definitivo passaggio verso la città ha consentito una maggiore ed effettiva apertura dell’INAF-OAC verso il territorio e i suoi cittadini, grazie alla realizzazione al suo interno di importanti strumenti di didattica e di divulgazione astronomica come aree museali, aule didattiche, auditorium e planetario. Le attività verso il pubblico e specialmente verso le scuole sono numerose con spettacoli, laboratori e visite organizzate costantemente in entrambe le sedi, sia all’OAC che a SRT, dove sta compiendo i primi passi anche il nuovissimo Visitor Center.
La ricerca all’INAF-OAC
Questi strumenti sono tuttavia solo una “cassa di risonanza” di quello che è il vero cuore dell’Osservatorio, ovvero la ricerca astronomica. A Selargius operano gruppi di studio specializzati in vari settori: Radioastronomia Extra Galattica, Alte Energie, Pulsar, Formazione Stellare, Astrochimica e Fisica del mezzo interstellare. Il Sardinia Radio Telescope rappresenta di sicuro una “facility” di enorme importanza che conferisce autorevolezza e qualità alle ricerche condotte a Cagliari, tuttavia i ricercatori (sia italiani sia numerosi anche dall’estero) sono estremamente attivi non solo nel campo della radio astronomia, ma anche su progetti e collaborazioni internazionali che spaziano dall’utilizzo dei satelliti NASA all’elaborazione di open-data resi disponibili da altri telescopi fino allo sviluppo tecnologico sui ricevitori ed il monitoraggio di detriti spaziali.
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