Il cielo del mese

Il cielo del mese: dicembre, l’astronomia e il senso comune

Può il senso comune avere qualcosa a che fare con l'astronomia? E come può aiutarci a "sperimentare" il cielo notturno? Scopriamolo con il cielo di dicembre!
Il senso comune ci dice che il Sole sorge e tramonta; l’astronomia ci insegna che è la Terra a muoversi. Ogni progresso della conoscenza è una smentita del senso comune, ma solo per restituirci un senso più profondo del mondo.Franco Piperno, conferenza su “Astronomia e percezione”
Jacob Bronowski
Jacob Bronowski – via en.wiki
La scienza è il raffinamento della curiosità quotidiana scriveva Jacob Bronowski. Una frase che riassume un’idea semplice e profonda: la scienza non nasce nei laboratori, ma nell’esperienza più comune dell’uomo — nell’atto di osservare, domandare, confrontare. L’uomo di scienza non è diverso dall’uomo comune, è colui che ha imparato a dare forma al sensus communis, a disciplinarlo attraverso il metodo e a trasformare lo stupore in conoscenza. Le grandi scoperte nascono da gesti semplici, dallo stesso sguardo che, da sempre, ha scrutato il cielo per riconoscervi un ordine.
L’astronomia è la scienza del senso comune per eccellenza, ovvero l’origine stessa del pensiero. Ancor prima che Galileo Galilei puntasse il cannocchiale verso Giove, ogni civiltà scrutava il cielo cercando nei suoi moti celesti una regolarità: il ritmo delle stagioni, l’alternarsi del giorno e della notte, la danza delle costellazioni. Il cielo è stato il primo laboratorio dell’umanità – aperto, silenzioso, condiviso. È lì che il senso comune ha imparato, dirò così, a farsi Scienza, riconoscendo un ordine nel ritorno ciclico delle stelle, scoprendo una causa nei moti della Terra, accettando il caso come parte di un disegno più grande ancora da decifrare. E forse proprio in questa tensione tra regola e sorpresa, tra certezza e probabilità, che abita la vera natura del pensiero scientifico.
Il senso comune non è legato solo alla scienza ma anche alla cultura, alla poesia, all’esperienza vissuta. Il fisico Franco Piperno ricordava che esso nasce proprio dalla percezione spontanea e quotidiana che l’uomo ha del cielo: l’osservare il Sole che sorge e tramonta, la Luna che muta forma e volto, il seguire il ciclo delle stagioni che accompagna la vita. Per millenni, questo sguardo è bastato per orientarsi, coltivare la terra, costruire miti e calendari. In seguito l’avvento dell’astronomia moderna ha sconvolto il senso comune, rivelandoci un universo sorprendentemente diverso da quello che credevamo in cui la Terra non è al centro ma è un granello tra miliardi, il tempo non è assoluto ma relativo e mutevole, la materia visibile è solo una piccola parte del tutto dove materia oscura ed energia oscura dominano il resto.
Così la scienza continua a sfidare (le certezze del) il senso comune, costringendoci a disimparare ciò che sembra ovvio per accettare ciò che è vero, anche quando è controintuitivo: la scienza non nasce per confermare ciò che appare evidente, ma per negarlo quando è ingannevole.

Scorcio Cielo Dicembre 2025 Stellarium Web
Alcune delle costellazioni del cielo di dicembre – immagine realizzata con Stellarium Web

Il cielo di dicembre racconta questa stessa storia. È il mese in cui la luce del giorno si riduce al minimo, la notte si dilata e diventa teatro limpido del cosmo. Nel silenzio dell’inverno, la costellazione di Orione sorge ad oriente come un archetipo dell’ordine celeste e il suo allineamento geometrico con le stelle Sirio, Aldebaran e le Pleiadi segna l’inizio del cielo d’inverno.
Intorno al 21 dicembre, il Sole tocca il punto più basso del suo cammino: il solstizio d’inverno, che segna l’inizio dell’inverno da un punto di vista astronomico, dove il Sole sembra fermarsi nel suo moto ascendente o discendente raggiungendo appunto il punto più basso della sua orbita. Il solstizio d’inverno non è un giorno, ma un istante preciso in cui la Terra, nel suo viaggio attorno al Sole, volge il suo asse nella direzione opposta al Sole (nel nostro emisfero) e la sua altezza rispetto all’orizzonte raggiunge il valore minimo. Per i popoli antichi questo istante, in cui la luce sembra fermarsi, era un segno tangibile del legame fra cielo e tempo, fra cosmo e vita umana. Da quell’evento “comune” nacque la consapevolezza scientifica che la Terra ruota intorno al Sole.
Anche la pioggia di meteore delle Geminidi, che illumina le notti di metà dicembre, racconta la stessa verità: ciò che appare casuale è in realtà un evento periodico, spiegabile come l’incontro fra la Terra e i frammenti (materia che viaggia nello spazio) lasciati da un antico asteroide e comprensibile grazie all’osservazione e alla ragione. Il senso comune vede magia e la scienza riconosce ordine, ma il fascino resta intatto.
Il firmamento può essere pensato come la più grande metafora della conoscenza. Bronowski scriveva che la scienza è l’unione del razionale e dell’empirico, un ponte tra pensiero ed esperienza, tra ciò che intuiamo e ciò che verifichiamo. Guardare il cielo significa partecipare a questa stessa avventura del sapere. Ogni stella che riconosciamo, ogni fenomeno che cerchiamo di spiegare, è una frammento di senso comune che si trasforma in coscienza scientifica. La grandezza della scienza non sta solo nei risultati, ma nel suo essere un atto umano: morale, creativo e poetico. Scrutare la volta celeste e cercarvi un senso è il gesto più antico e più moderno dell’uomo. Il “senso comune della scienza” non è un concetto tecnico, ma un atteggiamento verso il mondo: credere che ogni esperienza, anche la più semplice, possa essere compresa e condivisa.
Il cielo di dicembre ne è la rappresentazione perfetta per chi sa osservare, dove il tempo rallenta, la notte si fa lunga, e l’uomo ritrova il suo posto nell’universo, non come spettatore ma come interprete. È il tempo di riaccendere le stelle in queste notti di Natale, scrutando la volta celeste, apprezzarne i movimenti, le meraviglie ed emozionarsi davanti allo spettacolo dell’Universo di cui facciamo parte. Il senso comune non è inutile: è il punto di partenza. Se dialoga con la scienza, diventa sapere condiviso mentre se resta isolato, diventa illusione. Ogni volta che alziamo gli occhi alle stelle, ripetiamo quell’atto originario che ha fondato la scienza: osservare, stupirsi, domandare, cercare di comprendere e lasciarci attraversare dal silenzio luminoso del cosmo. Come dice il poeta: un cielo gocciolante di stelle è la fuori ad aspettarci per riscoprire il senso comune. Io resto qui a guardare, anzi, a osservare.

Il cielo e la sua sceneggiatura

William Kingdon Clifford
William Kingdon Clifford – via commons
Il filosofo e matematico William Kingdon Clifford sosteneva che il pensiero scientifico deriva dal pensiero comune del popolo cioè la scienza non è qualcosa di separato o superiore rispetto al pensiero comune, ma una sua evoluzione naturale. La curiosità e il desiderio di capire il mondo appartengono a tutti: la scienza nasce proprio da quel bisogno umano di osservare, ragionare e trarre conclusioni dall’esperienza della realtà quotidiana. La continuità tra pensiero comune e pensiero scientifico si trova nell’astronomia, che offre un emozionante viaggio di ricerca, esperienze pratiche e la possibilità di investigare l’ignoto. Immergersi nell’entusiasmante mondo delle osservazioni del cielo notturno permette di vivere in prima persona come la curiosità umana, nata dall’osservazione quotidiana delle stelle, si trasformi in conoscenza scientifica.
Immaginiamo di tuffarci nell’universo: attraverso l’esperienza si può verificare che la volta celeste muta lentamente, ma continuamente, pur restando costante il suo movimento antiorario alla stella Polare, e tutto questo accade necessariamente e senza sosta. Il cielo però non cambia solo di ora in ora ma anche di settimana in settimana, di mese in mese, di stagione in stagione. La rivoluzione delle stelle attorno alla Polare si compie in 23 ore e 56 minuti circa, quattro minuti in meno della durata di un giorno. Pertanto, ogni sera le stelle sorgono quattro minuti prima della sera precedente. Quattro minuti al giorno in un mese equivalgono a due ore circa; sicché tra un mese da oggi, le stelle sorgeranno due ore prima di oggi. Un mese dopo, due ore prima: è questa la semplice formula che governa l’astronomia visiva. Due ore al mese vuol dire 24 ore in un anno, di conseguenza, dopo un anno da oggi il cielo assumerà l’aspetto che ha oggi. Cosi, il 25 dicembre a mezzanotte di quest’anno le stelle hanno l’identica posizione che avevano il 25 dicembre dell’anno scorso alla stessa ora, e che avranno di nuovo il 25 dicembre dell’anno prossimo, sempre a mezzanotte. In altre parole, le stelle, come le attrici, si esibiscono al meglio in certe stagioni. Ci sono così stelle per tutte le stagioni.
Nel clima mediterraneo e alle nostre latitudini, l’inverno è la stagione più felice per osservare: l’aria invernale, infatti, è più fredda e secca cioè più chiara (pura) di quella più calda (opaca) delle altre stagioni; inoltre, d’inverno la porzione di cielo più ricca di stelle si mostra alla vista, in direzione Sud. Alle nostre latitudini, nelle sedute osservative, per trovare stelle e costellazioni bisogna guardare una regione di cielo, nelle prime ore della serata (tra le ventuno e le ventitré), individuando le stelle che lo punteggiano che sono collegate (a loro volta) da linee immaginarie che evidenziano le costellazioni alle quali esse appartengono. Nel tentativo di riconoscere le stelle più luminose e di intravedere le possibili forme delle costellazioni il firmamento può sembrare all’inizio come un puzzle.
Quali e quante siano le stelle davvero visibili dipende, oltre che dalla data, anche dalla latitudine del luogo d’osservazione. Lo spettatore dovrà riferirsi all’orizzonte più vicino alla latitudine del luogo d’osservazione e all’interno di tale orizzonte troverà tutte le stelle visibili a quella data da quel luogo, mentre all’esterno si colloca la parte invisibile del cielo. Durante l’inverno, stagione più idonea per l’osservazione della volta celeste, un cielo tappezzato di stelle è la ad aspettarci e come scriveva Giovanni Pascoli:

Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle
le tacite stelle.

E le stelle non sono solo silenziose e tranquille osservatrici delle vicende umane, ma si aprono agli occhi dell’uomo come fiori che sbocciano nel loro splendore:

Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.

Anche se non è conveniente sdraiarsi sotto un cielo buio, in queste fredde serate, il cielo d’inverno vede la sagoma di Orione attraversata dal disco invernale della maestosa Via Lattea e ricco di brillanti stelle che, con il loro chiarore diffuso, illuminano le freddi e secche notti. Circondati da un disordine stellare, servendosi di una cartina celeste, l’osservatore in prima serata potrà dilettarsi tra diverse costellazioni (Orione, Cane Maggiore e Cane Minore, Toro, Gemelli, Auriga, Andromeda e Perseo, Cassiopea, Cefeo, ecc.) e ammirare alla latitudine di circa 40° nove stelle di prima grandezza che si differenziano per la loro luminosità. Con il sorgere delle stelle, partendo in prima serata, lo splendore del cielo invernale è messo in risalto proprio da Orione e del suo seguito.

Orion Iau Map
Mappa della costellazione di Orione – via Unione Astronomia Internazionale

È una costellazione ben visibile con la quale possiamo orientarci per rintracciare le splendenti stelle Sirio e Procione oltre a diverse costellazioni che sorgono ad Est, come il Leone, i Gemelli e l’Auriga con la sua brillantissima stella Capella. Da non perdere la costellazione del Toro con la sua stella Aldebaran (in arabo l’inseguitore che sorge dopo le magnifiche ed enigmatiche Pleiadi e sembra appunto inseguirle), gigante arancione con un diametro quasi 40 volte maggiore di quello del Sole e i suoi celebri e brillanti ammassi stellari delle Pleiadi e delle Iadi. Nella “casa” celeste (il Sistema Solare) si trovano anche la Terra e gli altri pianeti.
Nel brillante cielo stellato del mese è visibile anche una parata planetaria: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno visibili ad occhio nudo, mentre Urano e Nettuno con l’ausilio di un binocolo o un telescopio. Il veloce Mercurio sarà visibile ad Est all’alba, sempre di più al progredire del mese, mentre Venere, ad inizio mese, apparirà anch’esso nel cielo mattutino prima del sorgere del Sole. Marte sarà osservabile dopo il tramonto del Sole solo a inizio mese, per poi diventare invisibile a causa della congiunzione col Sole del prossimo mese. Giove, uno dei protagonisti di questa straordinaria scena celeste, anticipa sempre più la sua levata e brillerà con i suoi gioielli nelle ore di tarda serata, mentre Saturno, altro protagonista in questa eccezionale rappresentazione cosmica, sarà ben visibile per tutta la sera tra le stelle della costellazione dell’Acquario. Urano, altro attore, potrà essere osservato dalle prime ore di buio fino all’alba, mentre Nettuno sarà presente per tutta la sera nella costellazione dei Pesci.
Non è mai troppo presto (o troppo tardi) per volgere lo sguardo verso il cielo stellato e lasciarsi incantare dal meraviglioso luccichio che ci sovrasta: un oceano di palpitanti spie luminose e non solo, che costellano le notti prossime alle festività, piene di sogni e desideri. Con l’avvicinarsi delle festività il cielo somiglia a un albero di Natale con i suoi addobbi, le sue stelle brillanti e i suoi svariati colori, illuminato da una cascata di pianeti, da una pioggia di meteore colorate “stelle cadenti” e dalla Luna che lo attraverserà come un gigantesco festone.
Il mese ci regala anche lo spettacolo di diversi sciami meteorici, ovvero “pioggia meteorica”: Fenicidi, Phi Cassiopeidi, Tauridi, Ursidi e in particolare Geminidi. Non ci resta che scrutare il firmamento per conoscere meglio il nostro piccolo angolo di universo e i suoi protagonisti, disvelando quella bellezza che nasce proprio dall’esperienza del “bello”, e rivalutando il senso comune come punto di partenza e riferimento fondamentale per ogni forma di conoscenza e di critica del sapere.

Orizzonte Est

Orizzonte Est Dicembre 2025 Stellarium Web
Orizzonte Est

“Muovendosi con gli occhi” a Est, inizia ad intravedersi con la sua forma di trapezio la costellazione del Leone, che può essere intercettata a partire dalle due stelle contigue alla coda, Megrez e Phecda del Grande Carro, individuando la sua stella principale Regolo sulla parte Sud-Ovest; la brillante stella, distante circa 77 anni luce, è bianco-azzurra e per molti secoli conosciuta come “Cuore del Leone”. Con una linea congiungente Megrez e Merak si intercettano le stelle Castore e Polluce nella costellazione dei Gemelli, stelle che possono essere intercettate anche partendo dalla supergigante Rigel, nella costellazione di Orione, prolungando una semiretta passante per la stella Betelgeuse. Nel cielo spicca la brillante Procione, bianca e a circa 11 anni luce dal Sole, al centro della piccola costellazione del Cane Minore. Procione significa “prima del cane”, intendendo con questo che sorge prima dell’altra “stella del cane” cioè Sirio che si trova a Sud-Est ed è la stella più luminosa del cielo notturno nella costellazione del Cane Maggiore e che sorge 40 minuti più tardi. A Nord di Orione si può ammirare la stella Capella (Capretta) dell’Auriga che ad occhio nudo appare di colore giallognolo, dista circa 42 anni luce dalla Terra e che sta ritornando in alto nel cielo.

Orizzonte Nord

Orizzonte Nord Dicembre 2025 Stellarium Web
Orizzonte Nord

“Spostandoci” verso lo Zenit spicca la costellazione di Perseo dove brilla Algol, la stella del diavolo così chiamata dai greci in segno di cattivo presagio legato alla sua variabilità. Qui troviamo le costellazioni circumpolari (“immortali”, ruotano costantemente attorno al polo Nord celeste) di Cassiopea, Cefeo, Drago e le due Orse che completano il quadro celeste. Il grande mestolo, così viene chiamato dagli anglosassoni l’asterismo dal Grande Carro, si alza verso le parti più alte del cielo, iniziando ad apparire “verticale”, e ci aiuta a ritrovare la stella Polare, mentre la costellazione di Cassiopea, dalla parte opposta al Grande Carro rispetto alla Polare, con il suo un gruppo di stelle dalla caratteristica forma di W si abbassa verso l’orizzonte lungo il ramo della Via Lattea; all’elevarsi sull’orizzonte (mostrandosi a perpendicolo rispetto all’orizzonte) del Grande Carro segue anche il declino di Cefeo, costellazione dalla figura di una casetta che poggia la base sulla Via Lattea settentrionale e nella quale si può scorgere la stella variabile Delta Cephei, la più importante per gli astronomi. Vega, dalla tipica colorazione bianco-bluastra, che brilla alta nel firmamento a Nord-Ovest nella costellazione della Lira, comincia a calare verso Ovest.

Orizzonte Sud

Orizzonte Sud Dicembre 2025 Stellarium Web
Orizzonte Sud

Il mosaico celeste è dominato, a Sud, dallo splendore della costellazione di Orione e del suo seguito, ovvero dalla luminosissima stella Sirio e dall’asterismo del Triangolo invernale (Sirio, Procione e Betelgeuse). La sagoma di Orione, che nella mitologia greca rappresenta il cacciatore, il più imponente e il più bello tra gli uomini, è protagonista del cielo invernale: la sua forma, le tre stelle allineate Mintaka, Alnilam e Alnitak (i Tre Re) che compongono l’asterismo chiamato Cintura di Orione, la Spada di Orione (formata dalle tre minute stelle e dalle nebulose M42 e M43), lo scudo alzato e il bastone nell’altro braccio pronto a colpire il Toro, ne fanno la più bella costellazione del cielo. Da non dimenticare la supergigante Rigel (la gamba o il piede), a circa 1000 anni luce da noi, ed è circa 44.000 volte più luminosa del Sole, anch’essa bianco-bluastra, che sta sorgendo a Sud-Est, Betelgeuse che se la si ponesse al posto del Sole, il suo enorme diametro la porterebbe a contenere anche l’orbita terrestre e Bellatrix la donna guerriera che forma la sua spalla sinistra. Proseguendo lungo la linea della cintura, si arriva alla costellazione del Cane Maggiore e quindi a Sirio, bianco-bluastra che dominava i cieli invernali. Occupano anche questo quadrante della sfera celeste le stelle Betelgeuse in Orione e Procione nel Cane Minore. A Nord del Triangolo la coppia dei Gemelli che si tengono per mano, e alte nel cielo, più a Nord-Ovest, si estendono le costellazioni del Toro (dove brilla la stella arancione Aldebaran) e dell’Auriga (il Cocchiere), che nella più antica delle mitologie si riferisce all’invenzione del carro trainato dai cavalli, individuabile grazie a un singolare allineamento di stelle a forma di pentagono irregolare. In più le costellazioni dell’Acquario, che più di tutte domina il cielo del Sud, i Pesci, la Balena e il Pesce Australe.

Orizzonte Ovest

Orizzonte Ovest Dicembre 2025 Stellarium Web
Orizzonte Ovest

Ponendo lo sguardo ad Ovest si scorge subito dopo il tramonto la brillante e bianca stella Fomalhaut (la bocca della balena), nella costellazione del Pesce Australe, in un campo celeste povero di stelle appariscenti, mentre da Nord-Ovest, la costellazione del Cigno, il Grande Quadrato di Pegaso seguito da Andromeda e dai deboli Pesci che sono tipicamente autunnali. Sotto un cielo buio, proprio tra le stelle del Cigno e dell’Aquila, osserveremo la maestosa Via Lattea. A ridosso di essa, muovendosi da Est a Ovest, vi è la presenza di stelle molto luminose, tra le quali Deneb nel Cigno, a Nord-Ovest, che si avvia verso l’orizzonte. Si può anche ammirare la costellazione di Andromeda cercando di individuare in maniera più attenta un puntino lattiginoso sulla parte superiore della costellazione che è la galassia di Andromeda. Nel cielo a Sud-Ovest della costellazione di Orione, si sviluppa quella di Eridano, estesa come un un lungo fiume tortuoso che scorre nel campo celeste dai piedi di Orione fino a Sud. All’estremità Sud della costellazione, si trova la sua stella più luminosa, Achernar (dall’arabo la fine del fiume), azzurra e distante circa 144 anni luce dalla Terra. Sempre verso Ovest, alla destra di Eridano, si trovano le costellazioni della Balena e dell’Acquario. Altair nell’Aquila, bianco-giallastra ad Ovest, che sta per tramontare.

Sciami meteorici

Quando le correnti dei meteoroidi incontrano la Terra, entrano nell’atmosfera e si vaporizzano, dando origine alle meteore. Provenendo tutti da certi correnti, creano un effetto ottico, per cui sembrano provenire da una certa zona del cielo chiamata radiante. Si ha quindi uno sciame di meteore, che viene nominato in base al punto del cielo da cui sembrano provenire le tracce luminose. Anche nel mese natalizio la Terra attraversa diverse nubi di detriti lasciate da comete o da asteroidi in disgregazione.
Ricordiamo tra questi gli eventi astronomici: le spettacolari Geminidi, con radiante nella costellazione dei Gemelli, che sono visibili nei primi venti giorni del mese e che a differenza di altri sciami ha come corpo progenitore un asteroide (3200 Phaethon) invece che una cometa. Il massimo dell’attività si avrà il 13-14 dicembre concludendo l’anno in bellezza con punte di 150 stelle cadenti l’ora da osservare senza strumenti ottici.
La pioggia di meteore Ursidi dal 17 al 26 dicembre (nella costellazione dell’Orsa Minore ma possono apparire ovunque nel cielo), invece, ha come corpo genitore la Cometa 8P/Tuttle e raggiunge il suo picco di attività intorno al 21-22 dicembre e se il cielo è sereno, gli osservatori possono aspettarsi di vedere fino a 10 “stelle cadenti” all’ora.
Dopo aver osservato lo spettacolo degli sciami meteorici, il cielo è acceso da diversi oggetti celesti, che sembrano osservare da sempre la vita dell’uomo, un orizzonte con il quale confrontarsi, una meravigliosa quinta teatrale che rimane immutata, mentre tutto intorno a noi, meravigliosamente, evolve e si trasforma.

La Luna

L’inverno, la stagione più fredda dell’anno, quando il tempo sembra rallentare nell’attesa della più mite primavera e la mente si apre all’universo, inizia con il fenomeno astronomico del solstizio. Il cielo d’inverno, con la sua quiete luminosa, ci ricorda che ogni legge naturale è anche un atto poetico: la forma visibile del desiderio umano di comprendere. Anche la Luna partecipa a questo spettacolo celeste, infatti in base alla sua posizione lungo l’orbita, è vista da ogni luogo della Terra con angolazioni diverse, motivo per cui la sua superficie appare totalmente, parzialmente o per niente illuminata dalla luce solare, offrendo ogni sera un volto differente nel cielo. È di fronte a questa continua metamorfosi che riaffiora il nostro senso comune, quello autentico: la capacità antica di cogliere connessioni, riconoscere ritmi e di leggere nel cielo ciò che muta e ciò che ritorna. La Luna diventa così il libro del cielo, un grande documentario, perché dalle pagine si sente il tono degli innamorati, ma non si vedono gli occhi: parla, suggerisce, incanta, lasciando a noi il compito di completare ciò che non è visibile.
L’osservazione del cielo profondo è allora un esercizio di ascolto: quando l’intensa luce lunare non rischiara la volta celeste, emergono i dettagli più fragili e remoti, fili sottili di un disegno più vasto. Ed è ancora quel senso comune raffinato — nato guardando la Luna, confrontando i suoi cicli, lasciandosi interrogare dalle sue fasi — che trasforma il semplice gesto di alzare gli occhi in un’esperienza di conoscenza, capace di dare forma e senso al reale. L’osservazione del cielo profondo è certamente più favorevole quando l’intensa luce lunare non illumina il cielo, impedendo di cogliere anche i più piccoli dettagli celesti. Nel corso del mese, il nostro satellite attraverserà diverse fasi del suo ciclo.

Fasi Lunari Dicembre2025

A partire dalla fase di Luna Piena del 5 dicembre, quando si troverà nella costellazione del Toro, la Luna splenderà vicina all’ammasso stellare delle Pleiadi e apparirà più grande e luminosa del solito. Due giorni dopo sarà invece in congiunzione con Giove, quando illuminata per circa l’89%, la si osserverà nella costellazione dei Gemelli in prossimità della stella Polluce. Il 10 dicembre si avvicinerà alla stella Regolo e il giorno dopo si mostrerà nel cielo all’Ultimo Quarto.
A metà mese la vedremo in congiunzione con la stella Spica, nella costellazione della Vergine, e la fase calante offrirà condizioni ideali per l’osservazione della luminosa pioggia di meteoriti delle Geminidi. Qualche giorno più tardi potremo ammirare la congiunzione con il pianeta Venere, seguita il giorno successivo da quella con la brillante stella Antares nella costellazione dello Scorpione.
La Luna Nuova del 20 dicembre, segnerà il momento in cui il nostro satellite si troverà tra la Terra e il Sole, quindi la sua parte illuminata sarà rivolta lontano dalla Terra e, con il trascorrere dei giorni, inizierà a riapparire e brillare nel cielo serale in fase crescente. Questo è il momento migliore per l’osservazione delle stelle e di altri oggetti celesti, poiché il suo bagliore non interferirà con una visione più chiara e dettagliata degli astri.
Il 27 dicembre, nella fase di Primo Quarto, la Luna splenderà nella costellazione dei Pesci, vicina a Saturno e a Nettuno. Durante queste fasi varierà di dimensioni e luminosità nel cielo notturno, offrendo differenti visuali (prospettive) a seconda del momento dell’osservazione. Il mese si concluderà con un nuovo passaggio della Luna vicino alle Sette Sorelle delle Pleiadi, nella costellazione del Toro, e con la congiunzione con il pianeta Urano, momenti che arricchiranno ulteriormente il cielo di suggestioni e luminosità.
Ed è proprio in questo atto di osservare che riaffiora il nostro senso comune, non come semplice opinione, ma come la profonda capacità originaria di riconoscere legami e armonie, confrontare ciò che muta (nel cielo), interpretare ciò che ritorna e ritrovare un ordine che parla anche di noi. La contemplazione degli spazi celesti è infatti “un’immersione” in uno sconfinato mondo di superiore bellezza, un’esperienza del bello e della realtà che ci circonda, un pensiero, una forma simbolica di nuovi significati. Non basta meravigliarsi: il vero incanto nasce dall’osservazione attenta e dalla curiosità, che trasformano la luce lontana in conoscenza, rendendo il cielo non solo uno spettacolo, ma una porta verso la comprensione dell’universo, un modo di guardare il mondo e di dare senso al reale.

I pianeti

Osservare il cielo è un atto insieme razionale e poetico, proprio come la scienza stessa. Il suo “senso comune” è anche un senso di meraviglia: l’ordine del cosmo ci parla di una realtà condivisa, e la conoscenza è un modo per sentirsi parte dell’universo. La sfera celeste, in questo mese festivo, ci accompagna nell’inizio dell’inverno appena arrivato con il solstizio, offrendoci l’evolversi di un’ammirabile sceneggiatura celeste tipica del cielo invernale. In questo viaggio del pensiero, non mancano i pianeti che, con i loro colori e la loro presenza silenziosa, accendono il cosmo e rendono ancora più suggestiva la volta stellata. La posizione degli astri celesti nelle costellazioni vede protagonisti anche i pianeti del Sistema Solare che sono come sempre spettacolari da osservare, in qualche angolo di cielo, e ci regalano emozioni. Variano notevolmente nelle dimensioni, nella composizione e nelle caratteristiche eppure sono accomunati dalle leggi dello spazio e dal fatto di orbitare tutti intorno al Sole, la nostra stella.
Il piccolo e roccioso Mercurio si potrà scorgere a Est, poco prima del sorgere del Sole, molto basso sull’orizzonte, mentre attraversa la Bilancia, passa vicino alla testa dello Scorpione e si dirige verso il Sagittario. È difficile da osservare quando si trova troppo vicino al Sole nel cielo, poiché la sua luce lo mette in ombra offuscandone la visibilità. Il 7 dicembre apparirà alla massima distanza (angolare) apparente dal Sole durante la sua massima elongazione occidentale (il punto più lontano nel cielo dal Sole): sarà questo il momento migliore per osservarlo. Giorno 18 sarà in congiunzione con la stella Antares, il cuore rosso dello Scorpione, mentre il 27 dicembre attraverserà il nodo discendente della sua orbita.
Nettuno, il più lontano dei pianeti del Sistema Solare, sarà visibile per tutta la sera nella costellazione dei Pesci. La sua luce è molto debole e richiede almeno un binocolo potente o, meglio ancora, un piccolo telescopio per poterlo individuare. Con la sua tipica tonalità azzurro-blu, dovuta al metano presente nell’atmosfera, offre una presenza discreta ma affascinante nel cielo invernale. Venere, nei primissimi giorni del mese, sarà visibile nelle luci dell’alba per poi perdersi nei bagliori solari, diventando invisibile a causa della prossima congiunzione con il Sole. L’8 dicembre sarà in congiunzione con la splendente Antares e il 19 dicembre attraverserà invece il nodo discendente della sua orbita. Nel corso del mese il pianeta, inizialmente nella Bilancia, trasloca verso lo Scorpione per poi entrare nella costellazione di Ofiuco.
Saturno, il pianeta dominante nel nostro Sistema Solare, si troverà per tutta la sera tra le stelle della costellazione dell’Acquario, assumendo una favorevole posizione serale; un piccolo telescopio permetterà di ammirarne gli anelli, rendendo l’osservazione sempre affascinante, nella prima parte delle ore notturne.
Giove illuminerà il cielo dalla tarda serata fino a notte fonda nella costellazione dei Gemelli. La sua brillantezza lo rende facilmente riconoscibile anche a occhio nudo, mentre con un binocolo o un piccolo telescopio sarà possibile osservare i suoi quattro principali satelliti galileiani, che gli conferiscono un aspetto ancora più spettacolare.
Per il pianeta rosso Marte il mese di dicembre sarà di transizione: lo si potrà osservare ad inizio mese dopo il tramonto del Sole, poi invisibile per la congiunzione con il Sole del prossimo mese per poi riapparire nel cielo mattutino nei mesi successivi. Urano sarà visibile per tutta la notte, dalla sera fino all’alba, quindi osservabile comodamente dopo il tramonto e prima dell’alba nella costellazione del Toro vicino all’ammasso delle Pleiadi, stelle che sembrano percorrere la volta celeste tutte insieme senza staccarsi le une dalle altre. In questo mese invernale, caratterizzato dal giorno del solstizio, quando il Sole sembra fermarsi nel cielo (e dove avremo solamente 8 ore e 46 minuti di luce solare), la volta celeste è addobbata di oggetti celesti che sembrano inseguirsi, regalando suggestioni e apparendo agli occhi dell’osservatore con un effetto luminoso unico, capace di rendere le notti memorabili, suscitando stupore di tanta meraviglia e rendendo davvero magico tutto il periodo che ci conduce alle feste. Tutto ciò è senso comune raffinato: guardare, confrontare, cercare spiegazioni.

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Scritto da

Eduinaf Avatar Autori Stefano Cidone

Laureato in Astrofisica presso l’Università della Calabria. Insegnante di Fisica e Matematica in Istituti d’Istruzione Superiore e attualmente al Polo Tecnologico "Donegani-Ciliberto" di Crotone. Presidente del Circolo Astrofili "Luigi Lilio" di Torretta (KR) e Socio dell'Associazione Astrofili Savelli, dove svolge un'attività di educazione e promozione della scienza e di divulgazione dell’astronomia.

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