Tra luglio e agosto 2025, in collaborazione con la Rete Saharawi, astronome e astronomi in diverse città italiane hanno incontrato le bambine e bambini del programma Piccoli Ambasciatori di Pace Saharawi per condividere le meraviglie del cielo e dell’Universo durante la loro permanenza estiva in Italia. Un’esperienza all’insegna dello scambio di conoscenze e dell’unità sotto lo stesso cielo, che si spera di riproporre e ampliare in futuro.

L’iniziativa è parte del progetto Amanar, fondato nel 2019 da astronome e astronomi del gruppo internazionale GalileoMobile per sostenere e ispirare attraverso l’astronomia la comunità Sahrawi, popolazione che risiedeva nel territorio conteso del Sahara Occidentale e che da decenni vive nei campi profughi di Tindouf, in Algeria. Grazie al supporto dell’Unione Astronomica Internazionale (International Astronomical Union, IAU), il team di Amanar ha visitato i campi profughi nel 2019 e nel 2024, portando attività didattiche ispirate all’osservazione del cielo e alla scoperta dell’universo, per risvegliare l’interesse verso le materie scientifiche e stimolare il pensiero critico. Lo stesso progetto mira anche a valorizzare il ricco patrimonio di conoscenze astronomiche del popolo Saharawi, patrimonio che rischia di scomparire insieme all’ultima generazione di Saharawi che ha potuto vivere nelle terre del Sahara Occidentale, ormai più di cinquant’anni fa. In parallelo, dal 2019 il programma estivo di Amanar complementa queste visite con l’introduzione di attività a tema astronomico durante le visite dei bambini e delle bambine che trascorrono alcune settimane in Spagna. Attività che, da quest’anno, sono state inserite anche all’interno di un analogo programma di accoglienza in Italia.

L’introduzione delle attività di astronomia da parte dell’associazione, durante l’accoglienza in Italia dei Piccoli Ambasciatori di Pace Saharawi nel 2025, ha rappresentato un’esperienza educativa e simbolica di grande valore. Un’iniziativa capace di unire la curiosità scientifica alla memoria culturale, offrendo ai bambini l’occasione di riscoprire il legame profondo che il loro popolo ha sempre avuto con il cielo e le stelle. Nel deserto, infatti, le stelle non sono solo un elemento di bellezza: sono una bussola per orientarsi nella notte, un calendario naturale per riconoscere il passare delle stagioni e un segnale per prevedere i mutamenti del tempo, commenta Fatima Mahfoud, rappresentante del Fronte Polisario in Italia. Guardare il cielo ha sempre significato appartenere a una tradizione millenaria, fatta di osservazione, pazienza e rispetto per la natura. Oggi, però, anche nei campi profughi questa conoscenza rischia di perdersi. I telefoni cellulari, la tecnologia e le nuove abitudini quotidiane hanno abbassato lo sguardo di molti, sostituendo al cielo lo schermo. Con queste attività, l’associazione ha voluto restituire ai bambini il piacere e la meraviglia di alzare lo sguardo: un gesto semplice ma profondamente simbolico, per ricordare che la conoscenza e la speranza, come le stelle, si trovano sempre in alto. Guardare il cielo, infatti, ci eleva anche interiormente: ci libera dall’illusione dell’ego e dalla centralità dell’individuo, restituendoci alla misura dell’infinito e al senso di appartenenza a qualcosa di più grande di noi.

Gli incontri si sono tenuti a Fucecchio (Firenze), Nerola (Roma) e Cavriago (Reggio Emilia). Le tre giornate sono state organizzate all’insegna delle osservazioni del cielo al telescopio – scrutando il Sole a caccia di macchie solari, oppure osservando la Luna e le stelle in prima serata – affiancate da attività ludiche per toccare con mano concetti base dell’astronomia come le dimensioni e distanze dei pianeti. In un’improbabile giornata uggiosa d’estate, è stata proposta la visione di un documentario realizzato dal team Amanar durante le visite in Algeria, dedicato alla cultura astronomica Saharawi. Ogni incontro ha coinvolto una decina di bambini Saharawi e altrettanti bambini locali, con la mediazione di interpreti e accompagnatori per superare la barriera culturale più banale, quella della lingua.
L’iniziativa è nata da una collaborazione tra i NOC (National Outreach Coordinator) della IAU di Spagna, Italia e Brasile. I tre incontri dell’estate 2025 sono stati curati da Fabio Del Sordo, ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e membro fondatore di GalileoMobile e Amanar, e dagli astronomi e divulgatori Claudia Mignone, Roberta Carini e Federico Di Giacomo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Questa esperienza ha illustrato con successo il potenziale che le attività astronomiche possono avere sia dal punto di vista didattico che ludico, sia nel superamento di barriere culturali, con l’auspicio di ripeterle ed estenderle anche ad altre regioni italiane nel 2026.

La Rete Saharawi rappresenta l’Italia all’interno del Coordinamento Europeo di Solidarietà con il Popolo Saharawi e coordina, sul territorio nazionale, i progetti di solidarietà e cooperazione internazionale promossi da numerose associazioni impegnate nel sostegno alla popolazione saharawi — molte delle quali con un’esperienza pluridecennale nota Valentina Roversi, rappresentante della Rete Saharawi. In collaborazione con la Repubblica Araba Saharawi Democratica, la Rete promuove all’estero interventi nei diversi ambiti della cooperazione allo sviluppo e dell’emergenza umanitaria. In Italia, porta avanti numerose iniziative di solidarietà, tra cui: il programma estivo dedicato all’accoglienza di minori Saharawi; progetti di assistenza sanitaria e formazione; attività di educazione alla mondialità, alla promozione dei diritti umani e alla costruzione della pace, in collaborazione con enti locali, scuole e università; la commercializzazione di prodotti equo-solidali e la promozione del turismo responsabile; ricerche, pubblicazioni ed eventi pubblici per far conoscere la storia e la causa del popolo saharawi, nel quadro della diplomazia solidale regionale, nazionale e internazionale. La collaborazione avviata con l’Associazione Amanar e con alcune realtà territoriali aderenti alla Rete rappresenta una sperimentazione preziosa, che riteniamo importante proseguire e ampliare, coinvolgendo nuove associazioni e rafforzando le connessioni solidali già esistenti.




Add Comment