Aggiornato il 26 Marzo 2021
Spesso ci si domanda se oltre al cielo notturno costellato di pianeti, stelle e passaggi di meteoriti o satelliti artificiali, sia possibile svolgere osservazione divulgativa anche di giorno. Anche il Sole, la stella a noi più vicina, può regalare qualche piccola emozione, ma bisogna avere qualche accortezza nell’accingersi alla sua osservazione.Un’esperienza diretta che può essere effettuata a basso costo si può ottenere tramite l’uso di occhialini in astrosolar, un materiale che riesce a schermare più del 90% della radiazione solare e che permette di osservare la superficie del sole in totale sicurezza. Ci si troverà davanti alla fotosfera vista in luce bianca che apparirà come un disco liscio.
Un metodo appena un po’ più sofisticato si basa sull’osservazione del sole in riflessione. Ad esempio è possibile utilizzare uno strumento molto semplice da montare che si chiama solarscope. Questi metodi sono molto utili nel caso di osservazioni di eclissi solari, transiti di Venere o di Mercurio e osservazione di grandi macchie.
Per poter distinguere meglio qualche dettaglio della fotosfera solare, bisogna però utilizzare un telescopio. E’ sufficiente un piccolo telescopio dotato però di filtro apposito, solitamente sempre in astrosolar. Bisogna, però, fare attenzione a non mettere l’occhio al cercatore!
In questo modo sarà possibile vedere le macchie solari, ben distinguibili a causa della temperatura più bassa rispetto alle zone circostanti. A volte, in periodi di intensa attività magnetica è possibile individuare anche diversi gruppi di macchie.
Individuata una macchia o un gruppo di macchie è possibile seguirne l’evoluzione con osservazioni svolte in giorni successivi. Ci si sorprenderà a vederle muoversi attraverso il disco, a causa della rotazione del Sole, oppure unirsi in macchie più grandi per poi scomparire del tutto. Questa osservazione può essere trasformata nell’esperienza diretta della rotazione solare.
Se si riesce ad osservare il fenomeno di evoluzione delle macchie per diversi giorni, si potrà notare anche il convergere delle macchie verso il centro, dovuta al fatto che la rotazione all’equatore è maggiore di quella a latitudini minori: la rotazione della fotosfera infatti è differenziale.
Quest’anno siamo ancora in attesa che l’attività magnetica del Sole, che ha un ciclo di 11 anni, si riaccenda. Al momento la fotosfera appare ancora come un disco liscio e tranquillo, ma siamo in attesa da un momento all’altro della comparsa di qualche macchia, segno inequivocabile che la dinamo solare ha ricominciato ad agire.
Per approfondire, vi rimandiamo alla videolezione di Maria Pia Di Mauro sul Sole, mentre qui vediamo il cielo che possiamo osservare a giugno. La descrizione che segue è tratta da it.wiki:
Le costellazioni di giugno
Il cielo di giugno mostra ad est le caratteristiche tipiche del cielo dell’estate, con il centro della Via Lattea e le dense nubi stellari visibili nelle notti limpide.
L’area di cielo visibile ad est è sicuramente la più interessante: disposta poco sopra l’orizzonte giace la lunga scia della Via Lattea, attraversata da una banda scura longitudinale, la fenditura del Cigno; proprio nella costellazione del Cigno si trova la parte più intensa della Via Lattea dell’emisfero boreale: è compresa tra le stelle Sadr e Albireo, che formano l’asse inferiore di quello che viene chiamato asterismo della Croce del Nord; con un semplice binocolo si possono osservare ricchissimi campi stellari, con varie associazioni di astri minuti e spesso dai colori contrastanti.
L’asterismo del Triangolo estivo è un punto di riferimento irrinunciabile per reperire le principali costellazioni: il vertice più settentrionale Deneb (la stella meno luminosa delle tre) domina la costellazione del Cigno, Vega, la più brillante, quella della Lira; la più meridionale, Altair, è l’astro principale della costellazione dell’Aquila.
La Via Lattea prosegue verso sud, dove si trova il rigonfiamento che indica il centro galattico; qua, compresi tra la brillante costellazione dello Scorpione e del Sagittario, si concentra un gran numero di ammassi globulari, alcuni dei quali, come M22, visibili anche con un binocolo.
A nord prevale sempre l’asterismo del Grande Carro, le cui stelle di coda possono essere usate, scendendo a sud, per reperire Arturo, la stella rossa della costellazione del Boote, e Spica, nella Vergine. Poco a sud del Grande Carro, alta sull’orizzonte, si mostra la Chioma di piccole stelle che ha dato il nome alla costellazione della Chioma di Berenice; entro i suoi confini si osservano numerose galassie con un piccolo telescopio amatoriale.
Ad ovest, la stella Procione è sempre più prossima al tramonto, come il Cancro ed il Leone; in direzione sud sud ovest ancora è visibile una parte del Centauro, brillante costellazione dei cieli del sud.
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